Qual è la cosa più spaventosa di un film horror? Spettri? Demoni? Esorcismi? No. A toglierci il sonno è il sottotitolo “tratto da una storia vera“. I film dell’orrore sono caratterizzati da una componente spaventosa preponderante che ha varie declinazioni. Possono essere incentrati sulla figura di un serial killer, in genere armato di arnesi letali, o virare verso il soprannaturale e quindi riguardare possessioni, demoni e spiriti.
Come se la fantasia di autori e registi non bastasse, capita di trovarsi a guardare un prodotto che si scoprirà, spesso prima dei titoli di coda, essere ispirato a fatti realmente accaduti. Ed ecco che addormentarsi diverrà sempre più difficile. Per quanto ormai quasi saturo, il genere continua ad attrarre un pubblico nutrito, mai pago di cibarsi di intrecci adrenalinici e raccapriccianti. Per non smettere mai di restare all’erta, ecco una classifica dei 10 migliori film horror basati su una storia vera.
1. L’esorcista (1973)
Magistralmente diretto da William Friedkin, L’esorcista è un lungometraggio che ha spento 50 candeline lo scorso anno (2023), senza perdere un centesimo del suo iconico fascino. La storia della piccola e dolce Regan MacNeil che viene posseduta dal demone assiro Pazuzu ha terrorizzato milioni di spettatori appartenenti alle generazioni più disparate. La messa in scena, potente e realistica al punto da far accapponare la pelle, è corredata da una colonna sonora da brividi, da una fotografia contrastiva e da una palette di colori tanto saturi da intensificare l’incisività delle inquadrature, rendendole quasi tridimensionali.
Insomma, L’esorcista si è guadagnato, a buon diritto, il titolo di horror per eccellenza. La storia assume il massimo grado di orrore, se pensiamo che Regan rappresenti, in realtà, un ragazzino di 14 anni presumibilmente vittima di una possessione nel 1949 a Cottage City, nel Maryland. Unigenito di una famiglia luterana, il giovane (conosciuto con lo pseudonimo di Roland Doe) fu iniziato allo spiritualismo da una zia, dopo la cui morte, lui cercò di mettersi in contatto attraverso una tavola Ouija. In seguito, fenomeni paranormali molto simili a quelli del film di Friedkin iniziarono a manifestarsi in casa del ragazzo, che dovette essere sottoposto a oltre trenta esorcismi, prima di riuscire a liberarsi dal demonio. Tempo dopo, è emerso che, probabilmente, Roland avesse inventato tutto, ma la verità rimane appannaggio esclusivo del protagonista.
2. Psyco (1960)
Quello che è successo nella stanza numero 1 del Bates Motel non è rimasto lì, ma ha fatto il giro del mondo. Con Psyco, Alfred Hitchcock confeziona un thriller intensissimo che culmina nell’horror già dalle battute centrali. Quella che pensiamo essere la protagonista muore a metà film e lo spettatore deve ricalibrare e ridistribuire tutta l’attenzione sull’unico altro soggetto disponibile. Che si scopre essere duplice. Il complesso di Edipo più famoso del grande schermo risale ai lontani anni ’60 e ha dato l’ispirazione a infiniti altri progetti, rimanendo tutt’ora (e in assoluto) ineguagliato.
Il rapporto tossico e malato tra Norman e sua madre deriva direttamente da quello, realmente esistito, tra il criminale statunitense Ed Gein e la madre Augusta. Luterana fanatica, ossessionata dall’idea che le donne (eccetto lei, s’intende) fossero degli strumenti del demonio, costringeva i due figli a preservare la loro verginità. Ebbe gioco facile soprattutto con Ed, il quale aveva un carattere mite e remissivo. Come dichiarato da molti psicologi criminali, la morte di Augusta Gein portò con sé l’ultimo barlume di sanità mentale che era ancora acceso nel figlio.
3. Non aprite quella porta (1974)
Ecco un altro fresco cinquantenne che svetta clamorosamente sui suoi epigoni. Non aprite quella porta, di Tobe Hooper, è un horror che induce ancora a coprirsi gli occhi e a saltare dalla poltrona. La storia segue le uccisioni efferate di Latherface, macellaio pazzo vittima di una famiglia disfunzionale di cannibali necrofili. Dei malcapitati adolescenti che entrano in contatto con lui, solo una riuscirà a scampare ai colpi letali della sua rumorosa motosega.
Sebbene i titoli di testa rimandino a fatti realmente accaduti, la pellicola è liberamente ispirata, come Psyco e tanti altri lavori per il grande schermo, ai crimini compiuti da Ed “il macellaio del Wisconsin” Gein (sì, ancora lui). In questo caso, l’accento è posto sulla passione del serial killer per la necrofilia e per l’utilizzo di parti del corpo delle sue vittime per la realizzazione di ninnoli, oggetti d’arredamento o indumenti, come testimonia la maschera che ha reso Faccia di Cuoio l’icona che è.
