Il film: Un anno difficile (Une année difficile), 2023. Regia: Éric Toledano, Olivier Nakache. Cast: Pio Marmaï, Noémie Merlant, Jonathan Cohen, Mathieu Amalric.
Genere: commedia, drammatico. Durata: 118 minuti. Dove l’abbiamo visto: al cinema, in lingua originale.
Trama: Due uomini squattrinati si uniscono a un gruppo ambientalista per il proprio tornaconto.
Dal 2011 i registi francesi Éric Toledano e Olivier Nakache sono due dei nomi di punta, soprattutto sul piano commerciale, nel panorama cinematografico europeo, grazie al successo fenomenale di Quasi amici in patria e nel resto del mondo (ancora oggi è il più grande successo francese effettivamente girato nella lingua di Molière, e in generale lo superano solo alcuni dei film in lingua inglese realizzati da Luc Besson). Non sorprende, quindi, che il loro ottavo lungometraggio fosse particolarmente atteso, al punto da debuttare al prestigioso Toronto International Film Festival prima di arrivare nelle sale transalpine (per l’Italia l’anteprima si è tenuta a Torino, sempre in ambito festivaliero) e ora anche da noi, ragion per cui stiamo scrivendo questa recensione di Un anno difficile.
La trama: il povero e il povero
Il film inizia con un montaggio di discorsi di fine anno di vari presidenti della repubblica, tutti accomunati dall’uso dell’espressione “un anno difficile” per descrivere i 365 giorni appena trascorsi (o, in alcuni casi, quelli a venire). Tre parole ricorrenti nel corso dei decenni, e che per Albert e Bruno sono ordinaria amministrazione, essendo entrambi in serie difficoltà economiche: il primo dorme in aeroporto una volta finito il turno di lavoro, mentre il secondo sta per perdere la casa. Dopo un primo incontro casuale, i due hanno un secondo contatto tramite una conoscenza in comune, un consulente per risolvere situazioni di eccessivo indebitamento, e diventano amici. Su consiglio di Bruno, si recano a una riunione di attivisti ambientalisti, perché lì è possibile mangiare e bere gratis, e rapidamente si rendono conto che potrebbero unirsi al gruppo per il proprio tornaconto. In particolare, Albert cerca goffamente di conquistare Valentine, la leader delle varie attività. Ma riusciranno a portare a termine i loro piani senza farsi scoprire?
Il cast: in nome dell’ambiente, o forse no
Albert e Bruno sono Pio Marmaï e Jonathan Cohen, due veterani della commedia francese contemporanea e del cinema popolare transalpino (entrambi sono apparsi in recenti film di Quentin Dupieux, Yannick (qui la nostra recensione) e Daaaaalì! (che abbiamo recensito alla Mostra del Cinema di Venezia, dove è stato presentato), e Marmaï è anche Porthos nel nuovo dittico de I tre moschettieri), e tra i due c’è un’intesa umoristica abbastanza solida alla quale si unisce il lavoro meno apertamente comico ma comunque convinto di Noémie Merlant, radiosa interprete di Valentine.
Ma a rubare la scena a tutti, con una performance che sembra appartenere a tutt’altro tipo di film per impostazione e tono, è Mathieu Amalric nei panni del consulente, protagonista di una sottotrama tutta sua in cui viene fuori che, pur consigliando alle persone di vivere in maniera responsabile sul piano finanziario, egli stesso è un incallito giocatore d’azzardo che è riuscito a farsi negare a vita l’accesso a determinati casinò. Indubbiamente la parte più divertente del film, anche perché la trama principale, per ovvi motivi, non può puntare sullo humour allo stato puro.
Un equilibrio difficile
Se c’è sempre stato un concetto umanista dietro il cinema di Toledano e Nakache, fino al 2019 non perdevano mai di vista il meccanismo comico come elemento principale. Poi, quattro anni fa, con The Specials, presentato come evento di chiusura di Cannes, c’è stata una transizione verso qualcosa di più apertamente impegnato, con le risate sullo sfondo, e parte di quella filosofia rimane qui, con una scrittura che oscilla costantemente tra leggerezza e impegno senza mai veramente convincersi del tutto sulla direzione in cui vuole andare. Un’indecisione che annacqua entrambe le anime del film, fino ad arrivare a una conclusione scontata e al contempo sconvolgente, una soluzione narrativa confusa e ai limiti dell’offensivo nel contesto di un’operazione che vuole far sorridere pur affrontando temi non facili, una trovata che arriva quasi completamente a nullificare le buone intenzioni delle quasi due ore che hanno preceduto quel momento. La crisi di Albert e Bruno è forse in realtà quella dei registi, costretti a nuovi escamotage disonesti per uscire da una routine che nel loro caso specifico non necessitava di particolari modifiche.
La recensione in breve
Il duo Toledano & Nakache torna a parlare di temi impegnati in chiave comica, ma con un progetto dove la confusione tonale regna sovrana, malgrado gli sforzi dell'ottimo cast.
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Voto CinemaSerieTV