Il film: Leurs enfants après eux, 2024. Regia: Zoran Boukherma, Ludovic Boukherma. Cast: Paul Kircher, Angélina Woreth, Sayyid El Alami, Gilles Lellouche, Ludivine Sagnier, Louis Memmi. Genere: drammatico. Durata: 144 minuti. Dove l’abbiamo visto: alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, in lingua originale.
Trama: I percorsi di tre giovani si incrociano con conseguenze drammatiche nel periodo estivo, ogni due anni.
A chi è consigliato? Agli appassionati di storie di formazione e/o di cinema francese.
Dopo tre lungometraggi che in un modo o nell’altro giocavano con i generi (l’opera seconda Teddy, satira politica con protagonista un lupo mannaro, fece parte della fantomatica Selezione Ufficiale di Cannes 2020), i gemelli francesi Zoran e Ludovic Boukherma, già allievi di Luc Besson (ha fondato lui la scuola di cinema dove i due si sono avvicinati al mezzo filmico), sono approdati alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Lo hanno fatto con il loro quarto lavoro, adattamento di un romanzo di successo (edito in italiano con il titolo E i figli dopo di loro) che nel 2018 ha ricevuto il Prix Goncourt, uno dei massimi riconoscimenti letterari transalpini, suscitando l’anno successivo l’interesse dei produttori per una trasposizione cinematografica, di cui parliamo in questa recensione di Leurs enfants après eux.
Accadde in estate…
La storia inizia nel 1992, nei pressi di Heillange, nella regione francese nota come Grand Est. Il giovane Anthony passa le giornate a oziare con suo cugino, e un giorno fa la conoscenza della coetanea Steph, da cui è immediatamente attratto. Quella sera incrocia anche Hacine, un ragazzo magrebino che si atteggia da gangster in quanto spacciatore di cannabis, e tra i due non corre buon sangue. I loro percorsi continuano a incrociarsi nelle estati successive ogni due anni: nel 1994, fa un lavoretto stagionale e incontra di nuovo la ragazza, mentre Hacine torna da una permanenza all’estero per cercare di imporsi nuovamente sulla scena del narcotraffico; nel 1996, prima che Anthony parta per il militare, le loro strade convergono a una festa per il 14 luglio; e nel 1998, in piena frenesia per i mondiali di calcio, arriva il momento delle decisioni definitive per passare all’età adulta…
Giovani attori crescono
Il cast principale è composto per lo più da volti nuovi e relativamente sconosciuti, con l’eccezione dell’interprete di Anthony, Paul Kircher (figlio di Irène Jacob), che si è fatto notare a Cannes nel 2023 come giovane comprimario in The Animal Kingdom di Thomas Cailley (vedi foto) ma ha ancora un po’ di strada da fare come attore principale (la sua performance in questa sede è disperatamente alla ricerca di un carisma che un po’ gli manca). La generazione precedente è invece rappresentata dai due genitori del protagonista: il padre alcolizzato è Gilles Lellouche, che ha anche partecipato al progetto come produttore e si riconferma ancora una volta un ottimo caratterista anche fuori da un contesto comico, ambito in cui si è affermato in patria; la madre, invece è Ludivine Sagnier, una scelta a suo modo simbolica poiché due decenni fa, quando l’attrice aveva poco più di vent’anni, era lei a turbare le estati in pellicole come Swimming Pool di François Ozon, mentre ora osserva i giovani di oggi che cercano di crescere.
Gioventù bruciata
Portando al cinema le 425 pagine del romanzo di Nicolas Mathieu, i due registi hanno per forza di cose dovuto cambiare o omettere delle cose, anche se l’andamento generale della trama è quello, così come l’impianto musicale (le quattro parti del libro hanno proprio dei titoli tratti da canzoni che facevano parte della vita estiva dell’epoca). Ma nel dare quasi tutto lo spazio al côté adolescenziale, visivamente forte ma tematicamente claudicante man mano che passano gli anni sullo schermo (e i minuti del film, 144 in totale), viene a mancare la componente sociale del libro, esplicitamente collocato in un contesto di crisi legata alla deindustrializzazione che nel film è appena accennato, soprattutto per quanto concerne i genitori che, al netto della bravura dei loro interpreti, hanno delle presenze abbastanza superficiali. E proprio quando sembra che si potrebbe andare oltre, quella componente svanisce nella notte, come l’estate giunta al suo termine, e il film, per quanto ammirevolmente ambizioso e realizzato con una cura formale sbalorditiva, rimane un po’ bloccato, in una sorta di stasi, come i suoi giovani protagonisti.
La recensione in breve
L'ambizione è evidente, ma la materia prima è troppo ricca per quello che è un film troppo squilibrato sul piano tematico.
Pro
- La fotografia cattura bene le temperature roventi estive
- Le scelte musicali sono impeccabili
- Gli attori sono per lo più efficaci
Contro
- Paul Kircher non ha ancora tutto il carisma necessario
- I personaggi secondari sono un po' sacrificati
- Voto CinemaSerieTV