Il film: Il caso Rosa Peral, 2023. Regia: Carles Vidal Novellas e Manuel Pérez. Genere: True crime, documentario. Cast: Rosa Peral e Albert López. Durata: 80 minuti. Dove l’abbiamo visto: su Netflix.
Trama: Rosa Peral viene accusata, insieme al suo amante Albert López, dell’omicidio del suo compagno Pedro Rodríguez: che cosa ha portato a tale accusa? La donna è veramente colpevole o anche lei è stata incastrata?
Tra le serie thriller Netflix di maggior successo dell’ultimo periodo non possiamo che citare la recente In fiamme, disponibile sulla piattaforma dall’8 settembre (e a cui abbiamo dedicato sia una recensione che un approfondimento del finale). A rendere quest’uscita ancor più interessante il fatto che, contemporaneamente, il colosso dello streaming abbia reso disponibile il film Il caso di Rosa Peral, documentario dedicato al delitto che ha ispirato, appunto, la serie diretta da Carles Vidal Novellas e Manuel Pérez e interpretata dalla splendida Úrsula Corberó. In fiamme racconta un caso che sconvolse la Spagna nel 2017: un’agente della polizia di Barcellona, Rosa Peral (Corberó), viene accusata di essere l’artefice dell’omicidio del suo compagno, Pedro Rodríguez (nella serie Jose Manuel Poga), insieme al suo amante ed ex fidanzato Albert López (Quim Gutiérrez).
Come vedremo in questa recensione de Il caso di Rosa Peral (in originale Las cintas de Rosa Peral) ripercorre il caso concentrandosi maggiormente sul processo di Rosa e Albert, piuttosto che sul delitto in sé: tramite una serie di fondamentali testimonianze – tra cui quella della stessa Rosa, che chiama dalla prigione – viene approfondito tutto ciò che è accaduto dopo l’omicidio, dal circo mediatico che si è creato attorno all’accaduto fino alla condanna dei due – si suppone – complici. Rosa, infatti, pur essendo stata condannata a 25 anni di prigione si dichiara tutt’ora innocente e continua ad incolpare Albert di essere l’unico vero colpevole. Ma qual è la verità? Il documentario di Carles Vidal Novellas e Manuel Pérez non si pone l’obiettivo di svelare chi sia stato ad uccidere Pedro Rodríguez, ma semplicemente di riportare ciò che accadde dopo l’omicidio con la maggiore completezza possibile, mettendo insieme i punti di vista tanto dell’accusa come della difesa e soffermandosi su come tanto i media come anche il procuratore che ha costruito il caso contro Rosa abbiano modellato un’immagine della donna in qualche modo esagerata e fallace. Una femme fatale, una vedova nera dall’insaziabile sessualità o una madre di famiglia incastrata in diverse relazioni tossiche: chi è veramente Rosa Peral? Il documentario non ce lo svela, ma è capace di coinvolgere ed intrigare, raccontandoci un fatto di cronaca nera davvero unico nel suo genere.
La trama: il processo contro Rosa Peral
Come vi anticipavamo, Il caso di Rosa Peral racconta il delitto di Pedro Rodríguez da parte della compagna Rosa Peral e del suo amante Albert López: i due sono stati ritenuti complici nell’omicidio e sono stati di conseguenza condannati. Ma come si è svolto il processo che li ha visti protagonisti? Il documentario segue tanto l’accusa che la difesa di Rosa, ritenuta dai primi un’esperta manipolatrice e dai secondi una vittima delle circostanze, incastrata da Albert. Attraverso le numerosissime testimonianze che arricchiscono il film (da quelle dei giornalisti a quelle degli avvocati e del procuratore) scopriamo come durante il processo venne costruito il personaggio di Rosa, una femme fatale dalla vorace sessualità che passava da un amante all’altro, una donna capace di qualsiasi cosa pur di raggiungere i propri scopi. Ma Rosa è anche una madre affettuosa, preoccupatissima del benessere delle sue figlie e che facilmente restava invischiata in relazioni tossiche ed abusive. I media, che hanno compreso l’enorme potenziale di una storia di questo tipo, hanno contribuito a costruire la sua immagine di “vedova negra”: come viene dichiarato nel documentario – proprio da un giornalista – raccontare la storia di un’assassina rispetto a quella di due uomini che litigano per la stessa donna sul pubblico ha tutt’altro appeal.
Quanto può influire l’opinione che una giuria si fa su una persona, anche in mancanza di vere e proprie prove, sull’esito di un processo? E il fatto che Rosa sia una donna, bellissima e chiaramente attraente agli occhi degli uomini, può aver condizionato l’opinione negativa che ci si è fatti su di lei? Il documentario di Vidal Novellas e Pérez punta chiaramente il dito contro il machismo ancora così radicato nella società in cui viviamo, senza però azzardarsi a dare un giudizio sui fatti al centro del caso. Il punto di questo prodotto, quindi, è più quello di evidenziare il ruolo dei media e dell’opinione pubblica sul risultato del processo, più che soffermarsi sui dettagli dell’omicidio di Pedro Rodríguez. Una scelta a suo modo interessante, ma che potrebbe scontentare chi è abituato a documentari true crime più approfonditi ed esaustivi.
È necessario vedere In fiamme per godersi il documentario?
L’impressione, infatti, è che il documentario sia un prodotto pensato per seguire la visione di In fiamme, come se la serie narrasse i fatti principali e Il caso di Rosa Peral si concentri invece su altri elementi. Assolutamente importanti, su questo non c’è dubbio, ma che rendono l’opera decisamente meno fruibile. Seguire la narrazione del documentario senza prima aver visto la serie, infatti, non è così semplice: il racconto non segue un filo cronologico ben preciso e dà per scontati elementi importanti dell’omicidio, presupponendo che lo spettatore conosca già piuttosto nel dettaglio quanto accaduto. Rosa Peral è una figura estremamente conosciuta in patria, ma lo è molto meno qui da noi o nel resto del mondo: per questo, la visione del documentario a lei dedicato al di fuori della Spagna dovrebbe essere vincolata a quella della serie. Una strategia interessante da parte di Netflix quella di distribuirli insieme, ma che, come già dicevamo, potrebbe scontentare una fetta di pubblico.
La recensione in breve
Il caso Rosa Peral potrebbe scontentare il pubblico che si approccia al documentario senza aver visto prima la serie In fiamme. Si tratta comunque di un prodotto interessante, ben realizzato e ricchissimo di testimonianze.
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