Si sa che il rapporto tra cinema e realtà è sempre molto intenso, soprattutto quando è necessario attingere ispirazione da quest’ultima per andare a sondare gli aspetti più oscuri e meno rassicuranti della vita. Uno di questi è, senza alcun dubbio, la droga e il suo consumo. Un tema, in particolare, che a dato vita ad una vera e propria serie narrativa capace di cambiare forma, atmosfera e intensità a seconda della “lingua” utilizzata e, soprattutto, in base alla sua ambientazione.
In questo caso, dunque, la dipendenza riesce a cambiare forma seguendo il decennio in cui si colloca, la generazione che ne fa uso e, soprattutto, l’aspetto che si vuole indagare. Le vicende legate alla droga, infatti, offrono la possibilità di viaggiare, dal punto di vista narrativo, dall’esterno all’intento. Questo porta a racconti intimisti intrisi di disperazione o ad epiche che hanno il sapore della mitologia metropolitana. Considerato tutto questo, però, quali sono i dieci migliori film sulla droga? Scopriamoli insieme.
1. Trainspotting (1996)
Quando si vuole approfondire la tematica della droga legata al cinema è praticamente impossibile non cominciare da uno dei film più rappresentativi, considerato uno dei migliori film degli anni Novanta: Trainspotting. Diretto da Danny Boyle e basato sul romanzo omonimo di Irvine Welsh, il lungometraggio rappresenta una vera e propria discesa agli inferi della dipendenza senza nessun tipo di edulcorazione e romanticismo. A rendere la vicenda ancora più intensa, poi, è il realismo rappresentativo portato fino all’estremo. Una condizione in cui ai giovani protagonisti semplicemente non viene offerto nessun tipo di appiglio in grado di giustificare una sistematica demolizione delle loro esistenze.
A questo, poi, si aggiunge l’immagine du una Edimburgo crepuscolare, “sporca” e decisamente senza futuro. Una condizione esterna che si riflette nell’animo di Mark Renton interpretato da un giovane Ewan McGregor in stato di grazia. Per finire, poi, è impossibile non citare una colonna sonora capace di dare forma e sostanza all’intero film tra cui spiccano alcuni brani come Atomic, Lust for Life di Iggy Pop e l’iconica Choose Life con voce di McGregor.
2. Requiem for a Dream (2000)
Pochi registi hanno dimostrato nel corso del tempo di avere una mente psichedelica come quella di Darren Aronofsky. Una caratteristica, questa, che si adatta perfettamente alla rappresentazione del mondo della tossicodipendenza, soprattutto, alla perdita di coscienza e aderenza con la realtà che ne consegue. Non è un caso, dunque, che Requiem for a Dream, tratto dal romanzo di Hubert Selby Jr, continua ad essere una delle rappresentazioni più potenti sull’universo della tossicodipendenza a distanza di oltre vent’anni.
A farne un capolavoro del genere è proprio la rappresentazione cruda e intensa della dipendenza e della disperazione umana. Attraverso la sua regia audace, le performance straordinarie del cast e il messaggio universale, il film rimane una potente meditazione sulla fragilità dell’esistenza umana e sulla ricerca incessante della felicità. Centrale, ovviamente, è il racconto di quattro vite intrappolate all’interno della spirale del consumo di droghe, siano queste eroina o farmaci. Jared Leto, Jennifer Connelly, Marlon Wayans e Ellen Burstyn vestono, così, personaggi al tempo stesso brutali e vulnerabili, capaci di traghettare lo spettatore attraverso i tormenti del corpo e della mente in una spirale senza fine.
Abbiamo inserito Requiem for a Dream nella nostra lista di quei film che sono così disturbanti che (forse) non riuscirete a finirli: leggetela solo se avete stomaci forti e siete pronti a tutto!
