La serie: X-Men ‘97, 2024. Creata da: Beau DeMayo. Cast: Ray Chase, Jennifer Hale, Alison Sealy-Smith, Cal Dodd, J.P. Karliak, Lenore Zann, George Buza, A.J. LoCascio, Jolly Chou, Isaac Robinson-Smith, Matthew Waterson, Adrian Hough, Christopher Britton, Catherine Disher, Eric Bauza, Ross Marquand.
Genere: animazione, fantascienza, avventura. Durata: 30 minuti ca. /10 episodi. Dove l’abbiamo visto: su Disney+ (screener), in lingua originale.
Trama: Gli X-Men devono fare i conti con le conseguenze della morte del loro mentore, Charles Xavier.
Nel 1992, anno in cui esordiva la mitica serie animata dedicata a Batman, faceva il suo debutto anche la trasposizione di un altro titolo di punta del genere supereroistico: il franchise degli X-Men. Una serie che cavalcava l’onda della rinata popolarità del fumetto, allora in mano a Chris Claremont e Jim Lee (il primo numero di quella gestione è, ancora oggi, l’albo singolo più venduto di sempre negli Stati Uniti), e ridefinì la posizione dei mutanti nell’immaginario collettivo, spingendo la Fox (sul cui canale per l’infanzia andavano in onda gli episodi) a pensare a un lungometraggio live-action dopo la conclusione dello show, che si chiuse con un cliffhanger nel 1997.
Da quel cliffhanger riparte la prosecuzione targata Marvel Animation, la prima produzione dei Marvel Studios incentrata su questi personaggi da quando i diritti audiovisivi sono tornati in mano alla Casa delle Idee (ma il tutto rimane ambientato in un mondo a sé, separato dal Marvel Cinematic Universe). Di questa prosecuzione parliamo nella nostra recensione di X-Men ’97, di cui abbiamo visto in anteprima tre episodi su dieci.
Un nuovo insegnante
La serie classica finiva con il dubbio sulla sorte di Charles Xavier, mortalmente ferito dal perfido Henry Gyrich e costretto a recarsi nello spazio nella speranza di guarire. Un anno dopo, il Professor X è ufficialmente morto, e gli X-Men devono cavarsela senza di lui, con la leadership di Ciclope che però sta valutando di lasciare la squadra poiché sua moglie, Jean Grey, è prossima al parto. Completano i ranghi del team Wolverine, Bestia, Jubilee, Gambit, Rogue, Bishop e Morph, e le loro attività sono facilitate dal fatto che ora sono ufficialmente approvati e autorizzati dalle Nazioni Unite.
Ma l’odio nei confronti dei mutanti non accenna a diminuire, e la situazione si complica ulteriormente quando emerge una sorpresa legata al testamento di Xavier: ha lasciato tutto, compresa la scuola per giovani dotati, a Magneto, e a sorpresa questi è disposto a lasciarsi alle spalle i suoi vecchi metodi terroristici per onorare il ricordo dell’amico fraterno. Ma il resto del mondo sarà pronto ad accettarlo come leader degli X-Men?
I tempi cambiano, le voci no
Stando al produttore esecutivo Brad Winderbaum, sono state solo due le condizioni imposte da Kevin Feige per dare il via libera alla serie: bisognava ottenere i diritti della sigla originale (qui abbinata a una sequenza leggermente aggiornata per tenere conto dei cambiamenti narrativi), e far tornare il cast vocale di allora. Missione compiuta, con qualche sparuta eccezione: Alyson Court, che negli anni Novanta doppiava Jubilee, ha espressamente chiesto di essere sostituita da un’attrice di origine cinese, e torna con un ruolo nuovo (come hanno fatto anche alcuni altri interpreti), mentre in alcuni casi il recasting è stato necessario perché il doppiatore originale è inattivo o deceduto. Tra i nuovi ingressi anche uno dei nomi di punta della famiglia cinematografica e televisiva Marvel: Xavier, che appare in flashback e quant’altro, ha ora la voce di Ross Marquand, il sosia vocale di Hugo Weaving (Teschio Rosso) e James Spader (Ultron) nei film delle Fasi Tre e Quattro e nella serie animata What If…?.
Al passo coi tempi
Agevolato dal fatto di non doversi collegare, in termini né narrativi né estetici, a ciò che sta accadendo nelle altri produzioni dei Marvel Studios, questo è un revival costruito su misura per chi seguiva le avventure di Ciclope, Wolverine e compagnia bella tre decenni fa. È a tutti gli effetti, come indica anche il titolo, la sesta stagione dell’originale, come se non ci fosse mai stata l’interruzione nel 1997 (e chi conosce gli eventi dei fumetti in quel decennio ha già degli indizi su dove andrà a parare questa stagione), e se in alcuni punti la sospensione dell’incredulità viene messa alla prova (in originale è palesemente invecchiata la voce di Cal Dodd, il che fa abbastanza ridere poiché il suo è il personaggio che praticamente non invecchia), in generale il passaggio all’era moderna non si nota: l’animazione è sempre a mano (con minimi ritocchi in CGI dove necessario per motivi tecnici), con uno stile che emula quello di allora per restituire lo spirito del Saturday morning cartoon, il cartone animato che si guardava il sabato mattina – negli Stati Uniti – per chiudere in bellezza la settimana. Dopo anni di inciampi su entrambi i fronti (animato e live action), è il caso di dirlo: gli X-Men sono tornati.
La recensione in breve
Il celebre gruppo di eroi Marvel torna sul piccolo schermo come se non fosse cambiato nulla dal 1997, ed è il punto di forza di un revival che unisce azione e introspezione con grande verve.
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