Venerdì 16 dicembre ha debuttato su Netflix la serie di spionaggio The Recruit, creata da Alexi Hawley e con protagonista un ottimo Noah Centineo, qui nei panni di un giovane e intraprendente avvocato della CIA alle prese con una cospirazione internazionale più grande di lui. Un prodotto seriale che mescola con grande senso dell’intrattenimento elementi tipici della spy story più classica ad altri puramente action, proprio come vi spiegavamo nella nostra recensione in anteprima.
Nella nostra spiegazione del finale di The Recruit ci addentriamo invece nelle complesse trame della serie con Noah Centineo, cercando di capire se tutto quello che abbiamo visto fino all’ultimo episodio può essere apripista di una seconda, eventuale stagione targata Netflix.
Di cosa parla The Recruit?
Per comprendere meglio le implicazioni dello scioccante finale con cliffhanger dell’ottavo e ultimo episodio della prima stagione di The Recruit, dobbiamo necessariamente fare un passo indietro e riavvolgere il nastro della complessa ed adrenalinica narrazione della serie Netflix partendo dal suo stesso incipit. Dopo aver perso il padre nella guerra in Afghanistan e aver promesso alla madre di non percorrere la stessa strada, Owen Hendricks si unisce alla CIA come avvocato per lavorare per il suo paese senza essere coinvolto in situazioni potenzialmente pericolose. Del suo passato, come spettatori, sappiamo poco, se non che la sua ex-fidanzata è Hannah, incontrata mentre entrambi studiavano legge all’università. Nonostante una relazione intensa, i due si erano lasciati due anni prima che Owen si unisse alla CIA, continuando ad essere coinquilini nella stessa casa, con lui che vive nella sua stanza e Hannah e il suo nuovo partner Terrance che lo sostengono nei momenti di forte stress lavorativo.
Durante la prima settimana di lavoro, Owen viene incaricato di occuparsi di una ex-risorsa imprigionata a Phoenix; quest’ultima ha minacciato di rivelare informazioni riservate sull’Agenzia se non l’avessero liberata dalla prigione. Non solo Owen si fa coinvolgere nelle operazioni per comprendere il ruolo della misteriosa risorsa, ma volando in Yemen per chiedere maggiori informazioni su di essa si caccia in un pasticcio di cui si pente amaramente. La mail inviata da Maxine Meladza, ex-risorsa della CIA, era piuttosto compromettente; al suo interno rivelava i nomi sotto copertura degli agenti dell’agenzia che avevano lavorato con lei anni prima a una misteriosa operazione in Bielorussia, operazione che avrebbe potuto compromettere l’intera CIA, se Max ne avesse rivelato alcune informazioni chiave.
Un avvocato che diventa spia suo malgrado
Dopo un disastroso tentativo di azione in Yemen, Owen si fa sempre più coinvolgere nella storia a cui è legata l’ex-risorsa della CIA, tanto che decide di incontrarla nella prigione dove è trattenuta, a Phoenix. Lì, l’avvocato capisce quanto Max sia manipolatrice, così sceglie di cooperare con lei per fare in modo di farla uscire dal carcere tramite un sistema di protezione testimoni e farla successivamente reinserire nel programma delle ex-risorse CIA in pensione; così facendo, Owen avrebbe aiutato a sbrogliare la matassa del caso Meladze e lui avrebbe potuto iniziare una nuova vita con nuova identità e nuovo lavoro, visto che oramai era stato compromesso. L’avvocato riesce a scarcerare Max dopo che il suo caso passa dall’amministrazione statale a quella federale con il beneplacito del consiglio generale dell’agenzia, ma quella non sarebbe stata l’ultima volta che Owen avrebbe visto Max. I guai, per il nostro protagonista, difatti, stavano per infittirsi…
L’ex-risorsa della CIA aveva infatti pianificato di tornare nel business e di fare nuovamente affari con la mafia russa, così contatta Dawn Gilbrane dallo Yemen per fare in modo di reintegrare Owen e di far sì che quest’ultimo la accompagni a Ginevra a scongelare un conto bancario svizzero necessario per poter barattare accordi con il malaffare russo. Max rivela ad Owen che a Ginevra ci sarebbe stato ad aspettarli Xander Goi, una delle sue talpe, e Dawn invece li avrebbe attesi in Germania alla fine dell’operazione. Un’operazione che però non andrà liscia come l’olio: convinti di aver sbloccato il conto svizzero, arrivano alla banca di Ginevra per scoprire che qualcuno lo aveva già bloccato a causa di una leggerezza di Owen sui fusi orari tra Stati Uniti e Svizzera. L’unico modo per impossessarsi dei beni all’interno della cassetta di sicurezza intestata a Max era di convincere il direttore dell’istituzione bancaria a desistere e lasciare che loro due potessero impossessarsene. Ci riusciranno grazie a un’indagine sul passato del direttore che lo scoraggerà a non intraprendere alcuna azione contro di loro, mentre i nostri due protagonisti si rendono conto che dentro la cassetta di sicurezza non ci sono soldi o beni preziosi, bensì un kompromat.
