La serie: 1670, 2023. Creata da: Jakub Rużyłło. Cast: Bartłomiej Topa, Katarzyna Herman, Martyna Byczkowska, Michał Sikorski, Michał Balicki, Andrzej Kłak, Dobromir Dymecki, Kirył Pietruczuk.
Genere: commedia. Durata: 35 minuti ca. /8 episodi. Dove l’abbiamo visto: su Netflix (screener), in lingua originale.
Trama: Un nobile polacco nel 1670 cerca di diventare l’uomo più famoso del paese.
Da qualche anno la Polonia, già molto aperta a collaborazioni con entità americane (nel 1996 fu il terzo paese europeo ad accogliere la HBO, che ha un ufficio a Varsavia per le serie locali), è uno dei paesi più gettonati per le produzioni originali di Netflix, soprattutto nell’ambito dei titoli di genere, anche se non sempre con risultati entusiasmanti (come abbiamo detto, di recente, parlando di Operazione Soulcatcher). Un nuovo esempio di questa fortunata sinergia è la miniserie in otto parti ideata da Jakub Rużyłło, che parte da eventi storici per deformarli in chiave comica, esplicitando tale intenzione già nella prima scena. Di tutto questo parliamo nella nostra recensione di 1670, basata sulla visione di tutti e otto gli episodi.
La trama: fame di fama
Siamo in Polonia, nel 1670. Per l’esattezza, nel villaggio di Adamczycha, all’epoca in cui il territorio polacco era parte di un unico grande regno insieme alla Lituania. Tra le figure di spicco nella comunità c’è un nobile, Jan Pawel, il quale si presenta nella primissima scena guardando in macchina e rivolgendosi direttamente al pubblico (al netto dell’incongruenza cronologica, assolutamente voluta, la serie è strutturata secondo la formula del mockumentary). Il suo obiettivo, spiega lui, è diventare la persona più famosa dell’intero paese, e per arrivarci dovrà scontrarsi con i più poveri della regione, affrontare difficoltà in famiglia e persino fare i conti con un fenomeno come la peste…
Il cast: questione di Topa
Gli interpreti della serie sono tutti in forma per lo meno discreta sul piano umoristico (almeno da quello che ci è dato capire leggendo i sottotitoli, poiché i dialoghi lasciano intendere riferimenti o giochi di parole non facilissimi da tradurre), a partire da Bartłomiej Topa che dà il tono all’intera operazione nel panni di Jan: la figura centrale, il mattatore, il nucleo carismatico che attira a sé tutti gli altri elementi dello show e trova quella che idealmente è la materia giusta per far conoscere il suo talento anche fuori dalla Polonia, poiché la sua carriera finora è fatta essenzialmente di titoli, anche di successo in patria, che non hanno viaggiato più di tanto oltre i confini nazionali.
Risate storiche
A volte un po’ troppo densa per il pubblico internazionale, tra rimandi storici e trovate verbali che mettono a dura prova gli adattatori per i sottotitoli in altre lingue, la serie è comunque un buon divertimento di quattro ore circa, un misto di Storia e satira che si tuffa a pesce nell’assurdità delle situazioni proposte ma mantiene quel minimo di verosimiglianza per rafforzare il lato surreale della vicenda. E se in questo caso non è del tutto corretto affermare che un approccio molto specifico rende il racconto più universale, è anche rincuorante che la Polonia sia effettivamente percepibile in ogni inquadratura del progetto, in grado di sovrastare quell’algoritmo che in altre occasioni si diverte a trasformare premesse di qualunque nazione in stanche avventure di serie B che sembrano uscite dalla più dozzinale casa di produzione statunitense.
La recensione in breve
La sinergia tra Netflix e la Polonia continua, questa volta con una commedia densa ma divertente che applica alla Storia nazionale il filtro della satira social odierna.
- Voto CinemaSerieTV