Con la seconda stagione di Loki, da poco conclusasi su Disney+, i Marvel Studios hanno iniziato a fare un po’ più di chiarezza su dove andrà a parare la cosiddetta Multiverse Saga, la trama orizzontale che attraversa le Fasi Quattro, Cinque (quella attualmente in corso) e Sei del Marvel Cinematic Universe. Una saga il cui percorso si è intrecciato con quello del dio dell’inganno, un arco narrativo (di cui vi abbiamo parlato nella nostra recensione) che, a detta dello stesso Tom Hiddleston, rappresenta per lui il culmine di quattordici anni di lavoro (era il 2009 quando Kenneth Branagh lo scelse per il primo Thor). Forse non un capolinea definitivo, ma sicuramente un punto d’arrivo molto interessante, come cercheremo di approfondire nella nostra spiegazione del finale di Loki 2. Ovviamente, questo articolo contiene spoiler.
Cosa succede nel finale di Loki 2
Avendo finalmente imparato a controllare il suo scivolare nel tempo, Loki torna ripetutamente al momento in cui Victor Timely ha cercato di stabilizzare le linee temporali, ma ogni tentativo di salvare il Multiverso fallisce. A questo punto torna a quando Sylvie ha ucciso Colui che rimane, e quest’ultimo spiega che il Telaio Temporale che Timely ha tentato di aggiustare in realtà non stabilizzerà alcunché: il suo scopo, come strumento d’emergenza, è di eliminare tutte le linee temporali divergenti, lasciando solo quella principale. L’unico modo per salvare le altre realtà parallele è di uccidere Sylvie, ma Loki non è disposto a farlo. Recandosi in altri momenti lungo la propria linea temporale e parlandone con Mobius e Sylvie, capisce finalmente qual è il suo scopo: distrugge il Telaio e ripristina con la magia le diverse linee temporali, ristrutturando il Multiverso come se fosse un albero, sulla falsariga di Yggdrasil nella mitologia nordica. È lui ad avere in mano tutte le realtà, isolato alla fine del tempo. La TVA viene riorganizzata per rintracciare le varianti di Colui che rimane, e Renslayer viene esiliata nel vuoto dopo la fine del tempo, dove verrà consumata da Alioth.
Il cerchio che si chiude
Dove intendesse andare a parare la stagione (e con essa la serie in generale, poiché difficilmente ci sarà una terza annata) lo aveva già suggerito il titolo del primo episodio del secondo ciclo, Ouroboros. Il nome del personaggio interpretato da Ke Huy Quan, soprannominato O.B., ma anche il serpente mitologico che si morde la coda, un simbolo della ciclicità del tempo e letterale raffigurazione di un cerchio che si chiude. E difatti il finale di stagione è intitolato Glorious Purpose, esattamente come il primo episodio dello show. All’epoca era riferito all’arroganza del figlio adottivo di Odino, convinto di avere diritto al trono di Asgard e disposto a ogni inganno pur di averlo; ora si tratta sempre di un trono, ma di uno che Loki accetta e si costruisce a malincuore, condannandosi alla solitudine pur di mantenere in vita gli amici che si è fatto all’interno della TVA e le loro linee temporali d’origine. Voleva dominare un regno, e ora li controlla tutti, preservando il Multiverso e assicurandosi che Kang il Conquistatore e soci non facciano danni (presumibilmente, al netto delle considerazioni molto giuste di Hiddleston in merito, ci sarà almeno un cameo del nostro antieroe asgardiano nei prossimi due film degli Avengers, conclusione della Multiverse Saga). Proprio come Thor, che il trono invece non lo voleva proprio, ha imparato che la corona ha un suo peso.
Rimettere in ordine la Casa delle Idee
Il caso vuole che la seconda stagione sia arrivata proprio nel periodo in cui la Marvel, dopo una gestione a dir poco caotica di tutte le sue produzioni per il cinema e per Disney+, ha deciso di tornare sui propri passi e ridurre il numero di uscite annuali. Ed è difficile non vedere nelle azioni del dio dell’inganno una metafora, per quanto probabilmente involontaria, di ciò che è accaduto dopo la conclusione della Infinity Saga: in mezzo a tanta stabilità, Bob Iger ha annunciato il proprio ritiro, e il suo successore Bob Chapek, incitato in parte dalla pandemia, ha insistito per una vera e propria produzione di massa, al punto che nel 2021 avevamo praticamente un film o un episodio Marvel a settimana, una saturazione paragonabile alla riapertura del Multiverso con i vari rami temporali impossibili da gestire.
Ed ecco che, come Loki che finalmente si ravvede e redime, Iger è tornato per aggiustare il tiro, imponendo una nuova linea editoriale con uscite mirate e un’organizzazione meno caotica (della quale è comunque parzialmente responsabile avendo approvato almeno otto delle serie realizzate per la piattaforma, quelle annunciate nel 2019), e permettendo quindi a Kevin Feige e i suoi collaboratori di ristrutturare a loro volta un albero che era sul punto di cadere. E ora, complice il duplice sciopero di sceneggiatori e attori che ha comportato ulteriori ritardi e slittamenti, sono previsti solo tre titoli per il 2024: due serie e un film, con quest’ultimo – Deadpool 3 – apparentemente legato al Multiverso. Se ci sarà Loki ancora non si sa, ma è previsto un ruolo per la TVA, con un agente che a quanto pare sarà chiamato… Bob. Tutto torna, ancora una volta.