The Crown 6 è finalmente arrivata su Netflix, i primi quattro episodi sono ora disponibili e saranno seguiti dagli ultimi sei il 14 dicembre. Che questa stagione finale fosse quella in cui avremmo assistito alla morte di Lady Diana era cosa nota da tempo e la domanda che ci siamo sempre fatti, in attesa di vedere gli episodi in cui sarebbe stata raccontata, è sempre stata una: lo show creato da Peter Morgan troverà la giusta chiave per rendere giustizia ad uno dei momenti più complessi e controversi vissuti dalla monarchia britannica? Un momento che ha riscosso un così straordinario clamore in tutto il mondo, che ha unito nel lutto così tante persone.
Inutile girarci intorno, come vi abbiamo spiegato nella nostra recensione di The Crown 6 Parte 1, noi siamo rimasti piuttosto delusi da come la tragica morde dell’ex principessa è stata trasposta su schermo. L’abbiamo trovata addirittura anticlimatica, vista l’enorme aspettativa che era stata costruita attorno all’evento e che si era naturalmente ed inevitabilmente creata. Nell’articolo che segue cercheremo di approfondire la natura della nostra insoddisfazione, perché – secondo noi – un evento storico di questo tipo andava trattato in modo diverso.
Dodi e Diana
La morte di Diana avviene alla fine del terzo episodio, dopo essere sta anticipata nel primo. La serie infatti si apre con una sequenza che anticipa quanto avverrà in seguito: seguiamo infatti un passante a Parigi, un uomo che, portando fuori il cane, si trova a camminare vicino al luogo dove avverrà il tragico incidente, nel tunnel del Pont de l’Alma a Parigi. Dopo aver assistito allo schianto sarà poi lui a chiamare, per primo, le autorità.
Quando subito dopo lo show ci riporta indietro di qualche settimana, per rivivere l’ultima estate di Dodi (Khalid Abdalla) e Diana (Elizabeth Debicki), quella in cui tra i due scoppierà l’amore e che si chiuderà con la morte di entrambi, lo spettatore sa già che cosa sta per accadere,; i primi tre episodi risultano così ammantati da un senso di tragedia imminente, che permea ogni evento, ogni scambio tra i due personaggi. Nella serie, il padre di Dodi, Mohamed (Salim Daw), viene trasformato in una sorta di deus ex machina della relazione tra Dodi e Diana, interessato a creare un legame con la monarchia inglese, realizzando così il suo sogno di essere “accettato”: è lui a far incontrare i due sul suo yatch, quasi costringendo il figlio a passare del tempo con la donna (mentre la sua fidanzata si trova, da sola, su una barca poco lontana). Sarà sempre lui, una volta nata la passione, a spingere Dodi ad acquistare un anello e a fare a Diana una proposta di matrimonio. E sarà la necessità di comprare l’anello di fidanzamento da dare a Diana che porterà Dodi a fermarsi a Parigi, ritardando il ritorno della donna dai suoi figli (e portando entrambi sull’inevitabile traiettoria dell’incidente). Una proposta di matrimonio ci sarà, ma Diana la rifiuterà subito, consigliando poi a Dodi di parlare con il proprio padre e di fargli capire che deve smettere di intromettersi così tanto nella sua vita.
La relazione tra Dodi e Diana, in The Crown, viene rappresentata come un rapporto che non sboccia mai veramente, il che rende complicato capire perché sia iniziato: ci è difficile quindi empatizzare per questi due sfortunati amanti, lei che viene portata controvoglia a Parigi e lui che vuole darle un anello solo per accontentare un padre troppo insistente. I due, quando entrano nella macchina quella fatidica sera sono solo amici, che hanno accettato che tra di loro non potrà mai esserci nulla di più. Non si tratta di una lettura dei fatti “sbagliata”, ovviamente nessuno sa cosa accadde realmente tra i due (un anello c’era, ma dopo essere stato consegnato alle sorelle di Diana non se ne è saputo più nulla), ma nella suo essere orchestrata ad hoc per sottolineare ancor di più l’inutilità della loro morte (lei sarebbe dovuta tornare prima in Inghilterra, sarebbe dovuta essere insieme ai suoi figli, lui non voleva veramente sposarla, solo far felice suo padre), finisce per essere meno emozionante, meno sconvolgente e coinvolgente.
Una morte fuori scena
Ad imporre allo spettatore ancor più distacco è poi come viene raccontato l’incidente, che accade completamente off screen. Come spettatori lo vediamo solo dall’esterno, dal punto di vista di quel passante che sta portando a passeggio il cane, sentiamo il rumore dello schianto e nulla più: non capiamo, ad esempio, come l’incidente sia avvenuto, non sembra, da come viene orchestrata la sequenza, che sia stato causato dai paparazzi che attorniavano la macchina, ma solo dal fatto che l’autista (che vediamo bere poco prima che gli fosse affidato l’incarico) guidasse troppo velocemente.