4. Nightmare – Dal profondo della notte (1984)
Freddy Krueger è la dimostrazione che terrore e fascino vadano quasi sempre a braccetto. Con Nightmare – Dal profondo della notte, Wes Craven presenta la personificazione di un incubo. Sotto forma di un uomo orribilmente ustionato, armato di un guanto artigliato, Freddy è il protagonista di incubi raccapriccianti che, al risveglio dei malcapitati, si rivelano essere reali. A tenergli testa, Nancy, una delle final girl più risolute e coraggiose che il panorama slasher possa vantare.
L’idea per la realizzazione del progetto ha origine da un mistero tanto inquietante quanto intrigante. Craven ha dato luce alle vicende di un gruppo di rifugiati asiatici provenienti dal sud-est asiatico, fuggiti dalla tribù Hmong, molti dei quali persero la vita a causa delle convulsioni avute a seguito di incubi terrificanti. Evasi dalla dittatura omicida di Pol Pot, i fuggitivi approdarono negli Stati Uniti e, dopo un anno dal loro arrivo, tre di loro morirono per lo stesso motivo: traumi legati a sogni terribili. In particolare, il più giovane e in salute tra loro, arrivò ad auto indursi la privazione del sonno (proprio come Nancy), fino a cedere al sonno per sfinimento. Il suo risveglio fu caratterizzato da urla disumane, cui seguì una morte misteriosa negli istanti immediatamente successivi.
5. Scream – Chi urla muore (1996)
Altro giro, altro fortunatissimo parto di Wes Craven, che mette a segno l’ennesimo colpaccio con Scream – Chi urla muore. Ghostface, figura esteticamente ispirata al soggetto principale dell’Urlo di Munch, indossa una maschera stilizzata da fantasma e una lunga veste nera che gli ammanta il corpo. È uno stalker telefonico che propone alla sua prima vittima un folle gioco: per salvarsi la vita, dovrà rispondere esattamente ad alcuni quesiti sui film dell’orrore. Ovviamente, la malcapitata fallisce e, da quel momento, ha inizio una serie di terribili omicidi il cui insospettabile colpevole verrà svelato soltanto alla fine.
La storia vera che ha ispirato la pellicola è quella dello “squartatore di Gainesville“, al secolo Daniel “Danny” Rolling, le cui prodezze come ladro e rapinatore furono coronate dall’omicidio di cinque persone a Gainesville. La particolarità delle sue esecuzioni consisteva nel mettere in risalto le modalità in cui le vittime avevano perso la vita per mano sua. Rolling, infatti, spettacolarizzava le uccisioni compiute attraverso giochi di specchi o la disposizione dei cadaveri come se questi ultimi si fossero messi in posa. L’elemento più raccapricciante del lungometraggio, oltre al fatto di essere ispirato a fatti realmente accaduti, è che fu accusato di essere esso stesso di ispirazione per ulteriori, successivi delitti.
6. L’evocazione – The Conjuring (2013)
Alle ore 3:07, tutti gli orologi di casa Perron si fermano e, nel vecchio casolare in cui la famiglia si è appena trasferita, iniziano a verificarsi fenomeni paranormali. In L’evocazione – The Conjuring di James Wan vediamo i coniugi demonologi Ed e Lorraine Warren alle prese con le presenze demoniache che infestano l’abitazione, ostaggio dello spirito demoniaco di Bathsheba Sherman. Il climax ascendente della narrazione culmina in un concitato esorcismo, dopo il quale i Warren sono chiamati a intervenire altrove, dando inizio a una fortunatissima saga cinematografica.
Complici un montaggio frenetico e un ottimo design sonoro, la pellicola ha riscontrato un successo notevole e la coppia di chiaroveggenti, protagonisti di altri lungometraggi ispirati a loro, è salita definitivamente alla ribalta. Nelle interviste che ha rilasciato nel corso della sua vita, la cattolica Lorraine Warren ha dichiarato di essere sempre stata una medium, fin da piccola, e di aver poi deciso di mettere le proprie capacità al servizio del prossimo. Insieme al marito, si è occupata di indagini, esorcismi e divulgazione dell’occulto per un totale di circa diecimila casi, partecipando alla produzione di L’evocazione come consulente e recitando anche in un breve cameo.
7. L’esorcismo di Emily Rose (2005)
Le tre di notte rappresentano un orario galeotto per le vittime di possessione demoniaca. La giovane protagonista di L’Esorcismo di Emily Rose, film di Scott Derrickson, infatti, una volta arrivata al college, inizia a perdere la cognizione del proprio corpo esattamente a quest’ora, un fenomeno che si ripete più volte. Le visioni e le convulsioni che la attanagliano vengono ricondotte a una diagnosi di epilessia e schizofrenia. Dopo cure infruttuose, la ragazza viene affidata a Padre Moore, il quale rivela un’atroce verità: la giovane è posseduta da ben sei demoni e i farmaci che assume per tenere a bada le presunte patologie da cui è affetta ostacolano la sua reazione fisica alla possessione, impedendole di liberarsi delle presenze che albergano nel suo corpo. Il triste epilogo vede Emily morire a seguito di un esorcismo.