Viaggio in Europa
Chiaramente, qualcuno non vuole che Max venisse reintegrata negli affari sporchi in Bielorussia, così usa quei documenti compromettenti per fissare un incontro con il malavitoso Kirill e spostare la sua attenzione da lei a Xander Goi, il suo informatore. Si viene a scoprire che quest’ultimo aveva intrapreso rapporti intimi continuativi con Stasia, la moglie di Kirill, ragione sufficiente per il malavitoso dell’est europeo per uccidere a sangue freddo Xander. Owen e Max capiscono che la loro posizione a Ginevra è compromessa e che Kirill li avrebbe stanati e uccisi, così salgono sul primo autobus verso la Germania, dove li avrebbe accolti Dawn Gilbrane a braccia aperte, desiderosa di poterli continuare ad aiutare, Nel frattempo, Hannah e Terrance arrivano a Ginevra per dare sostegno morale al protagonista.
Una volta giunti da Dawn, i tre studiano i filmati delle telecamere a circuito chiuso dentro e intorno all’hotel di Ginevra, e vengono a conoscenza del fatto che l’assassino di Xander Goi (lo stesso che stava dando loro la caccia) era Nichka Lashin, un’esecutrice della mafia russa. In precedenza aveva provato a flirtare con Owen, ma per fortuna il ragazzo si era subito reso conto che aveva altre intenzioni nei suoi confronti. A questo punto cambia la posta in gioco del piano da seguire: Max sarebbe stata inviata a Praga e lì, dopo un incontro con un tramite della mafia sovietica, sarebbe stata definitivamente reintegrata in Bielorussia. Ma anche nella città cecoslovacca, le cose si mettono malissimo…
Come finisce The Recruit?
Arriviamo quindi agli eventi concitati che concludono con il botto l’ottavo ed ultimo episodio di The Recruit. Giunti a Praga, Max, Dawn e l’intero team assistono all’incontro tra Max e Lev, il tramite che le avrebbe garantito il reintegro in Bielorussia, ma l’edificio dell’incontro viene improvvisamente accerchiato da un gruppo di malavitosi rivali che non avevano visto di buon occhio il ritorno di Max. Owen si accorge quindi che la vita della donna è in pericolo e così esce fuori dall’edificio e prende la mitragliatrice di uno dei membri del gruppo rivale; nella pericolosa colluttazione, Owen uccide involontariamente uno degli uomini e spara a Lev per salvare la vita a Max. I due successivamente fuggono in macchina anche se Owen, profondamente scosso dalla sua prima uccisione della sua carriera, decide di voler abbandonare la strada verso la quale lo stava conducendo Max; l’avvocato cerca di uscire dall’automobile in corsa per sfuggire una volta per tutta da Max e tornare alla sua vecchia vita, ma la donna gli punta una pistola alla tempia, minacciandolo di morte. Azione che Max però non riesce a compiere perché ormai emotivamente troppo coinvolta dal ragazzo della CIA che l’aveva aiutata fino a quel momento.
Preso dallo sconforto più totale, Owen chiama Hannah e le confessa che in tutti quegli anni ancora l’amava; la ex si trasferisce quindi da Ginevra a Praga per incontrarsi con lui sotto il Monumento ai Caduti. Nel frattempo, Max contatta Dawn e la avverte che Owen stava diventando un problema pericoloso e che andava monitorato. Nel momento in cui il ragazzo incontra la sua ex, viene improvvisamente rapito e messo dentro un’automobile; una sconvolta Hannah, testimone del rapimento, nota che dentro la macchina, tra le persone rapite, c’era anche Max. Chi c’era dunque dietro quest’azione inaspettata?
Ci sarà una seconda stagione?
Negli ultimi minuti del finale di stagione, veniamo a scoprire che dietro al rapimento scioccante di Owen e Max c’è Nichka Lashin, esecutrice della mafia russa che aveva ucciso Xander a Ginevra ed era sulle loro tracce. Prima di sparare un colpo al petto di Max, Karolina “Nichka” rivela che la ex-risorsa della CIA era in realtà sua madre e che Owen era stato sostanzialmente ingannato; quest’ultimo era difatti convinto che Max avesse perso sua figlia quando aveva ucciso suo marito ed era fuggita dalla Bielorussia, invece Karolina si era schierata dalla parte della criminalità rivale che non voleva che sua madre venisse reintegrata nella mafia russa.
Non sappiamo se Max sia sopravvissuta al colpo fatale infertole dalla figlia Karolina, ma un finale sospeso in questo modo non soltanto ci fa venire l’acquolina in bocca su ciò che potrebbe accadere nel futuro di questi personaggi, ma ci interroga sul destino di The Recruit: verrà confermato per una seconda stagione? In attesa di conferme o smentite, noi speriamo vivamente di sì!