La serie: Cleopatra, del 2023 Creata da: Tina Gharavi. Cast: Adele James,
Craig Russell, Nada El Belkasmi. Genere: Documentario. Durata: 45 minuti/4 episodi. Dove l’abbiamo visto: Su Netflix.
Trama: Cleopatra VII è passata alla storia come l’ultima regina d’Egitto, e per il suo ruolo chiave nella storia di Roma. Ma era una seduttrice o stratega? Una doppiogiochista o un’anticonformista? Il documentario di Tina Gharavi prova a offrire una risposta…
Nelle scorse settimane, l’annuncio della seconda stagione del documentario African Queens ha suscitato un vespaio di polemiche in tutto il mondo con la sua controversa decisione di portare sullo schermo una Cleopatra dalla carnagione scura.
La scelta – che rappresenta soltanto l’ultima tappa di un percorso ben più sistematico di reinterpretazione della storia da parte della piattaforma streaming – ha sortito l’effetto di magnetizzare l’attenzione di tutti i media sul nuovo ciclo di episodi. Ciclo che, a quanto pare, ha del tutto abbandonato il titolo (e la vocazione?) originale, e si presenta ora sul mercato come una miniserie a sé stante, contraddistinta dal solo nome della regina egizia.
Una mossa senz’altro proficua a livello commerciale, dal momento che la prima stagione di African Queens, dedicata alla storia regina Njinga, non era purtroppo riuscita a lasciare il segno sul grande pubblico. Ma al di là delle astute strategie di mercato della produzione e dell’acceso dibattito sul “blackwashing”, com’è questa famigerata docuserie?
Abbiamo già esposto diffusamente in un altro articolo la nostra opinione in merito alla scelta di un’interprete di colore, e in questa sede non intendiamo indugiare oltre sull’argomento o farcene condizionare più di tanto: per proporre una recensione di Cleopatra, occorre andare al di là dei dibattiti superficiali ed entrare davvero nel merito della serie. In fondo, la qualità di un libro non si giudica certo dalla copertina…
La trama: ascesa e caduta di una donna straordinaria
Nel corso dei suoi quattro episodi, la docuserie diretta da Tina Gharavi ripercorre la biografia di Cleopatra VII, provando a sfatare l’antico pregiudizio che la descrive come una subdola seduttrice e manipolatrice.
Dopo aver ricevuto un’eccellente formazione linguistica, filosofica, letteraria e scientifica nel palazzo reale di Alessandria, l’adolescente Cleopatra è chiamata insieme al fratello Tolomeo XIII a succedere al padre, Tolomeo Aulete. Ben presto tra i due scoppia però una guerra civile istigata dalla brama di potere dell’eunuco Potino, e Cleopatra è costretta a fuggire in esilio insieme alla sorella Arsinoe.
A cambiare per sempre le sorti della storia è però l’arrivo in Egitto del generale romano Pompeo, che viene decapitato dai consiglieri di Tolomeo nel futile tentativo ingraziarsi i favori del suo rivale Cesare. Lo stratagemma fallisce miseramente, e Cleopatra si trova costretta a negoziare con Cesare e a convincerlo a non infierire sull’Egitto per questo tragico errore, inducendolo a concedere condizioni economiche di favore all’indebitata valle del Nilo.
Tolomeo XIII, tuttavia, sfida ancora la potenza di Roma e suscita la celebre guerra alessandrina, durante la quale un incendio divora la celebre biblioteca della città: un anno dopo, Cleopatra concepirà un figlio da Cesare, e inizierà a coltivare il sogno di unire le sorti dell’Egitto e di Roma. L’assassinio delle Idi di marzo e l’ascesa di Antonio e Ottaviano, tuttavia, cambierà bruscamente le carte in tavola, e costringerà Cleopatra a scelte sempre più difficili per proteggere il suo regno dalla minaccia dell’annientamento…
La figlia dei due mondi
Purtroppo il titolo del paragrafo non si riferisce a Cleopatra – che, come ci confermano le fonti antiche, si trovò effettivamente costretta a conciliare il mondo egizio con quello romano – bensì alla stessa miniserie, che sembra incapace di trovare la propria strada di fronte al bivio tra fiction e documentario.
Malgrado la sinossi di Netflix parli di una “docuserie informativa che esplora la vita e il contributo di Cleopatra“, e l’adozione di un costante voiceover didascalico sembri confermare tale approccio, non c’è neppure l’ombra di un rigore documentaristico di sorta: la narrazione degli eventi cede continuamente il passo alla retorica, ed è quasi del tutto assente la menzione delle fonti antiche da cui proverrebbero le opinabili informazioni riferite dagli esperti durante i loro interventi fuori campo.
Come se non bastasse, molte problematiche vengono grossolanamente semplificate, quasi come se si dovesse badare più all’intrattenimento che alla verosimiglianza storica.
Questioni di famiglia?
Limitando l’analisi delle semplificazioni storiche al primo episodio – ma il discorso si protrae anche nelle puntate successive! – la serie ci presenta una Cleopatra graniticamente certa che Pompeo non debba essere assalito e decapitato, poiché è pur sempre il genero di Cesare. Si tratta di una posizione non confermata da alcuna fonte antica, dal momento che in quella fase Cleopatra si trovava in esilio: qualsiasi sua opinione sulla politica di palazzo è frutto di pura congettura degli autori!
L’eunuco Potino, consigliere di Tolomeo XIII e “villain” del nostro ben poco documentaristico racconto decide invece prontamente di fare la scelta sbagliata, malgrado, come ribadisce ben tre volte la voce fuori campo, Pompeo sia il genero di Cesare! Ma Potino era davvero così stupido? Certo, la storia in effetti gli diede torto e il generale romano si mostrò davvero furibondo per l’uccisione del suo rivale, ma l’azzardo politico dell’eunuco aveva ben più di una ragion d’essere: Cesare e Pompeo avevano intrapreso una guerra all’ultimo sangue, ed era più che plausibile che l’eliminazione del rivale rappresentasse un gradito favore, con buona pace dei loro vecchi legami di parentela.
