Il film: Cosa sarà, 2020. Regia: Francesco Bruni. Cast: Kim Rossi Stuart, Lorenza Indovina, Barbara Ronchi, Giuseppe Pambieri, Ninni Bruschetta, Raffaella Lebboroni, Nicola Nocella, Fotinì Peluso, Galli Tancredi.
Genere: drammatico. Durata: 96 minuti. Dove l’abbiamo visto: in DVD, in lingua originale.
Trama: Un regista cinematografico di scarso successo scopre di essere affetto da leucemia.
Doveva uscire nel marzo 2020 con il titolo Andrà tutto bene, il quarto film da regista di Francesco Bruni, tra i più apprezzati sceneggiatori del grande e piccolo schermo italiano (obbligatorio menzionare le collaborazioni con Paolo Virzì e il franchise televisivo di Montalbano). Poi c’è stata la pandemia, che ha sospeso il debutto in sala e portato alla decisione di cambiare l’appellativo, divenuto una delle frasi maggiormente associate alla crisi sanitaria in Italia. Ha quindi esordito con il nuovo titolo alla Festa del Cinema di Roma, per poi uscire al cinema per un solo giorno prima del secondo lockdown, che ha comportato un passaggio prematuro in digitale appena sette giorni dopo. Destino curioso per quello che è un film fragile, delicato, molto personale, di cui parliamo nella nostra recensione di Cosa sarà.
Non si nomina Bruno, no, no, no
Bruno Salvati, alter ego del suo autore che per la sceneggiatura si è ispirato alle proprie esperienze, è un regista cinematografico di scarso successo, da poco separato dalla moglie con cui è però rimasto in buoni rapporti, anche per il bene dei due figli, la ventenne Adele e il teenager Tito. Un giorno Bruno scopre di avere una forma di leucemia, e inizia un lungo percorso ospedaliero a base di chemioterapia e ricerche di persone compatibili per un trapianto di cellule staminali ematopoietiche. La situazione sembra poco rosea, fino al momento in cui il padre di Bruno svela un segreto di famiglia che potrebbe assicurare il lieto fine alla vicenda…
Kim Bruni Stuart
Bruno domina l’azione con il volto magnetico di Kim Rossi Stuart, da sempre una presenza carismatica sullo schermo e qui dotato di una grande vulnerabilità che accresce l’efficacia emotiva del racconto fin dalle prime inquadrature. È circondato da un cast di contorno in stato di grazia, in particolare le presenze femminili che hanno le fattezze e il talento di Lorenza Indovina, Barbara Ronchi, Raffaella Lebboroni e Fotinì Peluso (quest’ultima una delle grandi giovani promesse del cinema europeo di oggi, e successivamente diretta di nuovo da Bruni nella serie Tutto chiede salvezza). Delizioso, sul piano cinefilo, il ruolo di Ninni Bruschetta, il mitico Duccio Patanè di Boris, qui nei panni del produttore di Bruno.
Una storia di sopravvivenza
La principale cifra stilistica della poetica di Bruni, come sceneggiatore e come regista, è la grande umanità che dà ai suoi personaggi, fattore elevato all’ennesima potenza in questa sede poiché la premessa è palesemente, dolorosamente personale (con echi parziali de La linea verticale, la serie che Mattia Torre, scomparso nel 2019 e a cui il film è dedicato, ha evocato le proprie esperienze con la malattia), elaborata attraverso gli occhi dei personaggi, spesso l’unica parte visibile del volto nel contesto dell’ospedale, e del cinema. Un esercizio di autofiction che rielabora il trauma in modo profondamente sincero, trasformando l’esperienza quasi fatale in un racconto di guarigione all’insegna dell’ottimismo, un ottimismo comunque intriso di malinconia che forse avrebbe stonato con quel titolo originale, quell’Andrà tutto bene che nel 2020 è divenuto quasi beffardo. Perché di beffardo in questo film non c’è nulla, a parte qualche scena in cui Bruni sembra servirsi dell’alter ego Bruno per prendere simpaticamente in giro il proprio ambito professionale.
La recensione in breve
Francesco Bruni firma l'ennesimo bel ritratto di interazioni umane servendosi delle proprie esperienze per riflettere sulla malattia.
- Voto CinemaSerieTV