La serie: Un’estate fa, 2023. Regia: Davide Marengo e Marta Savina. Cast: Lino Guanciale, Claudia Pandolfi, Nicole Grimaudo, Paolo Pierobon, Filippo Scotti e Martina Gatti. Genere: Thriller. Durata: 50 minuti ca/8 episodi. Dove l’abbiamo visto: Anteprima stampa.
Trama: Elio è un avvocato di successo. Vive con sua moglie e la figlia di 16 anni in una villa a Roma, in zona Eur. Tutto nella sua vita sembra essere perfettamente ordinato. Mai fidarsi delle apparenze, però. Nel suo passato, infatti, esiste l’ombra di un amore giovanile e della misteriosa scomparsa della ragazza. Un ricordo che Elio ha sempre cercato di tenere lontano dal suo presente ma che ha deciso di tornare con il ritrovamento del corpo di Arianna.
Elio ha sempre sentito dentro di sé che la sua sparizione non poteva essere volontaria. Nonostante questo, però, si è trovato a vacillare in molte zone d’ombra causate da un’amnesia selettiva rispetto quanto accaduta in una specifica notte d’estate del 1990. Mentre tutti assistevano alla sconfitta dell’Italia nella semifinale dei mondiali, Elio sembra essere l’ultimo ad aver visto viva Arianna. Peccato che lui non ricordi assolutamente nulla di quell’evento. Cosa fare, dunque, per liberarsi dai sospetti degli altri e comprendere finalmente quanto accaduto? La soluzione potrebbe essere a portata di mano e venire da una versione più giovane di sé.
Dal 6 ottobre arriva su Sky un progetto tutto italiano con un gusto estetico e narrativo internazionale. Si tratta della serie tv Un’estate fa, diretta da Davide Marengo e Marta Savina. Ad interpretarla sono Lino Guanciale, Claudia Pandolfi, Nicole Grimaudo, Paolo Pierobon ed i giovani Filippo Scotti e Martina Gatti.
Attraverso otto episodi, dunque, si dipana la trama di un thriller dalle atmosfere contaminate. Un’estate fa, infatti, riesce ad affiancare più generi diversi muovendosi in modo trasversale attraverso le atmosfere della commedia, del giallo e del racconto d’introspezione. Il tutto arricchito da un particolare gioco di specchi generazionale e da salti temporali che fanno presupporre la capacità di modificare i particolari di eventi passati. Ma vediamo adesso la nostra recensione di Un’estate fa di cui abbiamo potuto vedere la prima puntata in anteprima.
Trama: La storia di noi due
Tutto inizia nell’estate del 1990. Elio, sta raggiungendo i suoi amici per trascorrere qualche giorno spensierato nel solito campeggio che frequenta da sempre. Pieno di speranze per il futuro e trascinato dalla leggerezza tipica dell’adolescenza, passa le sue giornate in mare, giocando a pallavolo e cantando intorno ad un falò. Sullo sfondo si percepisce tutta la tensione carica di aspettative dell’età in cui l’amore sembra avere ancora dei contorni astratti ma, comunque, inizia a far sentire la sua morsa più tenace. Non è un caso, dunque, che mentre i suoi amici si perdono dietro qualsiasi ragazza, Elio prova un sentimento costante per Arianna.
Lei, però, sembra essere decisamente più matura, soprattutto dal punto di visto emotivo. Dall’altra parte, poi, c’è Carlotta che, con i suoi grandi occhi curiosi e la sua macchina fotografica sempre pronta ad immortalare momenti, sta cercando di costruire con Elio un rapporto affettivo speciale. Quello che tutti loro non sanno, però, è che ben presto le loro vite saranno colpite da un evento imprevisto: la scomparsa di Arianna.
Con un salto temporale l’azione si sposta nel presente, molti anni dopo. Elio ha cinquant’anni, è un avvocato di successo, ha una moglie e una figlia di 16 anni. Una vita apparentemente perfetta eppure, su di sé, porta il peso degli eventi di ciò che è accaduto in quell’estate “magica”. Ad essere più precisi, sostiene la pesantezza di tutto ciò che non ricorda, colpito da un’improvvisa amnesia. Quello che sa, però, è che la scomparsa di Arianna non è naturale. Per questo motivo ha deciso di allontanarsi da tutti i suoi amici, riconquistando un fragile equilibrio. Lo stesso che viene colpito ferocemente quando, all’improvviso, il corpo della ragazza viene rintracciato all’interno di un’auto gettata in un lago.
Da quel momento per Elio inizia un percorso particolare che, saltando dal presente al passato e viceversa, lo conduce a tracciare una rotta circolare nel tentativo di dissipare le nebbie e comprendere finalmente quanto accaduto in quell’estate. A aiutarlo ancora una volta Costanza che, indurita dalla vita e dagli errori commessi, decide comunque di mettersi a disposizione di quell’amico per cui sperava di “essere molte cose”.
