Il film: The Shrouds, 2024. Regia: David Cronenberg. Cast: Vincent Cassel, Diane Kruger, Guy Pearce, Sandrine Holt.
Genere: drammatico, fantascienza. Durata: 116 minuti. Dove l’abbiamo visto: al Festival di Cannes, in lingua originale.
Trama: Un uomo d’affari inventa una tecnologia particolare che consente alle persone di osservare a distanza i loro cari defunti…
A chi è consigliato? Agli appassionati del David Cronenberg più cerebrale e meno sanguinolento.
David Cronenberg è stato sposato due volte: la prima volta, con Margaret Hindson, è finita con un divorzio talmente ostile che il cineasta canadese esorcizzò il tutto con uno dei suoi lungometraggi più brutali, Brood – La covata malefica. La seconda unione è stata più felice, e si è conclusa solo a causa della morte della moglie Carolyn Zeitman, nel 2017. Anche in questo caso Cronenberg ha reagito trasformando il suo dolore in un soggetto per lo schermo, divenuto lungometraggio dopo una prima versione concepita come serie per Netflix. Un lungometraggio presentato in anteprima mondiale, in concorso, a Cannes, come la maggior parte dei film del regista dal 1996 in poi, e di cui parliamo nella nostra recensione di The Shrouds.
Osservazione macabra
Karsh, un uomo sulla cinquantina, vive a Toronto, dove ha inventato una controversa tecnologia nota come GraveTech: nel suo cimitero, di cui esistono controparti in altri paesi, i defunti vengono avvolti in un apposito sudario che consente ai vivi, tramite dispositivi remoti, di osservare la decomposizione dei cadaveri. Lo stesso Karsh è stato tra i primi a usufruirne, avendo architettato la cosa per non dover lasciare andare la moglie Becca, stroncata da un tumore. Una sera il cimitero viene vandalizzato, e Karsh cerca di scoprire chi c’è dietro, con tre persone ad aiutarlo: Maury, che lo aiutò ai tempi a installare l’impianto di sorveglianza; Terry, la sorella gemella di Becca, appassionata di teorie del complotto; e Hunny, un’intelligenza artificiale le cui fattezze e la cui voce ricordano la moglie defunta…
Vincent Cronenberg o David Cassel?
Qualora vi fossero dubbi sull’impostazione molto personale del progetto, li fa sparire praticamente subito Vincent Cassel, il cui parziale disagio con la recitazione in inglese lo rende perfetto per la parte di un uomo distrutto dal dolore, alter ego esplicito di Cronenberg (sono fisicamente identici in questa sede, e come spesso capita per i film del regista le riprese si sono svolte a distanza ravvicinata dal suo domicilio nell’Ontario). Diane Kruger, che ha sostituito Léa Seydoux a causa di altri impegni di quest’ultima, è l’altra faccia della medaglia con il triplice ruolo di Becca, Terry e Hunny, un gruppo che consente all’attrice tedesca, spesso sottovalutata in progetti non europei, di esibire diversi strati della sua versatilità interpretativa. Completa il terzetto principale, nei panni dell’asociale Maury, un divertito Guy Pearce.
Un nuovo tipo di body horror
Se nel precedente Crimes of the Future si aveva a tratti l’impressione che il regista si stesse autoplagiando con il recupero di un copione vecchio, qui si sente la sintonia tra Cronenberg e un tipo diverso di orrore, più personale e autobiografico in più di un senso (prima di fare il cineasta si era interessato a una carriera da scienziato, motivo per cui quella disciplina tende a fare capolino nella sua filmografia). Per certi versi, è ancora più doloroso e d’impatto il body horror in questa versione letteralmente terra terra, dove la trasformazione in sé non ha nulla di fantascientifico ed è talmente reale da far male. L’addio alla consorte diventa meditazione universale su come possiamo (cercare di) andare avanti. E se nel caso di Karsh la reazione è stata a dir poco radicale, per Cronenberg si tratta di un lavoro artistico non privo di difetti (la componente thriller, se tale vogliamo chiamarla, è un po’ tirata per i capelli), ma attraversato da una sincerità che arriva dritta al cuore. Esposto sotto il sudario.
La recensione in breve
Davd Cronenberg rielabora il lutto a modo suo con un film potente e personale sulla nostra reazione alla morte.
Pro
- La premessa è in linea con il cinema di Cronenberg
- Gli attori sono perfetti per i rispettivi ruoli
- La componente personale è molto potente
Contro
- Chi preferisce il Cronenberg più cruento potrebbe non appassionarsi a questa storia
- La componente thriller vacilla un po'
- Voto CinemaSerieTV