La società della neve è un film diretto da Juan Antonio Bayona da poco approdato su Netflix, che è ispirato alla storia vera del disastro aereo delle Ande accaduto il 13 ottobre 1972 e delle terribili conseguenze che hanno portato alla morte per assideramento e malnutrizione di 29 passeggeri del volo e della sopravvivenza, dopo 70 lunghissimi giorni di stenti, dei restanti sedici. Una storia di cronaca che il film di Bayona rappresenta in tutta la sua crudezza, nella sua violenza e nell’aspetto emotivo, tanto da ricevere il plauso unanime di pubblico e critica cinematografica.
![Una scena de La società della neve](https://cinemaserietv.it/wp-content/uploads/2023/09/La-societa-della-neve.jpg)
Il film che rappresenterà la Spagna ai prossimi Oscar 2024 nella categoria del miglior film internazionale, prende il volo esattamente come nella realtà: si parte con l’aereo charter uruguayano 571 che decolla il 12 ottobre 1972 dall’aeroporto Carrasco di Montevideo e diretto all’aeroporto Benìtez di Santiago del Cile. Il viaggio era stato prenotato dalla squadra di rugby degli Old Christians Club per recarsi a disputare un incontro al di là della Cordigliera delle Ande: a bordo del velivolo vi era dunque la squadra al completo, accompagnata da tecnici, familiari e amici, ai quali si era aggiunta una persona estranea al gruppo, Graciela Mariani, che si doveva recare a Santiago per il matrimonio della figlia; il giorno dopo, in pieno volo, la tragedia improvvisa. Convinti di essere allineati verso Santiago, i piloti iniziarono la manovra di discesa addentrandosi in un tappeto di nubi ed incontrando una forte turbolenza, che gli fece perdere improvvisamente qualche centinaio di metri di quota.
Piloti e passeggeri si accorsero quindi di essere in volo a pochissimi metri dai crinali rocciosi delle Ande. Per rimediare all’errore il pilota Lagurara spinse al massimo i motori e cercò di riprendere quota, ma ormai era troppo tardi: alle 15:31, a circa 4 200 metri di altitudine, l’aereo colpì la parete di una montagna con l’ala destra, che si staccò e ruotando tagliò la coda del velivolo all’altezza della cambusa; il settore posteriore del velivolo quindi precipitò, portando con sé alcuni passeggeri, mentre l’elica del motore destro sfondava la fusoliera. A causa di quel disastroso impatto, 12 persone morirono immediatamente o subito dopo; a circa 3000 metri di altezza, le temperature notturne arrivavano fino a -30 gradi, un gelo che i primi sopravvissuti cercarono di sovrastare creando una barriera di valigie nella parte squarciata della fusoliera. Ancora peggio furono le strategie per mangiare e bere; all’inizio si beveva del vino all’interno di un tappo di deodorante, si razionava la poca marmellata e il cioccolato che erano a bordo e si scioglieva la neve per berla al posto dell’acqua che scarseggiò da subito. Più passavano i giorni e più il problema cibo si faceva sempre più pressante, tanto che dopo una lunghissima discussione etica e morale e per non morire letteralmente di fame, si decise di cibarsi della carne dei cadaveri delle persone non sopravvissute al disastro aereo e che erano state sepolte sotto la neve, poco vicino al luogo dell’incidente. Dinamiche di cui abbiamo parlato a margine del nostro approfondimento sul cannibalismo, a cura di uno psicologo.
![I superstiti al disastro aereo delle Ande](https://cinemaserietv.it/wp-content/uploads/2024/01/superstiti-disastro-ande.jpg)
La situazione si sblocca, dopo 70 giorni dall’accaduto, quando due dei sedici sopravvissuti finali, Fernando Parrado e Roberto Canessa, decidono di intraprendere una spedizione di emergenza affrontando chilometri e chilometri di montagne e neve al confine con il Cile per raggiungere infine un fiume in disgelo; lì finalmente, il 22 dicembre 1972 e dopo circa 10 giorni di cammino estenuante, incontrano un uomo a cavallo che si accorge di loro, li aiuta ad attraversare e il ruscello e ad allertare le autorità cilene della presenza delle macerie dell’aereo uruguayano nel bel mezzo della Cordigliera. Arrivano i soccorsi e i restanti sedici sopravvissuti vengono portati nella nazione cilena, dove vengono tutti ricoverati in ospedale con sintomi di insufficienza respiratoria da alta montagna, disidratazione, traumi e malnutrizione, ma comunque in condizioni di salute migliori di quanto si sarebbe potuto prevedere, nonostante alcuni avessero perso fino a 40 kg.
Tutti eventi reali che il film La società della neve racconta con minuzia e precisione cronachistica, non lasciando nulla al caso e narrando le tappe, le date e gli eventi fondamentali di un disastro aereo che, pur nella tragedia, ha avuto un che di miracoloso per come è terminato. Quello che il film di Bayona aggiunge alla storia vera è tutto l’aspetto romanzesco dei dialoghi e delle relazioni che vengono intrattenute tra i vari sopravvissuti, enfatizzando così emozione, commozione ed empatia degli spettatori verso una tragedia umana che racconta allo stesso tempo i grandi valori della sopravvivenza e della cooperazione.
Noi il film lo avevamo visto in chiusura di Venezia 80, e nella nostra recensione de La società della neve vi avevamo raccontato di questo il regista spagnolo avesse probabilmente realizzato uno dei miglior survival movie degli ultimi anni.