Il film: Rossosperanza, 2023. Regia: Annarita Zambrano. Cast: Margherita Morellini, Leonardo Giuliani, Andrea Sartoretti, Daniela Marra, Elia Nuzzolo, Ludovica Rubino, Rolando Ravello, Luca Varone.
Genere: drammatico. Durata: 87 minuti. Dove l’abbiamo visto: al Locarno Film Festival, in lingua originale.
Trama: Quattro giovani, figli di famiglie benestanti, si incontrano in una villa dove sono stati mandati per diventare “normali”.
Era il 2017, e a Cannes, nella sezione Un Certain Regard, si faceva notare un’interessante coproduzione italo-francese, Dopo la guerra. Primo lungometraggio di Annarita Zambrano, analizzava le conseguenze della politica di François Mitterrand, durante la cui presidenza fu possibile rifugiarsi in Francia senza temere ripercussioni (come aveva fatto l’ex-brigatista Marco Lamberti, protagonista del film, fuggito dall’Italia dopo un omicidio). Sei anni dopo, la regista italiana residente a Parigi è tornata dietro la macchina da presa per un’opera seconda che ha debuttato nel prestigioso Concorso Internazionale del Locarno Film Festival, e di cui parliamo nella nostra recensione di Rossosperanza.
La trama: un quartetto “disagiato”
1990. Nazzarena detta Zena, Adriano, Alfonso e Marzia vengono da famiglie benestanti ma non si sentono in sintonia con la società in cui sono cresciuti. Si incontrano a Villa Bianca, una dimora esclusiva dove i giovani “difficili” vengono mandati dai genitori per diventare “normali”, ed è lì che Zena si ritrova su iniziativa di madre e padre (quest’ultimo particolarmente rispettato in quanto medico personale del Papa). Una volta arrivata fa rapidamente la conoscenza degli altri tre principali elementi di disturbo nella comunità, e insieme cominciano a inscenare piccoli atti di ribellione, nella speranza di trovare quella libertà che il loro ambito famigliare ha sempre smorzato. Ma non è detto che tutto si risolva come speravano, e la violenza è dietro l’angolo perché, come suggerisce la sequenza d’apertura, in giro per strada si muove anche una tigre…
Il cast: giovani scoperte
Dopo aver soprattutto diretto abilmente due professionisti affermati come Giuseppe Battiston e Barbora Bobulova nel suo film precedente, qui Annarita Zambrano si concentra sulle nuove generazioni, con un quartetto di giovani talenti composto dall’esordiente assoluta Margherita Morellini, da Ludovica Rubino (vista nella serie Prisma), Leonardo Giuliani e Luca Varone, con il supporto di interpreti come Andrea Sartoretti, Daniela Marra e Rolando Ravello. Un meccanismo creativo che evita la presenza di vere star, come poteva essere il caso di Dopo la guerra, per creare con dei volti forti ma non conosciutissimi un microcosmo di passioni e orrori all’inizio degli anni Novanta.
Remix del passato
Il rosso del titolo è soprattutto quello del disco che Zena fa girare, ribadendo l’importanza della musica in questo film che, come il suo predecessore, indaga l’Italia tramite il suo passato. Questa volta con un tocco più libero, sregolato, coerente con il desiderio di libertà dei suoi protagonisti, laddove Dopo la guerra, come i suoi personaggi segnati da decenni di dolore, si presentava con il rigore formale di chi vuole avere tutto sotto controllo. Forse un po’ troppo astratto, con 87 minuti che sono pochi per elaborare tutti gli elementi tematici presentati nel corso del film, ma comunque un viaggio affascinante nella psiche di quattro ragazzi che, nel 1990 ma spiritualmente anche oggi, si vogliono ribellare a quella alta borghesia che pretende di dettare i loro destini in base a criteri del tutto artificiosi. Quanto alla seconda metà del titolo, a fine proiezione essa è ormai non più speranza, ma conferma. Quella delle intuizioni cinematografiche di Zambrano, un talento che merita tutt’altra visibilità in un sistema, sia italiano che francese, che non sempre si accorge delle promesse più interessanti.
La recensione in breve
Annarita Zambrano firma un'opera seconda meno rigorosa, più libera, raccontando con brio passioni e turbe giovanili nell'Italia del 1990.
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Voto CinemaSerieTV