Secondo la quasi totalità degli storici, Cesare si dichiarò intenzionato a concedere il perdono a Pompeo soltanto per guadagnarsi il favore dell’opinione pubblica romana, e la rabbia ostentata al suo arrivo in Egitto non aveva nulla a che fare con il loro legame familiare. Nel Pharsalia di Lucano, addirittura, si insinua che Cesare avrebbe nascosto a fatica la sua gioia per la morte del rivale, e dovette mettere in scena una mera farsa perché si trovava pur sempre di fronte ai suoi uomini.
Il dilemma dei consiglieri di Tolomeo, insomma, non fu certo così semplice…
E le fonti storiche?
La scarsa considerazione dimostrata dalle serie nei confronti delle fonti antiche emerge in maniera particolarmente chiara – e fastidiosa! – in occasione del celebre episodio in cui Cleopatra si introduce al cospetto di Cesare avvolta in un tappeto. In questo caso, per la verità, la fonte viene citata, ma è puntualmente delegittimata: “Questo incontro tra Giulio Cesare e Cleopatra – spiega la storica Shelley P. Haley – è uno degli eventi storici più famosi che siano mai stati documentati, ma è improbabile che lei si sia introdotta nascondendosi in un tappeto. La fonte di questo racconto è uno storico greco, Plutarco, vissuto 150 anni dopo la morte di Cleopatra: quindi non poteva saperlo!“.
Per la verità i grandi storici dell’antichità si basavano ben di rado su esperienze di prima mano, facendo costante riferimento agli annali e alle attendibili testimonianze manoscritte dell’epoca precedente con la tecnica della “compilazione”.
L’obiezione avanzata dalla serie, comunque, può essere ammissibile, per quanto non così perentoria. Poco dopo, però, le stesse voci fuori campo affermano con assoluta certezza che Cleopatra “non si è inchinata di fronte a Cesare“, e addirittura che “a differenza delle donne romane che per tradizione dovrebbero restare a casa e non prendere parte alle vicende politiche, Cleopatra è una leader mondiale: Giulio Cesare può parlare quasi pari a pari della sue campagne militari, di letteratura e di filosofia“.
A quanto pare, con buona pace di Plutarco, gli autori del documentario conoscono addirittura i dialoghi e le vicende accadute a porte chiuse nella tenda di Cesare!
Dark Cleopatra Rises…
Se la Cleopatra di Netflix non funziona affatto come documentario, le cose vanno anche peggio sul versante prettamente narrativo.
Anziché attingere a Game of Thrones e ad altre serie tv contemporanee per proporci una storia di cospirazioni e intrighi ricca di sfumature e di chiaroscuri, la serie riscatta la sua protagonista da un vecchio luogo comune per imprigionarla in un altro, di segno diametralmente opposto.
Da subdola seduttrice, Cleopatra si trasforma qui in un’impavida supereroina in lotta contro un mondo di uomini abietti e crudeli, e la sua biografia segue fin troppo pedestremente le orme dell’epico “viaggio dell’eroe”. Dalla chiamata all’azione al sentiero delle prove, fino al trionfo post mortem rappresentata dal regno di sua figlia Selene, il personaggio Cleopatra ripercorre tutti i passaggi dei grandi campioni della mitologia di ieri e oggi, e ne esce sempre perfetta e immacolata.
La storia viene spesso piegata in favore dell’ideologia, e purtroppo a uscirne sconfitta non è soltanto la veridicità, ma anche la qualità della narrazione: dopo la morte del padre, ad esempio, non fu affatto Potino a sobillare il fratello bambino contro di lei, bensì fu la stessa Cleopatra a cercare di usurpare il trono.
La retorica del documentario è persino stucchevole: “Cleopatra ha tutti i motivi per temere quello che potrebbero fare i suoi fratelli“. “Pur volendo bene a un fratello, sei consapevole che ti pugnalerà alle spalle“.
La situazione peggiora ulteriormente quando si esplorano le sue capacità: certo, la nostra Cleopatra effettivamente conosceva sei lingue ed ebbe un’istruzione di tutto rispetto, ma è francamente inverosimile sentirla definire “una studiosa, una scienziata e anche una linguista“, e addirittura vedere Cesare che le confessa di non avere le sue stesse abilità linguistico-letterarie.
Stiamo pur sempre parlando di uno dei padri della prosa latina, autore di due caposaldi della letteratura mondiale!
Un’occasione mancata
In un panorama francamente desolante, tra tanta retorica, scarso intrattenimento e nessuna precisione storiografica, spicca la buona performance di Adele James che, malgrado le polemiche per il colore della sua pelle, si cala molto bene nei panni di Cleopatra e dà vita al meglio delle sue capacità a un personaggio vivace ed espressivo.
A livello attoriale il suo talento è fuori discussione, ma viene purtroppo limitato dalla scelta di adottare un taglio documentaristico, da una sceneggiatura disastrosa e da un cast di comprimari decisamente non all’altezza. Anche l’analisi del comparto tecnico, insomma, rappresenta una clamorosa occasione mancata…
La recensione in breve
A prescindere dal colore della pelle della protagonista, Cleopatra rappresenta un brutto caso di mistificazione della storia a fini retorici. Il documentario è privo di rigore scientifico, e la narrazione non è neppure così accattivante da offrirci un po' di sano intrattenimento.
-
Voto CinemaSerieTv