3. Traffic (2000)
Dagli effetti terrificanti sulle vite dei singoli al racconto sui diversi aspetti che coinvolgono il traffico di droga il passo non è poi così lungo. Per questo motivo Steven Soderbergh realizza uno dei film più riusciti sull’argomento: Traffic. In modo particolare il regista riesce a comporre una sorta di puzzle in cui il tema “tossicodipendenza” viene affrontato da diversi punti di vista, anche grazie alle interpretazioni di Benicio del Toro, Don Cheadle, Michael Douglas, Luis Guzmán, Dennis Quaid e Catherine Zeta-Jones.
In questo senso, dunque, si viene coinvolti in una vero e proprio viaggio seguendo le vite e le attività di diversi personaggi tra cui un giudice, un agente della DEA, un trafficante di droga ed un adolescente tossicodipendente. Ogni elemento rappresenta l’anello di una catena che ha il compito di dare una visione d’insieme più ampia e sfaccettata della dinamica. Soderbergh, infatti, si muove agilmente tra le molte ombre in cui è possibile scorgere le ambiguità morali e le conseguenze devastanti delle politiche antidroga.
4. Paura e delirio a Las Vegas (1998)
Continuando a scrutare l’attività di registi visionari, non poteva certo mancare la personale interpretazione della tossicodipendenza da parte di Terry Gilliam, basata sul romanzo omonimo di Hunter S. Thompson, Paura e delirio a Las Vegas. In questo senso, però, la parola d’rodine per sintetizzare l’esperienza visiva è, senza ombra di dubbio, allucinazione.
Gilliam, infatti, si lascia andare ad una regia psichedelica per definire il viaggio di due uomini, Raoul Duke ed il suo avvocato interpretati da Johnny Depp e Benicio del Toro, nei meandri più surreali e allucinogeni di una vita senza freni. E, per fare questo, non esiste miglior teatro o ambientazione di Las Vegas (qui la nostra lista dei migliori film che vi sono ambientati), la città che non esiste se non per illudere tutti di poter perdere se stessi con la convinzione di ritrovarsi da qualche parte nel deserto circostante. Peccato, però, che il viaggio sia destinato a non terminare.
5. City of God (2002)
Uno sguardo autentico e senza filtri sulla vita nelle comunità marginalizzate, esplorando le sfide quotidiane che i residenti devono affrontare come la povertà, la violenza e, sopratutto, la mancanza di opportunità. Questi sono solo alcuni dei motivi per cui il film brasiliano diretto da Fernando Meirelles e Kátia Lund, City of God, è considerato ancora oggi come uno dei migliori riguardo la droga.
Altro aspetto importante, poi, è l’assoluta veridicità con cui è narrato il microsistema delle favelas di Rio in cui il narcotraffico viene visto come una delle pochissime occasioni per avere una vita migliore. In realtà, però, il film persegue lo scopo di utilizzare le esistenze di due ragazzi per definire il funzionamento interno del traffico di droga, mostrando soprattutto tutte le implicazioni sociali ed economiche sulla comunità. Un intento che i registi ottengono attraverso la definizione di personaggi profondi e sempre molto complessi oltre ad una inevitabile rappresentazione della violenza. Da questo punto di vista, però, è bene chiarire che nessuna immagine in questo senso è accessoria ma, per quanto difficile da sostenere, è assolutamente funzionale alla descrizione del mondo portato sullo schermo.
6. Beautiful Boy (2018)
La storia vera di un padre e di un figlio tossicodipendente cui si aggiunge l’appeal cinematografico di Timothée Chalamet (considerato tra gli attori simbolo della Gen Z) con Steve Carell a guidarlo in meandri non facili. Questi sono gli aspetti che hanno reso il film di Felix van Groeningen, Beautiful Boy, uno dei più visti e apprezzati degli ultimi anni sulla droga.
Tutto inizia, comunque, da due libri. Si tratta di Beautiful Boy: A Father’s Journey Through His Son’s Addiction, scritto da David Sheff, e Tweak: Growing Up on Methamphetamine, che porta la firma del figlio Nic. Due basi narrative molto forti che hanno la violenza di una vita vissuta e, soprattutto, la disperazione di una lotta che sembra essere persa fin dall’inizio.
