L’episodio : 4-5-1. La serie: Ted Lasso, 2020. Regia: Destiny Ekaragha. Cast: Jason Sudeikis, Hannah Waddingham, Jeremy Swift, Phil Dunster, Brett Goldstein, Brendan Hunt, Nick Mohammed, Anthony Head, Toheeb Jimoh, Cristo Fernández, Kola Bokinni, Billy Harris, James Lance, Juno Temple.
Genere: drammatico, commedia, sportivo. Durata: 49 minuti. Dove l’abbiamo visto: su Apple TV+, in lingua originale.
Trama: Zava dà al Richmond la spinta necessaria, ma non tutti sono contenti in questo nuovo contesto calcistico.
Nella premiere della terza stagione, mentre parla con la sua analista, Ted Lasso spiega che forse la sua permanenza in Inghilterra sta facendo più male che bene sul lungo termine, e non sono pochi coloro che hanno interpretato quella battuta come una preventiva, autoironica ammissione di colpa da parte di Jason Sudeikis e gli altri autori dello show: arrivati a un quarto della stagione (tre episodi su dodici in totale), viene da chiedersi se non avesse più senso chiudere con la seconda annata, dove il Richmond tornava in prima fascia ma perdeva elementi preziosi come Nate Shelley, ora promosso a vero e proprio villain (anche se finora, al netto della bulimia dei singoli episodi, non l’abbiamo ancora visto con il massimo del suo potenziale antagonistico). Un interrogativo che si rifà prepotente nella riflessione che attraversa la nostra recensione di Ted Lasso 3×03.
La trama: il nuovo campione
A sorpresa, dopo averlo umiliato mentre era in bagno, Rebecca è riuscita a convincere Zava a diventare il nuovo fuoriclasse del Richmond. Una notizia teoricamente stratosferica, perché con la sua presenza la squadra può imporsi come il fenomeno della stagione. Ma il suo ego impone che sia lui a dominare tutto, una mentalità che quasi tutti accettano, a partire da Ted che è fin troppo disposto a sacrificare lo schema esistente per assaporare delle vittorie facili. Lo scetticismo più potente viene da Jamie Tartt che, con grande stupore di tutti, incluso sé stesso, ha capito di essere stato esattamente così per anni e di non trovarsi bene a ruoli invertiti.
Il cast: vi presento Zava
La presenza dominante dell’episodio è l’attore americano di origine austriaca Maximilian Osinski, che per il ruolo di Zava si è ispirato a vari campioni recenti – tra cui, ovviamente, Zlatan Ibrahimovic – senza dargli un’identità facilmente ascrivibile a un luogo preciso: è l’emblema del fuoriclasse di origine non ben definita, e come tale si esprime con un accento che, su iniziativa dello stesso attore, mescola diverse cadenze baltiche senza mai tradire una patria specifica, coerentemente con la scrittura che non svela mai il suo nome intero o da dove provenga (sappiamo solo che tende a non durare più di un anno in una singola squadra, e che prima di arrivare in Inghilterra era al soldo della Juventus).
Troppa carne al fuoco
Se già con il secondo episodio erano legittimi i dubbi sulla gestione di un racconto corale che a questo giro vuole far sì che nessuno si senta escluso, qui vi è la conferma definitiva, fra cast fisso e ospiti (tra cui dei ritorni che risultano poco organici nel tessuto narrativo e sanno veramente di rimpatriata dettata dall’imminente conclusione della storia di Ted e soci), dello squilibrio che si è impossessato di chi gestisce il Richmond, davanti e dietro la macchina da presa. Basti pensare che quello che viene introdotto come snodo narrativo principale all’inizio, con apparente evoluzione nelle prime fasi, diventa poi quasi una nota a pié di pagina, un dettaglio come tanti che si perde nel groviglio che è l’introduzione vera e propria di Zava, presenza volutamente ingombrante che si mangia tutto ma sottolinea l’involuzione della scrittura dello show perché nella stagione precedente lo spazio dedicato al suo ego smisurato avrebbe portato alla rimozione di ogni scena non strettamente legata agli elementi essenziali dell’episodio. Qui, invece, la serie è diventata esattamente come il suo protagonista: dovrebbe fare dei sacrifici, ma proprio non se la sente. E se continuerà così, sarà una stagione molto lunga, in tutti i sensi.
La recensione in breve
Maximilian Osinski è strepitoso nei panni di Zava, ma la natura dispersiva dell'episodio non rende del tutto giustizia al suo ingresso trionfale.
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Voto CinemaSerieTV