Quella di non mostrare l’incidente, i primi soccorsi e i corpi di Dodi e Diana sulla scena è una scelta comprensibile, che denota un certo tatto, ma che contribuisce a rendere il tutto ancor più anticlimatico, che “depotenzia” l’evento agli occhi dello spettatore. Proprio per colpire lo spettatore sono pensate le scene in ospedale, che vedremo nel quarto episodio, in cui Mohamed e Carlo vedono i corpi rispettivamente di Dodi e Diana. Entrambe le sequenze sono studiate per commuovere, ma faticano a raggiungere il proprio obiettivo per come è stato costruito tutto ciò che è avvenuto prima. Da una parte infatti abbiamo il “villain” della storia, il manipolatorio Mohamed, dall’altro un Charles la cui eccessiva commozione e tristezza finisce per sembrare un po’ out-of-character. Non mettiamo in dubbio che abbia profondamente sofferto per la morte improvvisa dell’ex moglie, ma i suo (rumoroso) pianto di dolore in ospedale, a portata di orecchio di tutto il personale presente, ci ha preso un po’ di sorpresa.
I fantasmi di Dodi e Diana
A stupire ancor di più, però, è una delle scelte più inaspettate di questa sesta stagione, il ritorno in scena di Diana e Dodi sotto forma di apparizioni, di veri e propri fantasmi o di visioni salvifiche questo non è dato saperlo, per un ultimo incontro con Charles, Mohamed e la Regina. Sono incontri che porteranno i personaggi a compiere scelte importanti (soprattutto Elisabetta deciderà di recarsi a Londra prima dei funerali, andando contro alla volontà di Filippo), e a fare pace con sé stessi e con quanto accaduto.
Un escamotage narrativo che a noi è parso decisamente poco in linea con quanto fatto fino ad ora dalla serie, con l’estremo realismo (anche se si tratta di una drammatizzazione di fatti accaduti nella realtà) che si era sempre ricercato. L’entrata in scena dei “fantasmi” finisce quasi per svalutare quanto sta accedendo sullo schermo, a togliere di serietà ad alcuni dei momenti di più grande pathos della stagione; i confronti tra Dodi e Diana con gli altri personaggi danno vita a conversazioni che ci sono sembrate un po’ “di troppo”: in una serie in cui il “non detto”, i giochi di sguardi o i silenzi carichi di significato tra i personaggi hanno sempre avuto molto più peso e il valore delle parole, delle conversazioni a cuore aperto tra i protagonisti, ci è parsa una scelta stonata quella di “riportare in vita” Dodi e Diana per un’ultima chiacchierata. Potevamo farne anche a meno, e nel silenzio l’impatto dell’accaduto sarebbe stato diverso.
L’impatto della morte di Diana
Chiudiamo parlando proprio di come viene raccontato l’impatto della morte di Diana, un evento che sconvolse in maniera profondissima l’opinione pubblica. Nel quarto episodio, quello che segue il tragico incidente di Dodi e Diana, l’attenzione della famiglia reale è incentrata sul come comportarsi ai funerali, viene valutato se la regina dovrà fare o meno un discorso, se il fatto che non sia più un membro attivo della monarchia gli obblighi al silenzio, ci si chiede come verrà percepito se i principi seguiranno il feretro prima del servizio funebre; non ci si sofferma mai veramente su come l’accaduto venga vissuto dalle persone, dalla gente comune, non vediamo mai la loro prospettiva, se non dall’esterno. E se torniamo con la memoria alle altre stagioni di The Crown, la capacità di raccontare la monarchia tramite i suoi sudditi, di seguire le vite di alcuni individui valutandone le opinioni e i sentimenti nei confronti della famiglia reale (ricordiamo ad esempio il divorzio tra Charles e Diana nella quinta stagione, quando i loro problemi venivano messi a confronto con quelli di una manciata di coppie in via di separazione), era sempre stato un indiscutibile punto di forza della serie.
La morte della Principessa del Popolo, come veniva chiamata, avrebbe meritato qualche riflessione in più sul suo rapporto con il pubblico, con la gente comune che era stata capace di toccare così nel profondo. I momenti in cui The Crown 6, almeno in questi primi quattro episodi, va al di la di Dodi, Diana e della famiglia davvero pochi, e non scaviamo mai nella percezione dell’opinione pubblica: che cosa significò la morte di diana per i milioni di persone che, pur non avendola mai incontrata, l’amavano così tanto? Avremmo trovato estremamente più stimolante chiudere l’arco narrativo del suo personaggio raccontando proprio questo, mostrando il dolore della gente comune che accorse ai suoi funerali, che depositava fiori davanti a Buckingham Palace. Le folle piangenti le vediamo, sì, ma solo dall’esterno, dal punto di vista della famiglia reale che li osserva con distacco. Che omaggio invece sarebbe stato, a Diana, raccontare la sua morte dagli occhi di chi forse l’aveva amata di più?