C’erano una volta gli anni novanta
Se c’è un aspetto che può essere considerato fondamentale per l’identità di questo progetto è, senza alcun dubbio, la ricostruzione storica. Un elemento tutt’altro che manieristico o puramente estetico. Riportare le atmosfere, i rumori e il sapore di quell’estate caratterizzata dalla febbre da “mondiale”, infatti, è essenziale per lo svolgimento della vicenda stessa. Ed è un elemento cui il team di sceneggiatore composto da Valerio Cilio, Federico Favot, Michele Alberico, Massimo Bacchini, si è dedicato attingendo a diversi elementi.
Primo tra tutti un impianto musicale importante e la ricostruzione di un tipico campeggio dell’era analogica. In questo modo si è ottenuto un effetto talmente realistico e naturale da trasformarsi quasi in immagine di repertorio o ricordo collettivo senza andare ad indulgere nella malinconia. Girate tra Ostia e la Puglia, infatti, le scene ambientate nel passato riportano alla luce un tempo magico, quella della giovinezza, in cui i telefoni andavano a gettoni, dove la vita era reale e non solo social, le lotte sociali si svolgevano a colpi di goliardate ai danni dei pariolini e l’eroe nazionale era Schillaci. Tutti, indistintamente, erano uniti dalla febbre del mondiale italiano che faceva sognare ad occhi aperti le “notti magiche inseguendo un goal” e la gloria di un titolo prestigioso vinto in casa. Una speranza, questa, infranta in semifinale, come molti ragazzi degli anni novanta possono ricordare.
Era anche l’estate in cui si poteva accendere ancora un falò e le chitarre non erano andate fuori moda. Lo spritz non imperava e tanto meno l’apericena. Attenzione, però, nulla di tutto questo ha un sapore di amarcord. Le immagini non sembrano uscire da vecchi album di fotografie dimenticati chissà dove. Piuttosto si tratta d’immagini vive, in assoluto movimento e prive di qualsiasi strato di polverosa memoria. Il loro scopo, infatti, è di andare a ricreare la dimensione altra su cui si muove Elio con un andamento altalenante attraverso la sua personale indagine.
Un uomo a confronto con il passato
Si dice che se non hai risolto il tuo passato difficilmente puoi strutturare il presente. Questo è ciò di cui si rende conto molto presto Elio. L’uomo, infatti, ha trascorso gran parte della sua vita di adulto a cercare, con tutte le forze, di dimenticare un preciso momento della propria giovinezza. Nonostante gli sforzi, però, Arianna è tornata dal passato, concentrando nuovamente i sospetti su di lui e, soprattutto, costringendolo ad un confronto costante con se stesso.
Ecco, dunque, che la serie sembra strutturarsi attraverso dei salti temporali che Elio compie in momenti d’incoscienza. Ed in questo entrare ed uscire dalla sua adolescenza sembra ricostruire la sua memoria frammento dopo frammento. Ma, cosa ancora più importante, ha il dubbio di poter intervenire sugli eventi stessi. Sarà effettivamente così? Per scoprirlo è necessario vedere la serie nella sua interezza. Ciò che è certo è, anche dal punto di vista dell’ispirazione narrativa, la grande influenza esercitata dagli anni novanta.
Partendo da un incipit come quello di Twin Peaks (Chi ha ucciso Laura Palmer?), infatti, lo show (che potrebbe conquistarsi un posto tra le migliori serie tv su Sky) si dirige ben presto verso storie caratterizzati da salti temporali o loop. Escludendo progetti dal carattere prettamente fantascientifico, solitamente il viaggio nel tempo viene utilizzato come un escamotage per permettere al protagonista di conoscere meglio se stesso. Esattamente quello che accade ad Elio. Nello specchiarsi con la versione più giovane di sé, infatti, cerca di scoprire il buco nero emotivo che lo ha sempre tenuto ostaggio di quell’estate e, soprattutto, del primo grande dolore.
La recensione in breve
Nonostante la visione di una sola puntata, Davide Marengo e Marta Savina sembrano aver realizzato un prodotto dal respiro internazionale in cui le atmosfere di generi diversi riescono a convivere senza sopraffarsi. In questa particolare armonia, dunque, la struttura crime o thriller sembra essere solo apparentemente centrale. Altrettanto importante, infatti, è il viaggio introspettivo e di scoperta iniziato dal protagonista. Ad abbracciare tutto questo, poi, una ricostruzione storica del 1990 che è vivace e vibrante. Una sorta i protagonista aggiunto libero da qualsiasi polverosa interpretazione in cui i sentimenti di rimpianto e malinconia non sono mai presi in considerazione.
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