Pacato, serafico, con un inconfondibile aplomb nordico, Marcus Agerstroem è entrato subito nel cuore del pubblico che ogni settimana segue MasterChef Italia 13. E non nascondiamo che anche noi, nei primi episodi di presentazione della Masterclass, abbiamo provato grande simpatia nei confronti di questo svedese innamorato dell’Italia e di un’italiana, Giuliana, che presto lo renderà padre e che oggi era al suo fianco.
Sarà per il suo minimalismo scandinavo o per quella gentilezza che traspare da ogni gesto, ma Marcus è entrato nel cuore subito. Ed è stato così anche per le sue compagne e i suoi compagni d’avventura che ieri sera lo hanno salutato con affetto autentico. Così, dopo il Pressure Test rognoso e lo scivolone sull’ormai famigerata pizza all’ananas nell’Invention Test, Marcus ha dovuto dire addio al cooking show.
Una pizza all’ananas rivoluzionaria
Ok, preparare una pizza all’ananas in un programma gastronomico italiano è stato forse un azzardo, ma solo perché l’esperimento avrebbe meritato più tempo per essere portato a compimento. E non di certo per l’uso di un ingrediente insolito. Ogni cibo può essere utilizzato per rendere un piatto buono e ce lo aveva raccontato proprio lo chef Antonino Cannavacciuolo parlando della nona stagione di Cucine da incubo. Tutto sta nel concertare bene i sapori. Abbiamo chiesto a Marcus, allora, se si sia pentito della scelta.
“Non sono pentito per l’ananas, ma di aver fatto la pizza male male. Capisco perfettamente che per un italiano è difficile, ma ho fatto un pensiero più profondo. Oggi nel mondo le persone pensano che solo la loro idea è giusta e vada bene. La pizza con l’ananas non è un problema. In Italia il 99% delle persone la detestano, non l’hanno mai mangiata né la ordineranno mai e questo va benissimo. Magari, però, ci sono altre 10 persone che la pensano in maniera diversa, succede. Non volevo certo distruggere niente, è solo un ingrediente in più. Possiamo accettare ciò che è differente“, ci ha detto.
Un pensiero che ha anche ampliato facendoci un altro esempio: il sushi. “L’ho mangiato in Italia e in altri posti d’Europa col riso basmati (che non è adatto al sushi, ndr) o con salmone e fragole. Anche questo è strano, ma non ho visto giapponesi arrabbiarsi. Magari avrei potuto fare una pizza più ‘normale’. Poi ho detto, no, una volta nella vita, volevo fare una piccola rivoluzione“, ci ha spiegato.
Uno svedese a MasterChef
Parlando invece della sua esperienza nel programma di Sky, prodotto da Endemol Italia, Marcus ha raccontato di quanto sia stata essenziale la spinta della compagna Giuliana, che ha sempre creduto in lui. Invitandolo con forza (anzi, come un martello pneumatico come lei stessa ha detto) a partecipare, dopo avergli fatto vedere le edizioni inglesi e poi quella di casa nostra. Qual è stata la cosa più importante che porterà sempre con sé dopo l’avventura con la Masteclass?
“Ho imparato tante cose, soprattutto a livello personale. È stato molto difficile parlare italiano in pubblico. Qualcuno ha detto che sono senza palle, perché ero timido, ma era la difficoltà della situazione. Ho imparato che bisogna avere più forza che paura, che sono più forte delle mie paure. E lo porto con me nella mia vita. Ho anche imparato molto in cucina, perché hi usato ingredienti che non ho mai visto, fatto piatti che non avevo mai fatto prima. La lezione che porto con me è quella di credere in me di più e osare“, ha spiegato.
E a proposito di barriera linguistica, Marcus ha aggiunto: “Ha pesato tanto non poter spiegare il piatto nel dettaglio come facevano gli altri. E a volte non capivo il consiglio che mi davano i giudici. Ho pensato che se avessi cucinato in un programma svedese o inglese, forse sarebbe stato più facile. Se parli in una lingua non tua, la testa è molto stanca. Perché hai speso tante energie a tradurre, non è facile. A casa è diverso, ovvio“.
E ora?
MasterChef Italia ha cambiato Marcus nel profondo, mostrandogli quella che davvero può essere la sua strada. Come per tante e tanti prima di lui, adesso l’obiettivo principale è studiare, diventare sempre più abili dal punto di vista tecnico. Il dado, però, è tratto. “Volevo capire se la cucina era una passione vera e l’ho capito, MasterChef ha confermato questa cosa. Ora voglio imparare di più, contattare ristoranti e lavorare. Voglio fare anche video ricette, ma il mio sogno è fare cucina nordica vera in Italia. Forse aprire un ristorante è ancora difficile e rischioso, potrei iniziare con eventi o cene. E magari scrivere un libro di cucina nordica! Adesso voglio cucinare, in che modo non lo so“, ha concluso.