La serie: The Bear 3, 2024. Creata da: Christopher Storer. Genere: Drammatico. Cast: Jeremy Allen White, Ayo Edebiri, Ebon Moss-Bacharach, Jamie Lee Curtis. Durata: 10 episodi/35 minuti circa. Dove l’abbiamo vista: Su Disney+, in anteprima stampa ed in lingua originale.
Trama: La ricerca dell’eccellenza culinaria spingerà la squadra a raggiungere nuovi livelli e metterà in evidenza i legami che tengono unito il ristorante. Man mano che il team si allarga, ognuno di loro si sforzerà per migliorarsi nel proprio ruolo. Il settore della ristorazione non è mai un terreno solido e con questo panorama in continua evoluzione arriveranno nuove sfide e opportunità. I nostri chef hanno imparato che ogni secondo è importante, ma in questa stagione il pubblico scoprirà se hanno la stoffa per arrivare al giorno successivo.
A chi è consigliata? Ovviamente, a tutti coloro che sin dalla prima stagione del 2022 hanno immediatamente imparato ad amare la famiglia Berzatto e la caotica ed irresistibili cucina di The Bear, il suo microcosmo narrativo e i suoi straordinari ed umanissimi personaggi. La terza stagione è inoltre la continuazione perfetta di uno dei prodotti seriali migliori mai realizzati negli ultimi anni.
Dove eravamo rimasti? Lo scorso anno il panorama televisivo internazionale è stato sconquassato dalla perfezione narrativa e produttiva della seconda stagione di The Bear (del secondo capitolo arrivato su Disney+ nell’estate del 2023 ne parlammo in maniera semplicemente entusiastica qui); adesso, a partire da mercoledì 14 agosto sempre sulla medesima piattaforma di streaming, arriva il terzo appuntamento con il tv show creato da Christopher Storer con un cast in stato di grazia capitanato da Jeremy Allen White e Ayo Edebiri. The Bear 3 non delude le aspettative, anche se questa terza stagione sembra essere più un atto artistico e narrativo interlocutorio, in attesa di una già annunciata quarta stagione potenzialmente esplosiva.
Nella nostra recensione di The Bear 3 riprenderemo le fila narrative dei percorsi dei vari personaggi lasciate in sospeso dallo scorso anno, vi spiegheremo perché la creatura destinata al piccolo schermo partorita da una geniale idea di Christopher Storer goda ancora di buonissima salute ed infine il perché, nonostante non raggiunga le vette artistiche della seconda stagione, la serie con Jeremy Allen White sia per l’ennesima volta la conferma di un modello televisivo di straordinaria eccellenza produttiva.
The Bear 3, dove eravamo rimasti?
In seguito agli eventi concitati dell’ultimo episodio della stagione precedente (e dopo essere stato liberato dalla cella frigorifera della cucina del nuovo ristorante), Carmy (Jeremy Allen White) si scusa con Sydney (Ayo Edebiri) per aver abbandonato la squadra e promette di non commettere mai più lo stesso errore, lasciano al contempo anche un messaggio a Richie (Ebon Moss-Bacharach) scusandosi per la scenata contro di lui. Nel frattempo, alcuni flashback raccontano il periodo in cui Carmy ha lavorato per chef rinomati in vari ristoranti, tra cui lo chef Terry (Olivia Colman) all’Ever, René Redzepi al Noma, Daniel Boulud al Daniel e David Fields all’Empire di New York, dove Sydney era uno dei suoi clienti. Durante questo periodo del passato, Carmy ha dovuto affrontare anche il suicidio del fratello Mikey (Jon Bernthal) e il successivo funerale, al quale Carmy non è riuscito a partecipare di persona per il troppo dolore. Nel presente, il nostro protagonista torna al The Bear e attinge dalla sua passata esperienza lavorativa per elaborare un nuovo menu e un elenco di “piatti non negoziabili” da proporre per il ristorante. Non tutti saranno però d’accordo.
Si apre così la terza stagione di The Bear, fiore all’occhiello della produzione televisiva attuale e punta di diamante dell’offerta in streaming di Disney+ per il mercato italiano (in Usa, lo show di Christopher Storer debutta in esclusiva su Hulu). Pur avendo tra le mani un terzo capitolo squistamente transitorio e preparativo per una quarta stagione dal carattere potenzialmente deflagrante, The Bear 3 si riconferma raro faro di eccellenza in ogni sua maestranza: non solo a partire dallo script e dalla regia, dalle straordinarie interpretazioni del suo cast principale e secondario, ma anche nella confezione finale approntata dalla perfetta mescolanza di montaggio, suono, colonna sonora, fotografia. Con The Bear 3, la distanza tra qualità televisiva e cinematografica si accorcia ulterioremente e si fa via via più labile.
