Se state leggendo questo articolo è perché probabilmente siete rimasti spiazzati dal finale di Asunta e vi aspettavate che la miniserie Netflix si sarebbe conclusa con l’individuazione di un colpevole definitivo. Del resto, anche l’opinione pubblica spagnolai, ai tempi del processo a Rosario Porto e Alfonso Basterra, i genitori adottivi di Asunta, si aspettava che il caso si sarebbe concluso come un giallo, ma non andò così. I due ex coniugi furono condannati a 18 anni di carcere per l’omicidio della dodicenne di origine cinese e su di loro pesavano numerosi indizi, ma il quadro complessivo delle indagini presentava anche numerosi tasselli mancanti. Nell’articolo che segue, proveremo a spiegare il finale della serie, ma anche a far luce su alcuni aspetti che possono risultare un po’ oscuri a chi non conosce bene i fatti che si svolsero nel settembre 2013.
Innanzitutto, un riepilogo della trama della serie, tratta da una storia vera: Asunta Basterra (Iris Whu) è una ragazzina di 12 anni che vive a Santiago di Compostela con i suoi genitori adottivi, Rosario Porto e Alfonso Basterra, che hanno divorziato da pochi mesi. Sua madre Rosario (Candela Peña) è un’avvocata che appartiene ad una famiglia ricca e molto conosciuta a Santiago, mentre suo padre Alfonso (Tristan Ulloa) è un giornalista spiantato. Asunta è vivace e studiosa, si impegna con profitto in tantissime attività extrascolastiche. Una sera la bambina scompare e viene ritrovata morta sul ciglio di una strada, a un’ora da casa di sua madre, ma nelle vicinanze di una tenuta di campagna di proprietà dei Porto. Le prime indagini sembrano indicare che gli assassini di Asuntina siano proprio i suoi genitori, che l’avrebbero sedata e poi uccisa tramite asfissia. Nelle settimane a seguire inoltre, viene fuori che alla ragazzina erano state somministrate forte dosi di sedativo in altre tre occasioni, nei tre mesi precedenti alla morte, e che di recente aveva subito un’aggressione in casa, che i suoi non avevano mai denunciato.
Il rapporto tra Rosario e Alfonso inoltre, si svela agli inquirenti come un legame caratterizzato da una forte co-dipendenza e da segreti compromettenti. Lei inoltre è una donna fpsicologicamente instabile e ha un amante, ma il marito non lo accetta e ha cercato di fare in modo che Rosario chiudesse la relazione con l’altro. Su Alfonso invece pesano forti sospetti di pedofilia, mai dimostrati in maniera concreta. Sulla loro condanna tuttavia, gravano anche elementi discutibili di cui parleremo a seguire.
Il finale di Asunta e quella frase di Rosario
Il finale di Asunta non chiarisce in maniera definitiva chi dei due genitori adottivi abbia ucciso la ragazzina, ma una frase pronunciata da Rosario in uno dei primi episodi potrebbe essere la chiave di tutto: “Mia madre mi ha insegnato che le cose che non si dicono e non si raccontano, non succedono” dice all’agente Cristina Cruces. Questo suggerisce che Rosario possa aver ucciso sua figlia, per poi calarsi in una negazione totale dell’accaduto, dalla quale riemerge occasionalmente, come quando è costretta a vedere la foto del corpo di Asunta in tribunale. Oppure in alternativa, potrebbe aver soffocato la piccola insieme a suo marito (o su sua indicazione), tentando comunque di rifugiarsi nella negazione psicologica.
Rosario infatti conduce una vita completamente scollata dalla realtà, in cui le uniche cose che contano davvero sono il giudizio degli altri e l’apparenza (la sua reazione piacevolmente sorpresa davanti alla bara esposta in camera ardente ne è la dimostrazione) e la relazione con il suo amante, che ad un certo punto la lascia. Inoltre, essendo una donna influente, è abituata ad ottenere ciò che vuole lisciando il pelo a chi può aiutarla in situazioni scomode, ma si ritroverà ad avere a che fare col giudice Malvar, che pur di raggiungere i suoi obiettivi, non guarda in faccia a nessuno.
Questa però è una nostra personale interpretazione, perché la serie Netflix aderisce alla cronaca e pur esponendo diversi scenari possibili e concentrando i sospetti sui due ex coniugi, non punta l’indice sull’esecutore materiale dell’omicidio, perché questo non è mai stato individuato con certezza. Come disse un giudice in merito ai possibili moventi del delitto, gli inquirenti avevano un quadro complessivo del caso Asunta, al quale però mancavano dei tasselli. Inoltre le indagini subirono l’impatto di un forte clamore mediatico e, in sede giudiziaria, di uno scontro senza esclusione di colpi, tra giudici e legali di entrambe le parti coinvolte.
Due ipotesi sull’omicidio vedono entrambi colpevoli
Il quinto episodio può aver creato un po’ di confusione negli spettatori meno attenti, perché ci vengono mostrate due diverse versioni dell’omicidio di Asunta, ma non sappiamo se sono realmente accadute, perché sono scene immaginate dagli inquirenti sulle basi delle loro ipotesi.
