Rosario Porto, la madre adottiva di Asunta Basterra, è morta per suicidio il 18 novembre 2020 nella sua cella nel carcere di Brieva, dove stava scontando la sua pena di 18 anni per l’omicidio di sua figlia, una dodicenne di origine cinese. Rocho aveva già tentato due volte di togliersi la vita in carcere, e alla terza è riuscita ad eludere i controlli e ad impiccarsi alla finestra della cella con una corda improvvisata, ricavata da lembi di stoffa annodati. La Porto non ha lasciato nessuna lettera che potesse spiegare il suo gesto e ha portato con sé i molti segreti del caso di cui si parla nella nuova miniserie Asunta, da poco uscita su Netflix. Nella serie in questione, Rocho è interpretata da Candela Pena, che le somiglia in modo impressionante.
All’epoca il quotidiano spagnolo Faro de Vigo spiegò che Rosario aveva pianificato meticolosamente il suo suicidio, probabilmente da settimane, anche perché i suoi effetti personali in cella erano perfettamente sistemati. Alle otto del mattino la donna aveva salutato gli agenti che erano passati davanti alle celle per l’appello, e si era fatta trovare già vestita, pronta per fare colazione, ma non era scesa. Quando i responsabili si erano resi conto che Rocho non era nella sala mensa, sono andati a cercarla in cella e l’hanno trovata impiccata ad una finestra, con un cordone di stoffa al collo. Fu fatto un tentativo di rianimazione e furono chiamati i soccorsi, invano.
La morte di Rocho lasciò spiazzati i responsabili del carcere di Brieva, perché pensavano che la donna avesse superato la depressione per la quale era stata trasferita dal penitenziario di A Lama. Nonostante non ricevesse molte visite, anche a causa della pandemia, da mesi Rocho era apparsa più attiva, aveva ordinato delle creme per il viso, si premurava di avere un aspetto gradevole. Tutti elementi, questi, che avevano convinto la direzione del carcere a ritirare il protocollo anti-suicidio che era stato messo in atto per lei. Si è anche ipotizzato che avesse fatto finta di stare meglio per sfuggire ai controlli.
Come abbiamo accennato in apertura, Rosario Porto aveva già tentato il suicidio due volte, in prigione. la prima volta nel 2017, quando fu trovata priva di sensi nella sua cella nel cercare di Teixeiro dopo aver ingerito dei farmaci. Dopo essere stata trasferita nel penitenziario di A Lama, l’anno seguente Rocho tentò nuovamente di togliersi la vita impiccandosi nelle docce, ma fu fermata in tempo, perché aveva anticipato ad una compagna di cella che aveva intenzione di suicidarsi.
L’ex marito di Rosario, Alfonso Basterra, oggi detenuto altrove per l’omicidio di Asunta, sarebbe rimasto sconvolto dalla notizia della morte della donna, tanto che la direzione del carcere avrebbe applicato anche sui di lui il protocollo anti-suicidio.
Come spieghiamo anche nella recensione di Asunta, Rosario Porto e Alfonso Basterra furono accusati di aver ucciso la loro figlia adottiva, una ragazzina di 12 anni, tramite asfissia, e dopo averle somministrato ripetutamente dosi elevate di Lorazepam, un sedativo. Asunta Basterra scomparve di casa il 21 settembre 2013 e fu ritrovata morta in un bosco poco distante dalla residenza di campagna della Porto. Poco distante dal cadavere, furono ritrovati dei lacci arancioni con i quali l’assassino le aveva legato mani e piedi. Lo stesso tipo di laccio fu recuperato anche nel cestino del bagno della casa di campagna.
Sul caso restano tuttora numerosi interrogativi, a partire dal movente – ma al link che segue potete leggere tre ipotesi sulla motivazione, condivisa da un giudice. Porto, che era affetta da problemi di salute, il lupus, e da disturbi di natura psicologica, aveva anche racontato che Asunta tempo prima era stata aggredita da uno sconosciuto, in casa, mentre dormiva. Un uomo misterioso e di corporatura robusta che poi si era dileguato. Una delle vicine di casa però smentì che potesse essere salito uno sconosciuto nel palazzo, perché altrimenti i suoi cani avrebbero abbaiato, come facevano quando vedevano estranei. Altri misteri sul caso Asunta, riguardano il materiale vietato ai minori che sarebbe stato recuperato nel pc di Alfonso Basterra, che riguardava ragazze asiatiche, e insieme a questo materiale, anche delle foto di Asunta in pose giudicate inappropriate. Successivamente però fu dimostrato che le foto di Asunta erano sul cellulare della ragazzina, in precedenza appartenuto a Rosario. Al ink che segue, un ritratto approfondito di Alfonso e Rosario, dal loro incontro al caso che sconvolse la Spagna.