La serie: Rabbit Hole, del 2023 Creata da: John Requa, Glenn Ficarra Cast: Kiefer Sutherland, Meta Golding, Charles Dance Genere: Thriller, conspiracy. Durata: 50 minuti/8 episodi. Dove l’abbiamo visto: Su Paramount Plus
Trama: Geniale, astuto e pieno di risorse, John Weir è un autentico maestro dell’inganno nel mondo dello spionaggio aziendale. Dopo aver portato a termine una missione, si trova però invischiato in una cospirazione su vasta scala che minaccia di stravolgere la democrazia degli Stati Uniti…
Tra gli appassionati del genere thriller sul piccolo schermo, il nome Kiefer Sutherland non richiede presentazioni: stiamo ovviamente parlando dell’interprete del leggendario Jack Bauer di 24, nonché del presidente americano Thomas Kirkman di Designated Survivor.
L’occasione di rivederlo come protagonista di una serie tv adrenalinica e ricca di colpi di scena era troppo ghiotta per farsela scappare, e ad approfittarne è stata Paramount Plus, che con l’ottimo Tulsa King e la sua ricca offerta di titoli western è ormai sempre più determinata a proporre un catalogo espressamente rivolto a una fascia d’età più matura di quella delle altre piattaforme.
Dalla penna di John Requa e Glenn Ficarra nasce così Rabbit Hole, “la tana del coniglio”, uno show a taglio conspiracy che fa leva sulle grandi ansie del mondo contemporaneo, tra spionaggio cibernetico, social network, finanza digitale, big data e manipolazione dei comportamenti della società. Tanta paranoia, sinistri complotti e nuove tecnologie, ma anche una ricca dose di azione frenetica e ritmi serrati, come tipico della tradizione di 24: scopriamo di più nella nostra recensione di Rabbit Hole, su Paramount Plus.
Una trama ricca di mistero, tra spionaggio e complotti
È davvero difficile parlare della trama di Rabbit Hole senza addentrarsi nel campo minato degli spoiler, per cui ci limiteremo a un’introduzione molto generale per non rovinarvi la visione.
John Weir è un esperto faccendiere che naviga nelle acque dell’alta finanza americana, e si occupa di losche operazioni di spionaggio aziendale: grazie all’ausilio di un team di specialisti, alla sua straordinaria inventiva e alla sua prodigiosa capacità di manipolare a piacimento qualsiasi interlocutore, nessuna porta è davvero chiusa, e nessun segreto è mai del tutto al sicuro.
Su richiesta di un vecchio amico – il prestigioso imprenditore Miles Valence – John viene incaricato di incastrare l’investigatore del Tesoro Edward Homm, screditando le sue indagini finanziarie con una fotografia compromettente.
Per un professionista del calibro di Weir la missione si rivela un autentico gioco da ragazzi, ma l’improvviso incontro con una giovane donna lo porterà a finire nel mirino di un’oscura e sconfinata cospirazione, e a ritrovarsi ricercato dalla polizia per un omicidio che non ha mai commesso.
I cadaveri nella sua scia iniziano a moltiplicarsi, e il mistero si infittisce: a quanto pare l’intera, assurda situazione in cui si trova invischiato ha un sinistro legame con il suo passato, e con una tragedia che ha sconvolto la sua infanzia.
Consideratevi avvertiti: quasi nulla di ciò che avete letto corrisponde a verità, e la situazione potrebbe essere molto più complessa…
Una girandola di colpi di scena senza sosta
Paradossalmente, il più grande pregio di Rabbit Hole coincide anche con la sua più grande fragilità: la sceneggiatura della serie è serrata e avvincente, e di episodio in episodio ci propone una girandola mozzafiato di colpi di scena e continui rovesciamenti di campo. Una vicenda fin troppo inverosimile? Per alcuni spettatori di certo sarà così, e l’impressione può essere senz’altro legittima, dal momento che le esagerazioni e le ingenuità non mancano affatto.
