il sottosegretario leghista Alessandro Morello vorrebbe proporre una sorta di Daspo per tutti quei cantanti italiani che, invece di salire sul palco di Sanremo e di fare musica, lanciano messaggi di politica ed attualità che in teoria non avrebbero nulla a che vedere con la loro arte.
Una proposta che prende spunto dall’ambiente delle tifoserie sportive e che arriva ad una settimana circa dalla fine di Sanremo 2024 e in seguito alle polemiche legate alle esternazioni di cantanti in gara come Ghali o Dargen D’Amico che si sono schierati per la pace ed il cessate il fuoco in relazione al conflitto israelo-palestinese in corso.
Il polverone mediatico è iniziato in realtà il giorno dopo la fine del Festival di Sanremo, con cantanti in gara quali Ghali e Dargen D’Amico che prima di esibirsi con le rispettive canzoni, hanno esternato pensieri di pace in relazione al genocidio che sta avvenendo nella striscia di Gaza, epicentro di un sanguinoso conflitto tra Israele e Palestina. Tra D’Amico che parla della condizione dei bambini in fuga dalla guerra e un Ghali che grida “Cessate il fuoco!”, i vertici Rai avevano immediatamente risposto con un comunicato letto da Mara Venier in cui l’amministratore delegato Roberto Sergio metteva le mani davanti dimostrando solidarietà con Israele anziché lanciare un messaggio di pace univoca. Una bomba ad orologeria mediatica che, iniziata in un qualche modo dalle esternazioni di alcuni cantanti di Sanremo, ha portato il sottosegretario leghista Alessandro Morelli a proporre una sorta di Daspo per questi artisti.
Come sottolinea TgCom24, il Daspo è l’acronimo per “Divieto di accedere alle manifestazioni sportive”. Si tratta di una misura di sicurezza adottata per prevenire disordini e violenze durante gli eventi sportivi che può esser applicata a un soggetto in seguito a comportamenti violenti o pericolosi per la pubblica sicurezza, ma anche in via preventiva, quando il soggetto si ritiene pericoloso. In relazione a questa misura vigente in Italia, Morelli aveva dichiarato quanto segue: “Quello è il Festival della canzone italiana ed è vergognoso che venga utilizzato e sfruttato da chi dovrebbe solo cantare e invece fa altro: fa della propaganda politica […] Sarebbe utile, a questo punto, pensare a una sorta di Daspo per chi utilizza quel palco per fini diversi da quelli della musica. Un artista lì fa musica, non fa politica.”
Una dichiarazione che sembra coinvolgere però non soltanto il palco dell’Ariston, ma anche quello di altre manifestazioni televisive e musicali di vario genere, tranne i talk show. Insomma, per il sottosegretario leghista Alessandro Morelli, un cantante dovrebbe salire su un palcoscenico, cantare la sua canzone, ed andarsene senza libertà di espressione. Una delle tante conseguenze di un festival appena trascorso con ascolti ed engagement social record, vinto al fotofinish da Angelina Mango con la sua orecchiabilissima “La noia”.