La serie: Becoming Karl Lagerfeld, 2024. Creata da: Isaure Pisani-Ferry, Jennifer Have, Raphaëlle Bacqué. Genere: Biografico. Cast: Daniel Bruhl, Théodore Pellerin, Arnaud Valois, Alex Lutz, Agnés Jaoui. Durata: 6 episodi/45 minuti circa. Dove l’abbiamo vista: Su Disney+, in anteprima stampa ed in lingua originale
Trama: L’ascesa di Karl Lagerfeld nel mondo della moda a partire dagli anni ’70, quando a Parigi inizia a farsi un nome e tanti nemici.
A chi è consigliata? A tutti coloro che amano il mondo e la storia della moda internazionale, agli appassionati di racconti biografici e agli estimatori della carriera davanti la macchina da presa di Daniel Bruhl, tra i maggiori interpreti europei della sua generazione.
Che strana congiunzione di obiettivi, progetti e contenuti quella degli ultimi anni sul piccolo schermo. Sembra che la produzione televisiva degli ultimissimi anni, sfruttando a suo favore le infinite storie da raccontare insite nel racconto biografico in sé, ci abbia preso gusto e stia esplorando le vite e i momenti di maggiore successo dei più grandi ed insigni stilisti nella storia della moda, di ieri e di oggi. Qualche anno fa Ryan Murphy diede il via alla fashion-mania sul piccolo schermo con Halston su Netflix, a cui poi sono seguiti (a strettissimo giro), The New Look su Apple TV+ (tutta dedicata a Christian Dior), e su Disney+ prima Cristòbal Balenciaga, e adesso Becoming Karl Lagerfeld. Che racconta in sei episodi la progressiva ascesa al potere del celebre stilista tedesco nell’iper-competitivo mondo dell’alta moda nella Parigi degli anni ’70.
Nella nostra recensione di Becoming Karl Lagerfeld vi racconteremo di quanto questo progetto abbia centrato il segno, molto più dei suoi prodotti televisivi “imparentati”, distaccando le miniserie precedentemente citate e dedicate alle vite di celebri stilisti a passo velocissimo. La miniserie in arrivo in esclusiva su Disney+ a partire da venerdì 7 giugno è inoltre sorretta da un solidissimo Daniel Bruhl nei panni del fashion designer teutonico, imponendosi come uno dei maggiori interpreti cinematografici europei della sua generazione.
Parigi, anni ’70: quel che resta di Dior e Chanel
Nel 1972, Karl Lagerfeld (Daniel Bruhl) ha 38 anni e non ha ancora ideato l’acconciatura e lo stile che lo renderanno iconico. Non è uno stilista di capi su misura, come tutti i più celebri nomi della moda, ed è sconosciuto al grande pubblico. Lagerfeld incontra il sensuale Jacques de Bascher (Thèodore Pellerin), giovane dandy ambizioso e molto enigmatico, e se ne innamora pazzamente. Ebbro di ambizione, Karl decide di sfidare apertamente il suo amico (e rivale) Yves Saint Laurent (Arnaud Valois), genio dell’alta moda che può contare sul supporto del formidabile uomo d’affari Pierre Bergé. Da lì, la carriera di Lagerfeld prenderà il volo, mentre il rapporto ambiguo tra lui e il giovane confidente ed assistente Jacques si deteriorerà sempre di più, fino ad assumere contorni autodistruttivi per entrambi.
Adattamento della biografia Kaiser Karl: The Life of Karl Lagerfeld, il biopic francese distribuito a livello internazionale da Disney+ racconta la tardiva ascesa nel mondo della moda del quarantenne Karl Lagerfeld, che sfida il genio di Yves Saint Laurent, uno show per piccolo schermo di sei episodi ideato a sei mani da Isaure Pisani-Ferry, Jennifer Have e Raphaëlle Bacqué, interamente realizzato con finanziamenti europei e recitato nella lingua madre dei personaggi reali interpretati dagli straordinari attori che impreziosiscono Becoming Karl Lagerfeld. Che, come un precedente prodotto targato Disney+, sfoggia sì un’ostentata produzione di caratura internazionale, ma conserva in nuce specificità geografica e culturale del contenuto che vuole raccontare ai suoi spettatori.
Storia di un amore non corrisposto
Come era già difatti accaduto per la miniserie Cristòbal Balenciaga (sempre su Disney+, ve ne parlammo favorevolmente qui mesi fa), anche Becoming Karl Lagerfeld sceglie volti ed attori che possano recitare nelle lingue madri dei personaggi al centro del focus narrativo, senza fare uso di star riconoscibili di lingua inglese capaci di fagocitare ritratti biografici che non appartengono a tutti i costi alla loro cultura e alla società. Un processo inverso che Disney ha messo in atto per l’appunto con il ritratto televisivo di Balenciaga (interamente sorretto da attori e da una produzione spagnola) e che si conferma ancora una volta carta vincente anche in questa seconda, felicissima istanza. Il risultato è non soltanto il migliore della recente ondata di tv show dedicati a grandi stilisti di ieri e di oggi, ma anche quello più psicologicamente interessante.