Storia di un genio tormentato
Sin dai primissimi episodi della terza stagione, appare già chiarissimo quanto la creatura televisiva ideata e diretta (in alcuni episodi) da Christopher Storer sia ampiamente cosciente del suo successo inaspettato e delle sue smisurate ambizioni: come reggere il tiro di una seconda stagione che mescolava con tocco narrativo semplicemente puro e cristallino trauma psicologico, egida famigliare e passione per l’arte culinaria? Storer lo fa senza colpo ferire, ed è ancora un miracolo televisivo quello che accade in The Bear 3.
In arrivo con tutti e dieci gli episodi che la compongono da mercoledì 14 agosto in esclusiva su Disney+, The Bear 3 amalgama in egual misura temi ed elementi contenutistici di altissima lega come amore, famiglia, umanità e fragilità, regalando al suo pubblico esigente un terzo capitolo interlocutorio eppure soddisfacente, lontano dalla pressione tensiva dei precedenti episodi al cardiopalma, eppure sempre fedele a se stessa. Grazie ad una sceneggiatura ariosa, mondana e quasi cosmopolita rispetto alla Season 2, The Bear 3 regala ai suoi spettatori un respiro maggiore grazie al quale ogni personaggio, anche quello più secondario, anela al proprio scavo psicologico, al proprio legittimo momento di gloria.
Passato e presente si fondono
Un terzo appuntamente televisivo, quello di Storer, che trae molta della sua forza narrativa dal blending tra flashback dal passato dei alcuni dei suoi personaggi, ed un presente incerto e straziante. Se la seconda, magnifca, stagione verrà ricordata per il fulminante e doloroso sesto episodio dal titolo “Fishes” (nel Natale in casa Berzatto facevano capolino in camei memorabili Jamie Lee Curtis, Bob Odenkirk e Sarah Paulson), The Bear 3 prova a replicare il tiro con ben due episodi “tematici”; uno legato al passato della fragile e risoluta Tina interpretata da Liza Colòn-Zayas (la sua puntata è diretta addirittura dall’attrice Ayo Edebiri, qui al suo esordio dietro la macchina da presa), l’altro ancorato al presente e alla nascita del primogenito di Natalie Berzatto (Abby Elliott), assistita in sala parto dalla madre larger than life interpretata dalla staordinaria Jamie Lee Curtis.
Due episodi, rispettivamente il sesto e l’ottavo della terza stagione, che incapsulano alla perfezione le ambizioni e la portata contenutistica del nuovo appuntamento televisivo di Christopher Storer, un flusso di coscienza narrativo che scorre impetuoso tra eventi (e traumi) del passato ed un presente del racconto imprevedibile, soprendente e complesso. Una nuova stagione, come sempre guidata dagli occhi nervosi e dal talento cristallino dal Carmen Berzatto interpretato da Jeremy Allen White, che batte la bandiera della seduta psicoterapeutica, sia per la mente scheggiata del nostro protagonista, che per i restanti personaggi a corollario, alla prese questa volta con fantasmi dal passato sempre più ingombranti e scelte per il futuro gravose e potenzialmente devastanti.
Una terza stagione sinfonica
Ancora una volta Christopher Storer firma un appuntamento televisivo semplicemente imperdibile, inneggia alla cucina come arte magica ed alchemica, scienza (im)perfetta che riesce ad unire e dividere le persone, che crea spontaneamente condivisione, scontro, che stabilisce un patto sociale tra individui o gruppi di persone che formano così un prototipo di nucleo famigliare; che sia una tavola imbandita, un angolo cottura di casa caotico ed asfittico, oppure intorno alla cucina asettica di un ristorante in ristrutturazione. Un modo di parlare nuovamente e riflettere in maniera ancor più incisiva di cibo e famiglia, di funzione antropologica degli alimenti e del vissuto che questi ultimi portano con sé, dalle mani che li impastano e li tagliuzzano alle fauci che li assaporano e li ingurgitano.
The Bear 3 è l’ennesima conferma del talento di un regista e sceneggiatore che riesce a comprendere alla perfezione tempi narrativi e scrittura dei personaggi, prendendosene cura nel corso degli episodi come fossero figli putativi. Una terza stagione che, seppur in maniera meno incisiva della precedente, sa usare il proprio linguaggio artistico per fare breccia nel cuore dei suoi fedelissimi spettatori, restituendo ai nostri occhi e alla nostra mente un affresco spontaneo ed umanissimo di una famiglia allargata alle prese con l’imprevedibiltà della vita, del proprio passato e dei propri desideri. Sincera e straziante.
La recensione in breve
La terza stagione di The Bear no raggiunge i picchi drammatici del secondo appuntamento televisivo dello scorso anno, regalando però ai suoi spettatori un capitolo solo apparentemente transitorio che presagisce una quarta stagione ancora più esplosiva. Senza perdere però di un grammo la sua fortissima carica narrativa.
Pro
- La regia e la scrittura di Chrostopher Storer, sempre eccellenti
- Tutto il cast, ancora una volta in stato di grazia
- Il comparto tecnico non è da meno, portando The Bear 3 a livelli quasi cinematografici
Contro
- La terza stagione si chiude in maniera irrisolta, presagendo una quarta parte in arrivo
- Voto CinemaSerieTV