Il film: Indiana Jones e l’ultima crociata, 1989. Regia: Steven Spielberg. Cast: Harrison Ford, Sean Connery, Denholm Elliott, Alison Doody, John Rhys-Davies, Julian Glover, River Phoenix.
Genere: azione, avventura. Durata: 128 minuti. Dove l’abbiamo visto: su Disney+, in lingua originale.
Trama: Indiana Jones ha di nuovo a che fare con i nazisti, alla ricerca del Sacro Graal, e deve anche ritrovare suo padre, misteriosamente scomparso.
“Ho sempre voluto fare un film di James Bond”, disse Steven Spielberg a George Lucas durante la conversazione che portò all’alleanza creativa fra i due per I predatori dell’arca perduta. Otto anni dopo, per chiudere quella che all’epoca era pensata come una trilogia, il regista ha firmato quello che effettivamente è il film più bondiano della saga a livello di azione, con la carica simbolica aggiuntiva del casting di Sean Connery, l’agente 007 primigenio, come genitore di Indy. Il risultato è un (allora) finale a dir poco epico, oggetto di questa nostra recensione di Indiana Jones e l’ultima crociata.
La trama: papà, dove sei?
Nel 1938 Indiana Jones chiude i conti con un anonimo gangster che aveva già incrociato nel 1912, quando era adolescente. Tornato a casa, scopre che suo padre Henry è assente, e subito dopo viene contattato dall’uomo d’affari Walter Donovan, finanziatore delle ricerche del genitore. Stando a Donovan, Henry avrebbe scoperto l’ubicazione del Sacro Graal, e per trovare l’oggetto bisogna prima trovare lui. Aiutato da Sallah, Marcus Brody e dall’assistente del padre, Elsa Schneider, Indy parte alla ricerca del Graal, inizialmente ignaro del fatto che loro non sono gli unici sulle tracce di Henry: anche i nazisti vogliono il Graal, nel tentativo di avere un vantaggio tattico simile a quello che avrebbero avuto due anni prima con l’Arca dell’Alleanza.
Il cast: Senior e Junior
Il principale punto di forza è l’intesa scenica tra Harrison Ford e Sean Connery, quest’ultimo un perfetto padre letterale e spirituale di Indiana Jones (inteso come personaggio e franchise), e motore ideale per un nuovo lato della personalità di Indy, più insicuro al cospetto dell’illustre genitore/mentore. Dopo la loro assenza ne Il tempio maledetto, il ritorno di Denholm Elliott (Brody) e John Rhys-Davies (Sallah) è fondamentale per tornare alle atmosfere più leggere del primo film, elemento particolarmente caro a Spielberg dopo le reazioni parzialmente avverse alla virata dark del secondo capitolo. Alison Doody e Julian Glover aggiungono invece un fascino ambiguo alle figure di Elsa e Donovan. Infine, menzione doverosa per River Phoenix, scelto appositamente da Ford (di cui aveva interpretato il figlio in The Mosquito Coast), che nel prologo emula perfettamente il collega nei panni di un Indiana Jones teenager, ispiratore della serie televisiva sulla gioventù dell’archeologo andata in onda negli anni Novanta.
Passo indietro e passo avanti
Per esplicita ammissione di Spielberg, questo terzo e all’epoca ultimo episodio era una regressione voluta, un tentativo di ripristinare le atmosfere del primo capitolo dopo che il secondo non era stato particolarmente apprezzato. E se da un lato quel ritorno sui propri passi è evidente, al punto da menzionare esplicitamente l’Arca in un gustoso rimando all’avventura che diede inizio al tutto, dall’altro è evidente anche il volersi muovere in una direzione più matura, ma senza la patina dark della trasferta in India. Difatti, complice l’elemento paterno, i frammenti emotivi riscontrabili nel primo lungometraggio acquistano in questa sede una maggiore consistenza, e si fa più forte anche l’influenza del disegnatore disneyano Carl Barks con Indiana, novello Paperon de’ Paperoni, costretto a imparare che a volte il tesoro di turno non giustifica ogni mezzo necessario. E la vera avventura, che sia un inseguimento in moto o una cavalcata al tramonto accompagnata dalla versione più epica e memorabile del tema composto da John Williams, è quella vissuta con la famiglia.
La recensione in breve
Il terzo film di Indiana Jones punta sulla famiglia e torna, con sfumature più emotive e mature, alle atmosfere spensierate del primo capitolo.
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Voto CinemaSerieTV