Il film: Last Summer (L’Été dernier), 2023. Regia: Catherine Breillat. Cast: Léa Drucker, Samuel Kircher, Olivier Rabourdin, Clotilde Courau.
Genere: drammatico. Durata: 104 minuti. Dove l’abbiamo visto: al Festival di Cannes, in lingua originale.
Trama: Anne, giurista specializzata in casi di minori maltrattati, comincia ad aver una relazione clandestina con il figliastro adolescente Théo, primogenito del suo attuale marito.
A sedici anni dalla sua ultima partecipazione, la regista francese Catherine Breillat è tornata in concorso al Festival di Cannes, con quello che segna anche il suo ritorno dietro la macchina da presa dopo una pausa di dieci anni. Un ritorno coerente con il suo percorso, all’insegna dell’eros e delle figure femminili complesse, questa volta traendo ispirazione da un film danese del 2019, Queen of Hearts, che fece il giro dei festival (in Italia fu mostrato al Bifest) e ottenne consensi positivi soprattutto per la performance di Trine Dyrholm. Cos’è accaduto nella transizione dal danese al francese, che Breillat ha curato insieme al cosceneggiatore Pascal Bonitzer? Cerchiamo di rispondere in questa nostra recensione di Last Summer.
La trama: matrigna monella
Anne è un’affermata avvocatessa specializzata in casi che coinvolgono abusi di minori, che si tratti di violenze sessuali o maltrattamenti in famiglia. Vive felice con il marito Pierre e le due figlie adottive Serena e Angela, confidandosi regolarmente con la sorella Mina. Poi, un giorno, Pierre riceve una telefonata da Ginevra, dove risiedono la sua prima moglie e il figlio adolescente Théo, il quale ha deciso di voler andare a vivere con il padre. Una situazione poco idilliaca per Anne, con cui il giovane sembra non voler andare d’accordo per nulla, probabilmente per risentimento nei confronti di colei che avrebbe contribuito al fallimento del matrimonio dei genitori. Ma una sera i due finiscono a letto insieme, e inizia una relazione clandestina che potrebbe distruggere per sempre la famiglia.
Il cast: l’ascesa del figlio d’arte
Ad attirare l’attenzione sul piano recitativo è soprattutto l’esordiente Samuel Kircher nel ruolo di Théo, che con questa prima apparizione sullo schermo segue le orme di entrambi i genitori – Irène Jacob e Jérôme Kircher – e del fratello maggiore Paul, che era il primo candidato per la parte del ragazzo ma fu scartato – consigliando poi Samuel come sostituto – in seguito all’inizio posticipato delle riprese per sopraggiunti motivi anagrafici (ma era comunque presente a Cannes 2023 in un altro film, The Animal Kingdom di Thomas Cailley, dove interpreta il figlio sedicenne di Romain Duris). Anne è Léa Drucker, di ritorno sulla Croisette dopo essere apparsa nel 2022 in Close di Lukas Dhont, mentre Pierre ha il volto di Olivier Rabourdin, candidato ai César come miglior non protagonista per la sua performance in Uomini di Dio di Xavier Beauvois. Mina ha le fattezze di Clotilde Courau, di nuovo sul grande schermo in un progetto di un certo peso due anni dopo l’uscita di Benedetta di Paul Verhoeven.
Trasgressioni edulcorate
Catherine Breillat è sempre stata una figura forte nell’ambito della sessualità letteraria e cinematografica, al punto che – come lei stessa ama ricordare – quando fu dato alle stampe il suo primo romanzo, scritto all’età di 16 anni, lei stessa legalmente non lo poté acquistare a causa dei contenuti troppo espliciti. Anche per questo motivo, e senza scomodare troppo i paragoni con il prototipo danese (che si servì di stratagemmi alla Lars von Trier, con controfigure e organi finti, per simulare atti sessuali molto espliciti), è strano che in questa occasione la sua vena trasgressiva sia ai minimi storici, con scene erotiche che trasudano meccanicità e non trasmettono mai quel senso di disagio legato alla natura moralmente discutibile (e nel caso di Anne profondamente ipocrita, un elemento che la sceneggiatura ignora quasi del tutto, relegando la sua professione a una sottotrama abbastanza irrisolta). Un’estate focosa sulla carta che in realtà si rivela una stanca riproposizione di idee che ormai non sanno più dove andare a parare, nonostante la fonte scandinava che aveva una traiettoria ben più chiara ed emotivamente devastante.
La recensione in breve
Catherine Breillat vorrebbe provocare come è solita fare, ma l'assenza di tensione erotica e una sceneggiatura con diversi spunti irrisolti ha penalizzano il suo ritorno dietro la macchina da presa.
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Voto CinemaSerieTV