Nella prima versione del delitto, quella ipotizzata dall’agente Rios (Carlos Blanco),, Rosario non vede l’ora di rivedere il suo amante, ma è costretta a scontrarsi con la realtà: suo marito ha scoperto che non è andata ad una mostra a Vigo, ma a spassarsela con Vicente, nonostante lei gli aveva promesso che avrebbe chiuso la frequentazione. E poi come se non bastasse, Asunta pretende attenzioni e per Rosario è troppo. Trattenendo a fatica una crisi isterica, decide che è giunto il momento di far fuori la ragazzina. Le somministra del Lorazepam sciolto in un succo di frutta, poi la convince a seguirla nella casa di campagna a Montouto, per sbrigare delle faccende. Quando Asunta perde i sensi, Rosario la soffoca con un cuscino, poi dopo aver abbandonato il suo cadavere, torna a Santiago e rivela ciò che ha fatto ad Alfonso, spiegando che le è “sfuggita la mano” col Lorazepam. Al culmine di questo momento drammatico, gli ricorda che potrebbe rivelare “molte cose” su di lui, come a metterlo in guardia da possibili azioni contro di lei.
Nella seconda versione, ipotizzata dal giudice Malvar, Alfonso Basterra è il regista dell’omicidio di sua figlia. Alfonso convince Rosario ad uccidere Asunta perché la ragazza sarebbe in procinto di divulgare i loro segreti (quali segreti però, non è specificato, ma si può immaginare che abbiano a che fare con i file trovati nel suo pc). Basterra guida con lucidità sua moglie in quello che è un delitto quasi perfetto. Le dinamiche però sostanzialmente non cambiano, entrambi uccidono Asunta, poi Alfonso si allontana da Montouto a piedi e Rocho uscirà ad occultare il cadavere un’ora dopo.
Un dettaglio interessante di questa versione riguarda il blog di Asunta, che è tuttoggi attivo e nel quale la ragazza parlava di fantasmi e luoghi infestati. In un post però, descriveva un omicidio con le seguenti parole:
“C’era una volta una famiglia felice, formata da un uomo, una donna e un figlio.
Un giorno la donna fu assassinata. L’uomo, John, cercò di vendicare sua moglie Anna, ma fu ucciso dall’assassino di lei. Il suo corpo si trova nel parco Alameda, così come il suo spirito. Ogni giorno lo spirito si siede su una panchina del parco e spera che lo spirito di sua moglie lo raggiunga. Il corpo e lo spirito di Anna però, sono nel parco Velvis”
La parola ai giurati, tra l’inadeguatezza e l’impatto dei media
Nella serie viene sottolineata l’inadeguatezza della giuria popolare che si occuperà del caso di Asunta Basterra, e questa inadeguatezza si palesa nel momento in cui i giurati decidono di tener conto delle conversazioni tra Rosario e Alfonso in carcere, registrate di nascosto e poi diffuse dai media.
Nella realtà quelle registrazioni non furono dibattute in ambito processuale, perché considerate illecite, ma un network televisivo decise di divulgarle mandando in onda una “interpretazione” di dua attori, che non corrispondeva del tutto alle conversazioni originali e in alcuni punti era anche falsata. Questo aspetto non viene chiarito nella serie, ma i giurati si limitano a dire che devono tener conto anche delle registrazioni trasmesse dalla tv.
Le tracce di sperma sulla maglietta e l’aggressione in casa: gli altri misteri di Asunta
Uno degli elementi più dibattuti del caso di Asunta Basterra è quello della maglietta che indossava la ragazzina quando fu ritrovata a Teo. Nei giorni scorsi infatti, uno dei giudici, Vasquez Tain, ha spiegato a 20minutos che il cadavere di Asunta aveva il capo reclinato sul petto e per questo motivo la maglietta si sporcò con della saliva. Le tracce di sperma ritrovate sull’indumento però erano il risultato di una maldestra contaminazione avvenuta in laboratorio. Gli strumenti utilizzati per tagliare la maglietta non erano stati adeguatamente igienizzati dopo che erano stati utilizzati per analizzare un profilattico utilizzato da un uomo indagato per violenza sessuale.
“I 36 pezzetti dell’indumento che furono analizzati in laboratorio hanno dimostrato che si trattava della saliva di Asunta. Nell’analisi, in due pezzi della maglietta nemmeno contigui, sono apparsi 27 spermatozoi in grado di fornire il DNA di una persona. Con il DNA di questa persona, hanno cercato di dire che non riuscivano a spiegare come fosse comparso lì, ma noi abbiamo dimostrato, con il tracciamento dei suoi spostamenti e del suo cellulare, che era impossibile che quell’uomo fosse lì. Non c’erano dubbi.”
Un altro elemento che fu dibattuto e che ritroviamo nella serie, è quello della presunta aggressione subita da Asunta, nell’appartamento di Rosario, l’estate precedente alla sua morte. L’ipotesi di chi scrive è che il misterioso aggressore fosse Alfonso, ma il piano di uccidere Asunta fallì perché la ragazza non era sedata. Ricordiamo infatti che una vicina di casa di Rosrio disse che i suoi cani non abbaiarono quella notte, e di solito erano abituati a farlo quando sentivano che nel palazzo c’erano degli sconosciuti. L’unica spiegazione è che lo “sconosciuto” che quella notte fece irruzione in casa di Rocho, tanto sconosciuto non era.
Dieci anni dopo: il suicidio di Rosario e la lettera di Alfonso agli autori di Asunta
Asunta si conclude con delle scritte in sovraimpressione che spiegano agli spettatori cosa è successo ai protagonisti dopo la fine del processo. Come abbiamo spiegato anche nell’articolo che segue, Rosario Porto si è suicidata in carcere nel 2020, dopo due tentativi andati a vuoto, mentre Alfonso Basterra sta ancora scontando la sua pena in carcere e ad oggi continua a dirsi innocente. Basterra ha inviato una lettera agli autori di Asunta spiegando di aver provato istinti omicidi nei confronti dei giudici e dell’assassino di sua figlia, ma di averli rimossi. Ha lasciato intendere anche che quando uscirà di prigione farà perdere le sue tracce o si toglierà la vita per ricongiungersi con sua figlia.