Il film: Blood and Gold, del 2023 Diretto da: Peter Thowarth Cast: Robert Maaser, Marie Hacke, Alexander Scheer Genere: Drammatico, storico. Durata: 98 minuti. Dove l’abbiamo visto: Su Netflix
Trama: Nel 1945, a pochi giorni dalla fine della seconda guerra mondiale, un disertore e una ragazza si ritrovano coinvolti in una lotta all’ultimo sangue contro un manipolo di soldati nazisti sulle tracce di un tesoro scomparso…
Dopo il recente successo all’Oscar di Niente di nuovo sul fronte occidentale, i film tedeschi e – più in generale – europei ambientati al tempo delle due guerre mondiali stanno tornando a riscuotere interesse a livello internazionale e a dominare il catalogo di Netflix: di recente, ad esempio, vi abbiamo raccontato la drammatica odissea dei marinai norvegesi tra il 1940 e il 1945 con la convincente miniserie War Sailor e le gesta di quattro impavide donne francesi con il discreto telefilm Le Combattenti. Ora, invece, ci troviamo a fare i conti con un film che, fin dal primo trailer, ambisce addirittura a declinare in chiave europea il capolavoro Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino, riproponendone l’immaginario, le musiche, le atmosfere e il linguaggio con un suggestivo mix di storia, azione, violenza pulp e dissacrante ironia.
Puntando su una formula collaudata e fortemente evocativa, il regista Peter Thorwarth mette in scena un’avventurosa e sanguinaria caccia al tesoro ambientata nell’estate 1945, a pochi giorni dalla fine della seconda guerra mondiale. Le atmosfere sono quelle di un western, e la frontiera selvaggia e senza legge è rappresentata dall’intera Germania, ormai a un passo dalla capitolazione. Ma il lungometraggio è davvero all’altezza delle sue affascinanti premesse? Scopriamo nella nostra recensione di Blood and Gold, su Netflix.
Una trama molto promettente…
In una Germania ormai allo sbando e prossima alla resa, il soldato semplice Heinrich decide di abbandonare il proprio reggimento per raggiungere la città di Hagen e mettersi alla ricerca della figlia Lotte.
Un manipolo di SS guidate dallo spietato comandante Von Starnfeld, tuttavia, gli dà la caccia nelle campagne di Sonnenberg e lo impicca per diserzione. L’uomo riesce a sopravvivere soltanto grazie al provvidenziale intervento di Elsa, una giovane donna che vive in una fattoria poco distante in compagnia del fratello minore Paule, affetto dalla sindrome di Down.
Le milizie naziste di Von Starnfeld, nel frattempo, si insediano nel villaggio e iniziano a terrorizzare la popolazione locale: le SS sono alla ricerca del tesoro un tempo appartenuto alla famiglia ebrea dei Löwenstein, assalita dai concittadini nella Notte dei Cristalli mentre era in procinto di lasciare la Germania alla volta della Palestina.
Alcuni abitanti nascondono però un oscuro segreto, e sono anch’essi sulle tracce dei lingotti d’oro scomparsi. Nel frattempo, i nazisti assaltano la fattoria di Elsa e cercano di violentarla, suscitando la furiosa reazione di Heinrich, che impugna le armi per proteggere la donna e suo fratello.
Ha così inizio una spirale di eventi destinata a culminare in una sanguinaria resa dei conti, con una lotta senza esclusione di colpi per la conquista del tesoro. Insomma, in apparenza Blood and Gold sembra avere davvero tutte le carte in regola per affascinare gli amanti del genere…
…raccontata però nel peggiore dei modi
A dispetto delle premesse, qualcosa non va per il verso giusto. Che Peter Thorwarth non fosse certo Quentin Tarantino era più che ovvio fin dall’inizio, ma era quantomeno lecito aspettarsi che, dopo aver strizzato così tanto l’occhio, fin dalle prime scene, agli stilemi cinematografici di Bastardi Senza Gloria, la sceneggiatura e la regia facessero tesoro della loro autorevole fonte e ci regalassero un’ora e mezza di sano intrattenimento, anche senza apportare particolari innovazioni sul tema.