La vera storia dietro questa pellicola è semplicemente agghiacciante. Nata in una fervente famiglia cattolica, Anneliese Michel dimostrò, fin dalla tenera età, di avere un’indole remissiva e accondiscendente, oltre che di essere in possesso di una forte vena evangelizzatrice. Il grave disturbo epilettico e la conseguente depressione, dalle quali venne colpita durante l’età adolescenziale, furono ricondotti a infestazione demoniaca. Dato che sia lei che la sua famiglia rifiutavano categoricamente l’ipotesi medica, la ragazza si sottopose volontariamente a un numero esorbitante di esorcismi (67, per la precisione), prima di morire di malnutrizione e consunzione.
8. Poltergeist – Demoniache presenze (1982)
Vittima delle presenze demoniache, in Poltergeist, di Tobe Hooper, è la famiglia Freeling, in particolare la piccola e angelica Carol Anne. L’abitazione, apparentemente tranquilla, in cui vivono i Freeling viene turbata da strane manifestazioni che si palesano dapprima alla bambina, la quale viene sorpresa a rivolgersi al televisore. Dopo altri fenomeni paranormali, il capofamiglia si vede costretto a contattare un gruppo di parapsicologi che, a loro volta, richiedono l’intervento di una medium. Carol Anne viene, intanto, fatta prigioniera dai demoni in un limbo di luce che contiene le anime impenitenti dei cadaveri sepolti sotto la casa, la quale si erge su un antico cimitero abbandonato.
Gli eventi che hanno ispirato il regista per la realizzazione di questo film sono collegati alle reali esperienze con dei poltergeist che hanno coinvolto un giovane Tobe Hooper. Dopo la scomparsa del padre, il cineasta ha dichiarato di aver avuto l’impressione di sentire “porte che si spalancavano, piatti che volavano per casa e altri bizzarri avvenimenti“. Particolare e scabrosa è anche una leggenda che aleggia su questa pellicola, passata alla storia come “maledetta“, e sui suoi sequel: dopo la realizzazione dei lungometraggi, si sono verificati eventi luttuosi che hanno riguardato sei persone coinvolte nella produzione della saga cinematografica.
9. The Mothman Prophecies – Voci dall’ombra (2002)
Il protagonista di The Mothman Prophecies è un giornalista di successo la cui tranquilla e felice vita viene sconvolta dalla prematura scomparsa della moglie a causa di un cancro. Sulla morte della donna aleggia anche un mistero particolare, collegato a una strana allucinazione da lei riportata sotto forma di inquietanti disegni che raffigurano un uomo simile a una falena. In virtù di un’intervista di lavoro, l’uomo scopre che la visione della defunta compagna è condivisa dalla comunità della cittadina di Point Pleasant, nella Virginia Occidentale. La misteriosa entità, i cui messaggi vengono decifrati dal giornalista, gli rivela una terribile sciagura, che lui riuscirà a evitare.
La figura del cosiddetto Mothman (Uomo Falena, in italiano) sarebbe stata realmente avvistata in diversi punti degli Stati Uniti. Il frangente da cui ha tratto ispirazione la pellicola di Mark Pellington risale al 15 novembre del 1966. Due coppie di coniugi raccontarono di star passando, in auto, presso una fabbrica di TNT abbandonata dall’epoca della seconda guerra mondiale e di aver scorto, nascosta accanto a un generatore, una figura bizzarra. Avvicinatisi per osservarla meglio, l’avevano descritta come simile a un essere umano, ma molto più alto, dal colore grigiastro e dagli occhi rossi luminosi, munito di un paio di grosse ali sulla schiena.
10. Dahmer – Il cannibale di Milwaukee (2002)
Ventidue anni fa, un giovanissimo (e biondissimo) Jeremy Renner prestava il volto a David Jacobson per interpretare Jeffrey Dahmer, il famigerato cannibale di Milwaukee. In un montaggio alternato, che unisce il presente con il passato del ragazzo, il regista ripercorre i crimini del protagonista, delineandolo come “un pervertito, un esibizionista, un maniaco sessuale e un assassino“. Malgrado la pellicola non sia tra le più interessanti a livello di maestria cinematografica, è interessante notare come la scelta di cast sia perfettamente azzeccata. L’espressività di Renner rende appieno tutte le contraddizioni della mente disturbata del mostro di Milwaukee.
Tra il 1978 e il ’91, Jeffrey Dahmer si rese esecutore di ben 17 omicidi, compiuti attraverso rituali e metodi estremamente cruenti, che comprendevano la violenza sessuale, la necrofilia, il cannibalismo e lo smembramento. L’omosessualità, che faticava a dichiarare apertamente, faceva sì che le sue vittime fossero tutte di sesso maschile (perlopiù adescate in locali gay) che venivano drogate, per poi essere stuprate e in seguito seviziate. Dei sedici ergastoli che gli vennero comminati, il criminale scontò appena tre anni di detenzione, per poi venire assassinato da un detenuto affetto da schizofrenia.