Fortunatamente, però, così non è stato almeno per Nic e David. Nonostante questo e la consapevolezza di una dura lotta vinta, il film rappresenta alla perfezione l’ondata distruttiva che la droga riesce ad avere all’interno di una vita familiare. In questo senso, dunque, il racconto passa dall’esterno all’interno, nel cuore di un’intimità forte, come il rapporto affettivo tra un padre ed un figlio, andando a sondare anche tutte le aspettative disilluse e le ansie di una generazione probabilmente troppo fragile.
7. American Gangster (2007)
Il tema della droga si stacca dal racconto autobiografico e diventa epica cinematografica. Questo è quello che è accaduto in questo caso grazie al tocco di Rudley Scott e all’interpretazione di Russell Crowe e Denzel Washington, entrambi in stato di grazia. A tutto ciò, poi, si aggiunge anche un’ambientazione capace di caratterizzare atmosfera e personaggi come quella di una New York anni settanta.
In American Gangster l’autista afroamericano Frank Lucas riesce a far “carriera” dopo la morte del boss per cui lavorava. In poco tempo, infatti, diventa una vera e propria autorità per quanto riguarda il narcotraffico in città. Questo fino a quando non attira l’attenzione del detective Richie Roberts. Così, mettendo a confronto questi due personaggi apparentemente agli antipodi, Scott riesce a realizzare quasi un western metropolitano, trasformano la classica dicotomia tra buoni e cattivi in un terreno in cui sondare l’animo umano.
8. Blow (2001)
Sembra che il cinema abbia avuto a disposizione una serie quasi infinita di storie vere legate al traffico di droga e al suo consumo. Una di queste ha dato vita a Blow con la regia di Ted Demme. Elemento di partenza è la vita di George Jung, un ragazzo di provincia come tanti che, ad un certo punto, decide di cambiare le opportunità a sua disposizione. E come poteva farlo negli Stati Uniti degli anni settanta? Ovviamente utilizzando la droga. Jung, infatti, diventa il primo americano ad importate nel paese la cocaina trovando, in questo modo, una via per assoggettare molte personalità dalla politica allo spettacolo.
Così, attraverso le sue gesta indubbiamente spettacolarizzate, il film offre uno spaccato sociale particolarmente intrigante sulla società di quegli anni in cui il traffico sembrava essere un male non aggirabile e la cocaina un’amica fidata cui fare affidamento.
9. The Mule – Il corriere ( 2018)
Il film diretto ed interpretato da Clint Eastwood, ispirato ad una storia vera, può essere considerato come una riflessione dolorosa sulla società americana inaspettatamente avvilita dalla recessione economica. In The Mule – Il corriere il personaggio di Earl Stone, infatti, rappresenta quella fascia più debole, per condizione ed età, che si trova costretta a dover fare i conti con condizioni inaspettate.
E, in alcuni casi, non stupisce che la soluzione sia rappresentata dall’abbracciare un’attività illegale come quella del corriere della droga. In questo caso, poi, l’elemento drammatico, sia dal punto di vista personale che sociale, è l’inconsapevolezza del singolo, disposto a guidare per continuare a dare un senso ed una dignità alla propria vita.
10. Climax (2018)
Chiudiamo con un film che può essere considerato rappresentazione e messa in scena stessa degli effetti della droga: Climax. Gaspar Noé, infatti, riproduce un’esperienza visivamente unica che ha tutto il potere distruttivo di un incubo dal quale sembra essere impossibile liberarsi.
A viverlo è una compagnia di ballo che, per festeggiare la fine della prove per uno spettacolo, decide di fare festa. Inaspettatamente, però, uno di loro prova ad alzare la posta in gioco “correggendo” la sangria con LSD. Da quel momento si entra in una sorta di terra di nessuno dove ogni possibile immaginazione è plausibile. Anche e soprattutto la più terrificante. In questo modo, però, si assiste anche ad una sorta di spettacolo immersivo tutt’altro che rassicurante al termine del quale ci si sentirà come sopravvissuti all’inferno.