La serie: The Old Man, 2022.I creatori: Robert Levine, Jonathan E. Steinberg.
Genere: Thriller, spy story. Durata: 60 minuti ca./ 8 episodi. Dove l’abbiamo visto: In anteprima stampa, in lingua originale su Disney+.
Trama: Dan Chase è un vedovo in pensione che vive con due rottweiler e con una figlia che sente solo al telefono. Un giorno il passato di Dan viene però a bussare alla sua porta e lui si troverà costretto a fuggire e a tornare tutto quello che non voleva più essere.
Esiste un fascino atavico nel concetto di “ultima avventura”. Una sorta di morbosità che porta a guardare con affetto, compassione, preoccupazione un personaggio arrivato al suo “last dance”. Basti pensare alla filmografia di Clint Eastwood per trovarne vari esempi, con Gli Spietati che esprimeva questo concetto attraverso un genere come il western mentre The Mule e Cry Macho lo declinavano sull’uomo-regista. Oppure Stallone, che è arrivato all’ultimo ballo con entrambi i suoi personaggi principali (Rocky e Rambo) o più recentemente esplorando il genere supereroistico con Samaritan (leggi la nostra recensione di Samaritan). In taluni casi, fin dal titolo si cerca di far riferimento all’anzianità del protagonista come con Old Man & the Gun di David Lowery o al fumetto di Old Man Logan, diventato poi il soggetto del Logan di James Mangold, film che raccontava l’addio al Wolverine di Hugh Jackman, almeno fino all’annuncio del suo ritorno in Deadpool 3.
Come vedremo nella nostra recensione, The Old Man rispecchia parzialmente tutta questa narrazione legata al ritorno in azione, all’ultima avventura. Lo fa però senza il bisogno di dipingere il suo protagonista come un eroe, senza una netta distinzione tra bianco e nero. È il grigio o, ancor meglio, il chiaroscuro quello che domina nella serie che trovate disponibile dal 28 settembre su Disney+ e di cui abbiamo avuto la possibilità di vedere i primi quattro episodi in anteprima.
La trama: chi è Dan Chase?
I primi minuti di The Old Man ci presentano Dan Chase. Uomo entrato abbondantemente nella seconda metà della sua vita, vedovo e che vive in solitudine insieme ai suoi due rottweiler. Scopriamo presto che Dan è preoccupato per la sua salute mentale, tanto da inserire nel suo rituale un check-up fisico che comprende anche una diagnosi psichica. Dorme male la notte, soffre in particolare di incubi, con apparizioni della moglie e una frase che si ripete: “io ti vedo”. Sente spesso la figlia telefonicamente in conversazioni che però non appaiono molto naturali. Una sera, mentre cerca di prendere sonno, qualcuno fa irruzione in casa sua. Una minaccia che, insieme ai fidati cani, riesce a eliminare in fretta, e che sembra essere qualcosa di più preoccupante di un semplice ladro. Dan pensa di essere stato scoperto, prepara in fretta una borsa con documenti e oggetti preparati da tempo per un’occasione simile e fugge. Scoperto da chi? Chi è veramente Dan Chase?
Dan è in realtà un ex membro della CIA impiegato in un’operazione molto particolare nell’Afghanistan degli anni ’80, durante la guerra sovietico-afghana. Tra flashback, misteri legati al suo passato e un particolare rapporto con l’attuale vicedirettore della CIA, la trama di The Old Man è in grado di garantire alta tensione e una buona quantità di colpi di scena ben distribuiti.
Una serie di genere con un’ottima regia
Robert Levine, Jonathan E. Steinberg, creatori della serie e già autori dell’ottima Black Sails, nell’adattare l’omonimo romanzo di Thomas Perry hanno cercato di abbracciare la propensione alla letteratura di genere dell’autore americano. The Old Man è prima di tutto un’ottima serie di genere che non ha alcun timore nell’abbracciare i canovacci stilistici del thriller e del filone spionistico. Non manca nulla: il passato che torna a chiedere il conto; identità mutevoli; il cospirazionismo; il ritorno della Guerra Fredda (intrecciata al mondo arabo); il legame difficile tra CIA ed FBI. L’aggiunta, che probabilmente troverà maggior concentrazione nella seconda metà della serie, è quella del melodramma. Una scelta interessante, seppur a tratti rischiosa, in grado di dare un tocco emotivo in un genere, quello spionistico, tendenzialmente freddo.
Se possiamo definire The Old Man una serie riuscita lo dobbiamo però alla sua qualità in termini di regia. La veste scelta per i vari episodi è molto elegante, scegliendo di giocare costantemente con i chiaroscuri, in modo da caratterizzare al meglio una storia del tutto priva di eroi. In particolare vogliamo sottolineare il grande lavoro fatto da Jon Watts nei primi due episodi. Il regista, uscito dalla comfort zone del rilancio di Spider-Man, torna alle atmosfere di lavori precedenti come Cop Car. In più di un’occasione ha poi saputo immergersi nell’horror, come già aveva fatto al suo esordio con Clown, regalando a The Old Man un ulteriore strato di profondità. L’unica nota dolente in ambito tecnico sono i flashback, inseriti però con il contagocce all’interno della serie.
Un grande Jeff Bridges
Se The Old Man ha goduto di una certa visibilità non è solo per l’ottima fattura e i valori produttivi in campo. Il ritorno di Jeff Bridges alla recitazione ha destato una certa curiosità ed esercitato un effetto emotivo notevole sugli appassionati. Ancor più se consideriamo che proprio durante l’inizio della lavorazione della serie, nel 2019, Bridges ha scoperto di avere il cancro e si sia poi ammalato di Covid durante il ciclo di cure. Guardare The Old Man con la consapevolezza di tutto questo condiziona, più o meno inconsciamente, la visione dell’opera. Si è naturalmente portati a guardare il “ritorno” di Dan Chase all’azione in modo da creare un fittizio parallelismo con il percorso dell’attore.
Una volta pulito il giudizio da questa sovrastruttura mentale, rimane comunque una prova straordinaria. Bridges porta tutto il suo immutato carisma in scena, riuscendo a dotare il protagonista di un’ambiguità costante in grado di mettere a disagio lo spettatore. È sempre perfetto sia quando può duettare con un altro grande come John Lithgow, sia quando si tratta di parlare con i due rottweiler. Anche nelle scene d’azione il lavoro è esemplare, con una grande resa della fatica, fisica e morale, di ogni azione.
In generale la scelta stilistica di tutto il comparto action è interessante. Un gran numero di scene di lotta in cui il volto di Bridges è sempre visibile e l’uso frequente della camera fissa riescono a creare un effetto realistico molto convincente.
Questo primo sguardo a The Old Man quindi non solo ci ha convinti, ma ci porta ad attendere i nuovi episodi con trepidazione, anche in vista di una seconda stagione già annunciata.