Da parte nostra, tuttavia, preferiamo sottolineare come di fronte agli otto episodi della prima stagione sia davvero impossibile annoiarsi o distogliere l’attenzione: la formula ideata da Fuqua e Ficarra intriga, intrattiene e mantiene gli spettatori incollati allo schermo, malgrado il rischio di lasciarsi prendere la mano e abusare di questi continui sconvolgimenti narrativi sia davvero dietro l’angolo.
Rabbit Hole cammina costantemente in bilico tra una sana licenza narrativa e la mancanza di plausibilità: ancor più che in 24, al povero Kiefer Sutherland succede davvero di tutto e gli eventi sembrano susseguirsi senza neppure un attimo di tregua per riorganizzare le idee.
A nostro avviso, tuttavia, una solida scrittura e una magistrale gestione dei tempi della narrazione mantengono comunque la serie tv in equilibrio sul trapezio, regalandoci un’autentica perla del genere conspiracy thriller. L’importante è lasciarsi trasportare dal racconto, adottare un pizzico di sana sospensione dell’incredulità e immergersi nelle profondità della tana del Bianconiglio…
Attenti a quei due…
Ad assicurare il pieno funzionamento del sofisticato labirinto narrativo di Rabbit Hole sono anche e soprattutto le magistrali performance di Kiefer Sutherland e del suo talentuoso comprimario Charles Dance (Tywin Lannister in Il Trono di Spade, Lord Mountbatten in The Crown e molto altro ancora).
Se il resto del cast si limita a rendere plausibili e tratteggiare adeguatamente i personaggi di sua spettanza – dalla gradevole coprotagonista Meta Golding (Hailey) alla discreta Enid Graham (detective Jo Madi) – Sutherland e Dance si fanno invece carico delle sorti dell’intera serie tv con due ottime prove attoriali che conferiscono grande spessore e profondità al disegno complessivo.
I loro personaggi sono senza ombra di dubbio i più memorabili e riusciti dello show, ed è anche grazie al loro enorme carisma e alla loro profonda capacità espressiva che Rabbit Hole non rimane vittima dei propri stessi ritmi sostenuti.
La frizzante dialettica tra i due attori e il loro naturale carisma permette di delineare due figure davvero interessanti, memorabili e ricche di mistero, arricchite anche dalla scelta di intervallare il racconto principale con alcuni flashback decisamente preziosi.
Inutile stupirsene più di tanto: sia nel caso di Kiefer Sutherland che in quello di Charles Dance si tratta soltanto di gradite conferme.
Tra big data, social e NFT: un intrigo quanto mai attuale
Anche se con il linguaggio incalzante dello spy-thriller al cardiopalma, a Rabbit Hole va il merito di saper fare i conti nel migliore dei modi con la realtà contemporanea, proponendoci uno specchio dei tempi quanto mai affascinante, suggestivo e accurato.
Nell’universo narrativo della serie tv, la secolare democrazia americana è minacciata dalla liberalizzazione di modelli predittivi che – a partire dalla circolazione e dall’elaborazione dei cosiddetti “big data” statistici estratti dai social network – potrebbero rivelarsi in grado di anticipare e influenzare il comportamento delle masse, e spianare la strada all’ascesa di un nuovo ordine mondiale.
Il tema di fondo, quanto mai attuale nell’era di Twitter, delle fake news, dei bot e delle IA, sembra riecheggiare in chiave neppur troppo amplificata molti recenti scandali e preoccupazioni legate alle potenziali derive del mondo dei social media.
Come se non bastasse, ad arricchire lo scenario irrompe pure la finanza delle criptovalute e dei famigerati NFT, i “non fungible tokens” del metaverso: strumenti digitali dal valore arbitrario che, nelle mani sbagliate, possono anche consentire il riciclaggio di enormi capitali di origine illecita. Concetti che suonano familiari? Sotto molti punti di vista, Rabbit Hole non fa che guardarsi intorno…
La recensione in breve
Rabbit Hole è un viaggio al cardiopalma all'insegna della cospirazione e dei colpi di scena in cui nulla - ma davvero nulla - è come sembra: nonostante alcune contorsioni narrative ai limiti della plausibilità che di certo non potranno conquistare tutti gli spettatori, la serie colpisce nel segno e mette a nudo i fantasmi della società contemporanea.
-
Voto CinemaSerieTv