Prima che essere biopic tradizionale ed ormai usurato, Becoming Karl Lagerfeld è prima di ogni altra cosa una struggente storia d’amore non corrisposto; quello tra il fashion designer in ascesa e il giovanissimo (ed ambizioso) Jacques; un sentimento vissuto pericolosamente e su due binari completamente opposti: da un lato lo slancio ruffiano e passionale del giovane interpretato da Thèodore Pellerin, dall’altro quello rappresentato dalla conflittualità e dalla imperscrutabile enigmaticità emotiva di Karl Lagerfeld, che a più riprese accoglie ed al contempo rifiuta le energetiche attenzioni del suo pupillo. Un ritratto di grande solitudine psicologica, quello fornito dagli showrunner della serie, che ben incornicia il dipinto di uno dei più grandi ed influenti stilisti che l’alta moda internazionale abbia mai avuto.
Un imperatore tra di noi
Un imperatore enigmatico ed inavvicinabile, con pochi amici, molti nemici (in primis lo straordinario e fragile Yes Saint-Laurent interpretato da un irriconoscibile Arnaud Valois) ed un passato famigliare ed emotivo di grande discrezione e segretezza. Un ritratto regale, quello del teutonico Karl Lagerfeld nella Parigi piena di fermento degli anni ’70, allegramente e coerentemente accompagnato da un commento musicale originale firmato in tandem dalla coppia di fratelli compositori Evgueni e Sacha Galperine, che danno vita ad una colonna sonora che fa il verso alle bagatelle tipiche del XVIII secolo, le stesse che avevano caratterizzato le corti dei più grandi sovrani di sangue blu in quei secoli così splendenti ed arcaici. Un contrappunto che nonostante tutto si incastona alla perfezione con l’altro grande tappeto musicale che avvolge le scene più sensuali e lascive di Becoming Karl Lagerfeld.
Quello costituito dalle grandi hit da dancefloor a cavallo tra i primi anni ’70 e l’inizio degli anni ’80, il decennio che fu decisivo per l’imposizione dello stilista tedesco (ma naturalizzato francese) nel panorama della haute couture internazionale. Una miniserie (soli sei episodi ben gestiti, ma ne avremmo voluti forse altri) fatta quindi di splendidi contrasti, semplicemente perfetti per raccontare sul piccolo schermo ascesa e conflittualità di uno dei più grandi protagonisti della moda di ieri e di oggi.
La grandezza di Daniel Bruhl
Un ritratto biografico che però ha dalla sua la carta più vincente di tutte: a vestire i panni di Karl Lagerfeld è un sorprendente e preciso Daniel Bruhl, interprete europeo tra i più prolifici e talentosi della sua generazione. Poliglotta nella vita e nel lavoro (tedesco ma la madre è di origini iberiche, riesce ad utilizzare con grande dimestichezza, oltre alla lingua madre ovviamente, anche lo spagnolo, il francese e l’inglese), padroneggia alla perfezione le differenti anime interiori del protagonista titolare, destreggiandosi con grande disinvoltura tra una lingua e l’altra, tra toni e registri sempre differenti e sfaccettati. Forse quella in Becoming Karl Lagerfeld è una delle punte di diamante assolute (fino ad ora) della sua versatile ed imprevedibile carriera davanti la macchina da presa, tra Europa ed Hollywood.
Insomma, la miniserie francese tutta dedicata all’ascesa nel mondo della moda di Karl Lagerfeld è veramente il racconto biografico che non ti aspetti: non percorre di certo tutte le tappe fondamentali e prevedibili del successo dello stilista, ma invece affronta con piglio psicologico interessante anche quanto la sua sfrenata ambizione lo abbia portato a vivere una vita di solitudine emotiva. In attesa spasmodica che Disney metta in cantiere un progetto di questo medesimo calibro tutto recitato in lingua italiana e dedicato a Valentino o Giorgio Armani, ad esempio. Sarebbe anche ora.
La recensione in breve
La miniserie francese tutta dedicata all'ascesa nel mondo della moda di Karl Lagerfeld è il racconto biografico che non ti aspetti: non percorre tutte le tappe fondalmentali e prevedibili del successo dello stilista, ma affronta con piglio psicologico interessante anche quanto la sua sfrenata ambizione lo abbia portato a vivere una vita di solitudine emotiva. Con un Daniel Bruhl superlativo.
Pro
- L'interpretazione degli attori, su tutti Daniel Bruhl
- La ricreazione dei modelli più celebri dell'abbigliamento di Lagerfeld
- L'aspetto psicologico dei suoi personaggi, tutti molto sfaccettati
- L'atmosfera festosa ed irresistibile degli anni '70 ed'80
Contro
- La durata, sei episodi sono veramente troppo pochi
- Avremmo voluto conoscere meglio il passato e i traumi di Lagerfeld
- Voto CinemaSerieTV