Dino Grandi, il gerarca fascista al centro della fiction Rai La lunga notte – la caduta del Duce, è stato uno dei fautori della caduta della dittatura di Benito Mussolini nel 1943; personaggio “grigio” mai del tutto schierato da una parte o dall’altra, sta nuovamente generando interesse verso chi non lo conosceva grazie alla fiction Rai di Giacomo Campiotti con Alessio Boni nel ruolo del protagonista. Dopo aver giocato il suo ruolo nella caduta del totalitarismo fascista, che fine ha fatto Dino Grandi? Dopo aver trascorso un esilio forzato dagli alleati prima in Portogallo, in ristrettezze economiche, e poi in Brasile, negli anni ’60 fece ritorno in Italia dove mise su una fattoria poco fuori Bologna, città che amava. Dino Grandi è morto nel capoluogo emiliano il 21 maggio 1988, all’età di 93 anni.
Nel periodo trascorso in Portogallo insieme a sua moglie Antonietta Brizzi, Grandi fece un tentativo di tornare sulla scena politica italiana, rilasciando una serie di interviste pubblicate nel ’45 sulle testate inglesi per proporsi come ministro degli esteri in Italia. Come scrive il Corriere, questo progetto dell’editore Max Aikten, lord di Beaverbrook, che puntava ad evitare che il ministro degli esteri potesse essere Carlo Sforza, gradito agli USA, fallì miseramente a causa di numerose critiche da diversi ambienti legati alla politica e ai media britannici. Grandi si adattò a dare lezioni private di latino e greco, mentre sua moglie (che era figlia di una famiglia molto ricca) si arrangiò a lavorare come modista. Nel ’48 infine, i Grandi lasciarono il Portogallo e si trasferirono in Brasile. Tuttavia, Grandi scrisse che ogni settembre – ovunque si trovasse – trascorreva un periodo in Italia, nella residenza di famiglia a Villanova di Castenaso.
Il ritorno in Italia e il ritiro a Bologna, negli ultimi anni della sua vita, non appianò mai del tutto le controversie sul suo ruolo nel regime e nella sua caduta. Suo nipote raccontò infatti che negli anni ’80 riceveva lettere anonime minacciose, che gli davano del fascista o del traditore, a seconda delle simpatie politiche del mittente.
Ma chi era Dino Grandi, uno dei fautori della caduta del fascismo in Italia? Come spiega L’Unità, l’ex-gerarca fascista era nato a Mordano, in Romagna, nel 1895, figlio dell’amministratore di un latifondo e di una maestra elementare, quindi da una famiglia relativamente benestante. Nonostante fosse iscritto regolarmente ai fasci e partecipò a molti episodi di squadrismo, dopo la marcia su Roma (a cui non partecipò) Grandi non volle proseguire la carriera politica, anche se nel 1924 venne richiamato da Mussolini a ricoprire l’incarico di sottosegretario agli Interni e poi agli Esteri, con Mussolini ministro ad interim in entrambi i casi, e ministro degli Esteri dal 1929 al 1932. Dal 1932 al 1939 Grandi fu ambasciatore a Londra spendendosi invano per un’alleanza dell’Italia con il Regno Unito invece che con la Germania.
Tornato in Italia, Grandi diventò presidente della Camera e guardasigilli, rifiutò l’incarico di governatore della Grecia e dal 1942, convinto che la guerra fosse ormai perduta, iniziò a cercare una via per scalzare il duce e spingere l’Italia verso la pace separata. Alla fine, fu lo sbarco degli alleati in Sicilia a offrirgli l’occasione per tentare il colpo con l’odg del 25 luglio, che decretava la caduta definitiva del potere di Benito Mussolini. Una data storica raccontata dalla fiction Rai La lunga notte di Giacomo Campiotti, dove il ruolo di Dino Grandi è vestito da Alessio Boni, quello del Duce da Duccio Camerini.
La lunga notte – La caduta del Duce, è una serie televisiva italiana in cui vengono narrate le tre settimane precedenti la notte tra il 24 e il 25 luglio 1943, quando si svolse l’ultima riunione del Gran consiglio del fascismo (organo supremo presieduto da Benito Mussolini) che sancì la fine del regime fascista. La fiction è composta da 6 episodi, andati in onda in prima serata su Rai 1 dal 29 al 31 gennaio, mentre è disponibile nella sua completezza su Rai Play.