Venerdì pomeriggio, alla conferenza stampa più attesa della 77esima edizione del Festival di Cannes, il leggendario regista Francis Ford Coppola ha risposto alle domande sul suo ultimo lavoro, Megalopolis, che è stato presentato in anteprima mondiale alla kermesse francese giovedì 16 maggio sera. Un film dalle forti correnti politiche, come ha sottolineato anche dallo stesso Coppola, il quale ha dichiarato di vedere parallelismi tra l’America moderna e la caduta di Roma.
“La nostra politica ci ha portato al punto in cui potremmo perdere la nostra repubblica“, ha detto il regista. “Non saranno i politici la risposta. Sento che sono gli artisti d’America. Il mio sogno, la mia speranza è che siano gli artisti del nostro paese a far luce su di loro“. Non a caso, nel film Shia Labeouf interpreta il rampollo di una famiglia benestante che finisce per diventare una figura in stile Donald Trump.
Coppola si è poi rivolto a Jon Voight, uno degli attori più convintamente conservatori di Hollywood, per chiedergli cosa ne pensasse della direzione del paese, dato che ha opinioni diverse da quelle del regista. Voight ha detto che crede che tutti si stiano ponendo la stessa domanda, ovvero come aiutare il mondo per la prossima generazione. L’attore, che nel film interpreta Hamilton Crasso III, il ricco zio di Cesar (Adam Driver) a capo della Crassus National Bank, ha dichiarato: “Sono d’accordo con questo film, sono d’accordo sul fatto che gli esseri umani siano in grado di risolvere ogni problema nel quale si trovino”.
Come già detto nella nostra recensione, Megalopolis è un film che esplora il contrasto tra il sogno utopico e la dura realtà attraverso il personaggio interpretato da Adam Driver. Driver veste infatti i panni di Cesar, un genio visionario, determinato a costruire una città ideale, un’utopia che rappresenti il meglio dell’umanità. Tuttavia, il suo progetto ambizioso si scontra con un mondo pervaso da crudeltà e corruzione, mettendo in evidenza le difficoltà e le sfide di chi cerca di cambiare il mondo.
La pellicola, che è costata a Coppola più di 120 milioni di dollari del suo patrimonio personale, sta polarizzando in maniera estrema la critica, guadagnandosi sia lodi entusiastiche che stroncature senza appello, come quella di The AV Club che l’ha definita un’opera “scritta da un migliaio di scimmie, alcune analfabete, altre meno:”