Invece, Blood and Gold fallisce clamorosamente anche nel più semplice degli intenti: nel complesso, la narrazione si rivela estremamente prevedibile e – uccisioni a parte – non riesce mai a suscitare alcun reale coinvolgimento nello spettatore.
A conti fatti, non esiste neppure un vero e proprio “intreccio “: i vari fili del racconto, troppo esili e privi di evoluzioni per sopravvivere autonomamente, si affiancano e si giustappongono senza mai davvero intersecarsi, al punto che, a conti fatti, la missione dei protagonisti e la caccia al tesoro dei nazisti finiscono per incrociarsi quasi accidentalmente nell’ultimo atto. Anche l’epilogo si rivela tutto sommato molto banale, e l’intero sviluppo del lungometraggio lascia l’amaro in bocca, trasmettendo un forte senso di incompiutezza narrativa, ancor prima che cinematografica.
La messa in scena non migliora la situazione: la regia risulta essenziale e scolastica, la fotografia è priva di guizzi e a funzionare davvero sembrano essere soltanto le valide sequenze d’azione e la pregevole colonna sonora. Decisamente troppo poco per un film che nasceva con ambizioni ben maggiori, e finisce invece per limitarsi al proverbiale compitino.
Personaggi anemici e privi di identità
Il punto più debole del lungometraggio è però rappresentato da una galleria di personaggi davvero piatti e bidimensionali, che non subiscono mai alcun vero mutamento o evoluzione nel corso dell’avventura. Eroi, cattivi, vittime e carnefici: tutti recitano svogliatamente il ruolo archetipale che è stato loro assegnata dal canovaccio senza che, al di là delle maschere dei personaggi, si riesca a intravedere un barlume di umanità e di autenticità.
Il film non rappresenta un cammino di crescita o di evoluzione dei nostri personaggi, e purtroppo non fa eccezione neppure il viaggio di Elsa, pure costretta a trasformarsi bruscamente da contadina a cacciatrice di nazisti.
Prendersi a cuore i personaggi di Blood and Gold è davvero un’impresa: i nazisti non risultano realmente detestabili, i nostri eroi sono sagome anemiche e del tutto prive di personalità, e i meschini abitanti del villaggio – che potrebbero a tutti gli effetti rappresentare le sole figure veramente interessanti – hanno a disposizione un minutaggio troppo contenuto per lasciare il segno.
Da parte loro, gli interpreti fanno del proprio meglio per conferire un minimo di solidità alla narrazione e mantengono quantomeno intatto e plausibile il nucleo della vicenda, ma nulla più.
Netflix, di nuovo tu?
Certo, poteva andare peggio. Tutto sommato Blood and Gold fa un discreto lavoro nell’intrattenere gli amanti dell’action e porta a termine la propria missione narrativa senza troppa infamia e alcuna lode. Ancora una volta, però, la piattaforma streaming con la “N” rossa in campo nero sembra voler puntare esclusivamente sulla quantità, senza tenere in minimo conto la qualità: il film di Peter Thowarth sembra confezionato con molta fretta e senza troppe pretese, relegando a un ottimo trailer il compito di strizzare l’occhio a Tarantino e “attirare in trappola” quanti più spettatori possibile.
A conti fatti l’idea di fondo ci sarebbe, l’atmosfera anche, il potenziale non manca e alcuni elementi potrebbero anche aver successo: a penalizzare ogni presupposto, però, contribuiscono una scarsa cura dei dettagli e una complessiva mancanza di ambizione da parte della produzione. Elementi purtroppo familiari, che sembrano trovare riflesso in molti, troppi altri titoli analoghi del catalogo Netflix, rilasciati dalla piattaforma senza un’adeguata rifinitura narrativa e cinematografica.
Anziché investire su prodotti davvero innovativi o di qualità, l’emittente sembra sempre più determinata a inondare il proprio catalogo di prodotti dalla copertina sgargiante e dai contenuti mediocri. Un trend consolidato di cui, purtroppo, Blood and Gold non è che il tassello più recente.
La recensione in breve
Malgrado le ottime premesse narrative e l'esplicita allusione a Tarantino, Blood and Gold tradisce ogni attesa e trasforma nazisti, avventura e caccia al tesoro in un racconto debole e svogliato, affollato da un gran numero di personaggi bidimensionali.
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Voto CinemaSerieTv