La serie: Fallout, 2024. Creata da: Geneva Robertson-Dworet, Graham Wagner. Cast: Ella Purnell, Aaron Moten, Kyle MacLachlan, Walton Goggins, Michael Emerson, Matt Berry.
Genere: drammatico, fantascienza, western. Durata: 60 minuti ca. /8 episodi Dove l’abbiamo visto: su Prime Video (screener), in lingua originale.
Trama: 219 anni dopo un disastro nucleare, una giovane esce dal rifugio antiatomico in cui è cresciuta e parte alla scoperta di un mondo mutato.
A chi è consigliato? Agli appassionati del genere post-apocalittico, e a chi vuole avvicinarsi al mondo di Fallout senza per forza conoscere il videogioco.
Dopo l’exploit di Westworld, che ha riletto in chiave seriale la fantasia di Michael Crichton su HBO, Jonathan Nolan e la compagna Lisa Joy sono tornati con un’altra avventura per il piccolo schermo, questa volta su Prime Video e solo come produttori esecutivi (e, per Nolan, la regia dei primi tre episodi), mentre la funzione di showrunner è stata affidata a Geneva Robertson-Dworet (una delle sceneggiatrici di Captain Marvel) e Graham Wagner. Dal mondo di Crichton si è passati a quello di uno dei maggiori franchise videoludici, di cui la serie espande l’universo narrativo con una premessa originale (questo su iniziativa di Todd Howard, uno dei dirigenti dei Bethesda Game Studios, che ha preferito evitare che si facesse la trasposizione diretta di uno dei giochi), oggetto di questa nostra recensione di Fallout, basata sulla visione in anteprima della prima stagione completa (con la seconda già confermata prima del debutto dello show).
Questioni nucleari
La serie, come i giochi, si svolge in un mondo devastato dal conflitto nucleare. Per l’esattezza, sono passati 219 anni da quando la superficie terrestre è diventata pressoché inabitabile, con l’umanità che si è rifugiata in appositi rifugi antiatomici, detti Vault, per sfuggire agli effetti delle radiazioni (in inglese la parola fallout si riferisce alla ricaduta radioattiva). È in questo contesto che è cresciuta l’idealista Lucy MacLean, costretta a uscire dal bunker per salvare il proprio padre, misteriosamente scomparso. La ragazza si avventura così in una Los Angeles distrutta, irriconoscibile, dove la conoscenza di due individui in particolare: Maximus, recluta della Confraternita d’Acciaio (un’organizzazione che si è posta l’obiettivo di preservare la tecnologia); e Cooper Howard, un cosiddetto Ghoul, ossia un umano mutato dalle radiazioni. Un tempo un intrattenitore, la sua vita è cambiata due secoli addietro, e ora si guadagna da vivere come cacciatore di taglie in un mondo sempre più ostile a tutto e tutti.
La buona, il brutto e l’ambivalente
L’inglese Ella Purnell, nota soprattutto per la serie Yellowjackets, dà sfogo al lato americano della sua personalità recitativa nei panni di Lucy, affiancata soprattutto dagli altri due membri del cast principale: l’emergente Aaron Moten (Maximus) e il veterano Walton Goggins (Cooper), la cui esperienza in contesti televisivi western e polizieschi gli dà la giusta grinta per un personaggio che è il ponte ideale tra passato e presente, inquietante e vulnerabile al tempo stesso. Altro volto noto del piccolo schermo americano, Kyle MacLachlan è un buon rappresentante delle vecchie generazioni (dentro e fuori lo schermo) nel ruolo del padre della protagonista, e tra le presenze occasionali spicca un vecchio collaboratore di Jonathan Nolan, l’eccelso caratterista Michael Emerson (Person of Interest). Tra le guest star di rilievo anche il comico inglese Matt Berry, noto al pubblico internazionale per la sua performance nella versione catodica di What We Do in the Shadows.
Apocalypse Yesterday
Libera dall’obbligo di aderire alla trama dei giochi, ma comunque calata in modo coerente in quell’universo di cui espande ulteriormente il canone narrativo, la serie esplora il mito della frontiera americana in chiave post-apocalittica, scelta non originalissima ma veicolata con l’approccio non lineare tipico delle produzioni di Jonathan Nolan e Lisa Joy (anche se, rispetto a Westworld, c’è una maggiore onestà nell’alternanza tra contesti cronologici, poiché non vi sono particolari colpi di scena in cantiere legati all’ordine degli eventi). Un tassello logico nel percorso dei produttori esecutivi, che si sono spesso cimentati con le conseguenze negative del progresso tecnologico e qui hanno trovato pane per i loro denti, unendo le loro preoccupazioni umaniste a un progetto su scala globale che rende quei temi accessibili a un pubblico ancora più vasto, sfruttando la popolarità del genere, del franchise di base e dei nomi coinvolti. È un universo che, a differenza del paesaggio arido al suo interno, è ricchissimo, e forse anche per questo Prime Video ha optato per il classico bingewatching, anziché la strategia ibrida e centellinata che da qualche anno si era imposto come alternativa valida al blocco unico di episodi. Perché una volta aperta quella porta, inizia un viaggio che non vogliamo interrompere.
La recensione in breve
Il celebre videogioco arriva in streaming con un adattamento che ne rispetta lo spirito e approfondisce l'universo, raccontando un'America distrutta.
Pro
- Gli attori sono tutti molto bravi
- Il mondo del gioco è riconoscibile anche se la trama è originale
- La componente visiva è magnifica
Contro
- Ai fan duri e puri potrebbe dispiacere che non si tratti di una trasposizione diretta della trama dei giochi
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Voto CinemaSerieTV