L’infermiera, nuova serie Netflix in 4 episodi sul tema delle morti in corsia, ricostruisce fedelmente una vicenda realmente accaduta in Danimarca, che si concluse con l’arresto di Christina Aistrup Hanson, un’infermiera accusata di aver ucciso tre pazienti. Aistrup, che oggi sta scontando 12 anni di carcere, fu denunciata da Pernille Kurzmann, una sua collega da poco entrata a far parte dello staff ospedaliero, che sin dagli inizi aveva notato che i decessi avvenivano in circostanze sospette.
Pernille Kurzmann si trovò a dover dimostrare che Christina Aistrup uccideva effettivamente i pazienti con iniezioni di morfina e diazepam ad alto dosaggio. In questo articolo parleremo del finale de L’infermiera e ricostruiremo le dinamiche che portarono all’arresto di Aistrup.
Il finale: turno di notte da incubo, come riuscirono ad incastrare l’infermiera killer?
La spiegazione del finale de L’Infermiera si concentra nelle dinamiche del tentato omicidio di Maggie, una paziente anziana che è in osservazione. Pernille Kurzmann (Fanny Louise Bernth) sorprende Christina Aistrup (Josephine Park) mentre inietta il diazepam alla signora, e tenta di nascondere le siringhe. Un tentativo di omicidio messo in atto dopo che nello stesso reparto, durante lo stesso turno di notte, si erano verificati già due decessi sospetti. Qualche minuto dopo, dalla stanza della signora suona l’allarme e Christina, come da copione, le pratica il massaggio cardiaco, ma uno dei medici si accorge che qualcosa non quadra. La signora non è in arresto respiratorio, non ancora perlomeno. Christina, presa dal panico di essere stata scoperta, ha premuto l’allarme prima che vi fosse una reale emergenza. I medici ipotizzano che ci sia un’emorragia cerebrale, ma da un rapido controllo di esami precedenti, constatano che che si tratta di lesioni vecchie, quindi non è quello il problema. Pernille fa capire al medico che la situazione di Maggie potrebbe essere dovuta ad una somministrazione di Diazepam non prevista. Il medico intuisce che c’è qualcosa di strano, e incarica Pernille di somministrare a Maggie il Flumazenil, l’antidoto al Diazepam. Dopo la somministrazione, la paziente si riprende ed è pienamente cosciente (e oggi è ancora viva, come ci viene svelato nei credits finali)
A questo punto Pernille e il dottor Niels Lunden (con il quale ha iniziato una relazione) chiamano la polizia e denunciano Christina, che viene arrestata.
Perché l’infermiera Christina Aistrup uccideva i pazienti?
Nella serie Netflix non viene specificato, ma alla vera Christina Aistrup è stato diagnosticato un disturbo istrionico di personalità, che la porta a compiere atti estremi pur di mettersi al centro dell’attenzione e di attirare su di sé l’ammirazione degli altri, anche a discapito dei pazienti. Inoltre, la donna era alla ricerca continua di situazioni clamorose ed eccitanti, di cui potesse rendersi protagonista.
All’inizio della serie la Aistrup inietta i farmaci ai pazienti per metterli in pericolo di vita e poterli salvare all’ultimo minuto. In questo gioco mortale però, le capitava di perdere i pazienti. Agli inizi Pernille constata che Christine non pratica nessuna forma di eutanasia su pazienti terminali (come è capitato in altre vicende di cronaca di infermieri assassini, raccontate nei film ), il suo è un gioco perverso. Poi la situazione precipita drasticamente e nell’ultimo episodio i pazienti muoiono in sequenza, senza che Christine faccia dei veri tentativi per salvarli.
“Ho risposto a più di 200 allarmi e vado ancora in crisi.”
“Non si direbbe.”
“Sono brava a nascondere.”
Nella serie inoltre, si accenna al fatto che la figlia di Christina non stia bene, si parla di strani mal di stomaco. In una scena suo marito la accusa di essere la causa dei problemi che capitano alla figlia. Non è una semplice recriminazione da ex, ma un’accusa precisa, che poi è la stessa che le rivolgono le altre infermiere: quando c’è Christina, “succede sempre qualcosa”. Nella realtà Christina Aistrup Hansen è stata condannata anche per aver somministrato dei sedativi a sua figlia, farmaci non adatti all’età della bambina. Quindi il suo disturbo mentale aveva un forte impatto anche sulla sfera familiare, oltre che quella lavorativa.
Christine e Pernille: il Dream Team nell’ospedale degli incubi
Nel corso degli episodi, Christina viene tratteggiata come una persona che cerca sempre di attirare l’attenzione su di sé, anche raccontando bugie o manipolando gli altri. Dice di aver fatto incidenti d’auto mai avvenuti, racconta di aver fatto sesso col primario nella stanza dei farmaci e altri episodi eclatanti. In un’occasione, Pernille sorprende Christina a raccontare alle colleghe un episodio che era capitato a lei, come se l’avesse vissuto in prima persona. Più di una volta Christina mette in guardia Pernille da frequentare altre colleghe, da lei giudicate pettegole, incapaci, stupide. Un tentativo per cercare di arginare le chiacchiere su di lei e per isolare ulteriormente Pernille.
“I mostri non esistono, vero?”
“No.”
“E se esistessero?”
“Li sorprenderemo alle spalle”
Christina era un’infermiera carismatica, che esercitava uno strano controllo psicologico anche sulle sue colleghe, spingendole a non voler vedere le irregolarità che si verificavano in reparto, dalle morti dei pazienti alle sparizioni di farmaci. Era considerata dai più un’infermiera in gamba, ma era in grado di far sentire le sue colleghe minacciate, in qualche modo, tanto che molte soprassedevano sugli aspetti più controversi del suo carattere e su ciò che accadeva quando era di turno. Persino il dottor Lunden, inizialmente, si arrabbia con Pernille quando lo mette di fronte ad una verità a lungo taciuta, cioè che Christine uccide i pazienti. Una cosa che a Pernille era evidente già dai primi giorni.
Il condizionamento psicologico, a parere di chi scrive, era tale che dopo l’arresto di Christine molte infermiere hanno preso tacitamente le sue difese, mettendo in disparte la collega che l’aveva denunciata.
Come è iniziato tutto e cosa è successo dopo
L’infermiera si apre con la strana morte di un paziente, Arne Herskov, alla quale viene data una giustificazione improbabile quanto offensiva. Al fratello di Arne viene spiegato che il suo congiunto, ricoverato in ospedale per un malore, si sarebbe suicidato assumendo i farmaci che sono nella stanza riservata agli infermieri. Un suicidio motivato da depressione, al quale il fratello di Arne non crede. Già in queste prime scene è evidente che la direzione dell’ospedale – così come il resto del personale sanitario – sapeva che qualcuno uccideva i pazienti. Del resto anche nel precedente ospedale in cui lavorava Christina, i decessi dimezzarono non appena la Aistrup andò via. Nel finale della serie, il fratello di Arne incontra Pernille e la ringrazia per quello che ha fatto, anche se purtroppo Christina è stata condannata solo per gli ultimi tre decessi, gli unici che è stato possibile dimostrare.
Oggi Christina Aistrup continua a proclamarsi innocente e uscirà dal carcere tra pochi anni. Invece Pernille Kurzmann oggi continua a lavorare nello stesso ospedale ed l’unica, mentre le sue ex colleghe hanno cambiato lavoro.